È sempre doveroso chiarire la scelta semantica data dall’equazione secondo cui: i rom stanno agli zingari come i calabresi stanno agli ndranghetisti. Così, se ai calabresi tocca il primo impegno a sconfiggere la ndrangheta, è ai rom che spetta quello di debellare gli zingari. In un saggio storico meno fortunato rispetto ai romanzi polizieschi, Andrea Camilleri analizzava ed attualizzava la “componenda”, ossia quell’intesa, informale quanto illegale, in cui il malvivente si accorda col poliziotto al fine di fare in modo che una parte della refurtiva sia rinvenuta in cambio di particolari indulgenze o favori. In questo gioco lo Stato in cambio di una vittoria effimera, delegittima sé stesso e legittima il malvivente.
Indagini “Bolero” e “Gitano”
A Reggio da circa un trentennio pare vigere una componenda di lungo corso tra alcuni esponenti dei Carabinieri e della Polizia, i quali, con diverse sfumature di grigio, hanno iniziato ad intrattenere e coltivare rapporti con gli zingari. Il tutto probabilmente nasce nel 1997, quando dall’incrocio delle indagini “Bolero” dei carabinieri e “Gitano” della polizia nacque processo denominato “Eclisse”, il quale a stretto giro avrebbe avuto anche un secondo troncone con “Eclisse II”. L’inchiesta tracciò uno scenario poco rassicurante, dove quelle che poi negli anni si sarebbero strutturate come vere e proprie cosche zingare, svolgevano attività di spaccio al dettaglio col «placet» delle varie ndrine reggine. Nonostante il clamore e la risonanza mediatica degli arresti, testimoniati puntualmente nelle cronache della Gazzetta del Sud, il tutto si risolse in un nulla di fatto tra assoluzioni ed archiviazioni. Le indagini però mapparono una vera e propria «struttura di secondo grado» subordinata alla ndrangheta, tanto per citare le dichiarazioni rilasciate dal pubblico ministero Stefano Billet.
Quel processo sembra però avere portato in dote alle forze dell’ordine tutta una serie di contatti ed antenne utili
Quel processo sembra però avere portato in dote alle forze dell’ordine tutta una serie di contatti ed antenne utili. Un lasco e losco gioco in cui apparentemente sembravano e sembrano vincere tutti i partecipanti. L’informatore di turno fa ritrovare nell’operazione vetrina, meglio ancora se rilanciata in qualche speciale/spot televisivo nazionale, il contentino in armi con matricole abrase e sostanze stupefacenti, e tutti sono felici. È felice l’ufficiale di turno che magari ottiene anche una promozione ed una gratifica. Sono felici le istituzioni che possono tuonare sulla stampa elogi ad un ripristino della legalità a costo zero. Sono felici i magistrati ed i giornalisti per la “brillante operazione”, per dirla con le parole di Nicola Gratteri. Ma dunque chi è che paga questa componenda? Gli unici a perderci sono i cittadini, i quali così vedono compromessa e sempre più intorpidita la forza della giustizia e dello Stato di diritto. Perché in questo gioco poi, carabinieri e poliziotti qualcosa alla controparte malavitosa devono pur sempre cedere ed accordare, a spese spesso del malcapitato di turno. E queste scelte hanno conseguenze durature nel tempo.







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