Fosse Messina il problema. Viola, i campanelli d’allarme tra Fernandez, prestazioni e mercato

La sconfitta contro Messina è l'ultimo dei problemi della Viola ma accende dei campanelli d'allarme importanti tra infortuni, prestazioni e mercato

StrettoWeb

Il tanto atteso derby dello Stretto si è concluso con una disfatta per la Viola. I reggini sono stati sconfitti 73-53 da Messina in una gara iniziata male e finita peggio, nella quale i ragazzi di coach Cadeo sono rimasti sempre sotto nel punteggio, hanno giocato una gara sottotono, in un ambiente sportivamente ostile e con un arbitraggio con il quale è stato difficile trovare un punto d’incontro.

La Viola resta comunque con 18 vittorie su 20 partite giocate in stagione, prima in classifica per distacco e già proiettata alla seconda fase. L’unico problema relativo alla sconfitta di ieri sono i due punti validi per la fase dei Play-In ma che, visto il cammino dei reggini e l’intera seconda fase da giocare sul campo, lasciano il tempo che trovano. La sconfitta di Messina pone l’attenzione su alcuni campanelli d’allarme ben più importanti del punteggio di ieri, degli sfottò, dei mugugni dei tifosi, che non possono essere più ignorati.

Prestazioni in calo

La Viola ha dominato la regular season, chiunque avrebbe messo la firma se, a inizio stagione, gli avessero prospettato un ruolino di marciastagionale di 18 vittorie e 2 sconfitte a 2 giornate dal termine. È anche vero però che la prima fase della stagione conta il giusto e nelle ultime gare è innegabile un calo di prestazioni dovuto a diversi fattori: problemi di natura sportiva e di salute, un lavoro di scouting sicuramente migliore da parte degli avversari, un po’ di stanchezza.

Contro Castanea a metà dicembre la Viola ha rischiato la prima sconfitta stagionale contro una squadra oggi in grande forma, ma che all’epoca navigava in brutte acque. Contro Milazzo è servita una grande rimonta e l’overtime. Nella prima gara di gennaio è arrivato il ko casalingo contro Piazza Armerina. Poi la vittoria di misura contro Angri e quella di 10 punti contro la modesta, seppur orgogliosa, Antoniana. Ieri il ko contro Messina.

Tanti brutti approcci alle gare, diversi momenti di blackout soprattutto difensivi, qualche big meno lucido del solito. Come più volte sottolineato da coach Cadeo in conferenza stampa, una squadra del genere non può prescindere da una fase difensiva efficace e unitaria, nella quale ogni singolo fa la differenza lavorando come gruppo. E da lì poi ne guadagna in fluidità anche l’attacco. Anche questo aspetto è arrivato a intermittenza a cavallo tra metà dicembre e gennaio.

Il talento e la grinta hanno permesso di correggere in maniera positiva tante partite, contro Piazza Armerina e Messina non è bastato. In vista della seconda fase e degli eventuali Playoff servono dei correttivi.

Viola coach Giulio Cadeo
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Mercato Pallacanestro Viola: serve un tiratore

Altro problema che non va sottovalutato riguarda il tiro da 3 punti. Nelle ultime 5 gare, se è vero che la Viola ha affrontato 4 squadre da postseason, è anche vero che sta tirando da 3 con il 17%.

  • Contro Milazzo: 9/45 – 20%
  • Contro Piazza Armerina: 8/30 – 27%
  • Contro Angri: 3/23 – 13%
  • Contro l’Antoniana: 4/30 – 13%
  • Contro Messina: 3/21 – 14%

Tanti tiri, molti dei quali presi anche in ritmo, che non vanno a bersaglio. Nikola Ivanaj, lo ‘sniper’ della squadra, sta tirando con il 25% di media (la media del campionato è del 31.5%). Nelle 5 partite sopracitate ha tirato: 2/2 (100%), 1/3 (33%), 0/2 (0%), 2/8 (25%), 0/2 (0%). Prestazioni che unite a un momento di scarsa lucidità di Ani, altra talentuosa bocca di fuoco della squadra (in stagione tira con il 29.5%, attualmente a 4/27 nelle ultime 4) priva la Viola di pericolosità e soluzioni da dietro l’arco.

Per fare il vero salto di qualità servirebbe un esterno abile nel tiro da 3 punti, in grado di aumentare l’efficacia dei reggini in sinergia con i recuperi difensivi (e non solo) in cui la squadra di coach Cadeo è maestra, capitalizzando al meglio le due fasi.

Nikola Ivanaj
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Infortunio Fernandez: serve anche un playmaker di livello

La brutta notizia di giornata riguarda l’infortunio di Manu Fernandez: lesione del crociato e stagione finita. Bruttissima tegola per la Viola che perde il suo giocatore più talentuoso, nonchè uno dei migliori playmaker dell’intero torneo. Fernandez è il cervello della squadra, detta ritmo e tempi di gioco, è un leader, tira da 3 punti (e torniamo al discorso di prima), porta in dote 12 punti e 6 assist di media a partita.

Soprattutto, la sua riserva, Giosue Bangu, ha caratteristiche ben diverse, trattandosi di un playmaker molto più fisico, più difensivo, meno avvezzo alle soluzioni dalla lunga distanza. Dal mercato deve arrivare un playmaker titolare di alto livello, in grado di sostituire degnamente Fernandez in regia. Il GM Vita è già al lavoro, ne siamo sicuri.

Manu Fernandez
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb

Obiettivo promozione

Inutile negarlo, la Viola può e deve ambire al salto di categoria. Lo impone la storia, la città, la piazza. I neroarancio con questa categoria non c’entrano nulla: lo dice chiunque entra al PalaCalafiore (che ospiterà la Nazionale il 23 febbraio, pur avendo una squadra in B Interregionale…); lo dice chiunque ricorda il passato glorioso di questa squadra; lo dicono allenatori e giocatori avversari in conferenza stampa.

La stagione attuale rappresenta una grande chance per ambire a tornare in B1, categoria anch’essa che non può bastare al mito neroarancio, ma nella quale, quantomeno, sarebbe bene stazionare in posizioni di vertice per poi puntare all’A2, dimensione ben più consona alla Viola.

Coach Cadeo è una garanzia, la squadra è forte e unita, la stagione sta andando alla grande, il PalaCalafiore si riempie sempre più e raddoppiare i numeri attuali che si assestano fra i 1500 e i 2000 tifosi, è un sogno tutt’altro che utopistico.

Per questo non bisogna mollare adesso. Questo entusiasmo va preservato e alimentato con innesti importanti che diano continuità al progetto e alle vittorie. Se la stagione dell’anno scorso, con una squadra giovane e frizzante, allenata da un coach alla prima stagione da senior, è servita a riportare fiducia dopo la retrocessione, quella di quest’anno deve capitalizzare quella fiducia. Reggio Calabria, si sa, è una piazza esigente e particolare e la fiducia è merce rara, volubile e volatile.

La formula del campionato è complessa, rischia di non premiare a dovere una stagione che può risultare perfetta anche al 95% (sale solo una squadra, la vincitrice dei Playoff). Ma quando sei la Viola, non c’è formula che tenga. I “10 anni di Serie D” lasciamoli a Brunetti e Ballarino.

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