A Trapani ci sono 55 mila abitanti, circa. Più o meno come Tivoli, Agrigento, Foligno, Moncalieri, Modica, Bisceglie, Sanremo, tanto per citarne qualcuna. A Trapani la Serie C di calcio va bene, potrebbe bastare, anzi forse è anche troppo. A Trapani la Serie A1 di Basket è già un sogno, figurarsi vincere lo Scudetto o quantomeno provare a lottare. In fondo, per la 117ª città d’Italia per numero di abitanti, andrebbe bene già “esserci”, già averla – una squadra – considerando che piazze nobili e grandi dello sport italiano si ritrovano spesso alle prese con tragici epiloghi.
Quanto sta attraversando la Trapani sportiva, oggi, è già un sogno. Non diremmo favola. Sicuramente non nel calcio, per il momento. Nel Basket invece è molto più che un sogno, è un qualcosa di difficilmente spiegabile, anche da vivere, pensare e immaginare. Ma non è una favola perché non è frutto del caso, non è frutto delle classiche società di provincia, povere e operaie, che arrivano in alto con sudore e sacrificio. No, tutto questo oggi a Trapani è frutto della grande fame e ambizione di un imprenditore romano, Valerio Antonini.
Antonini è ricco, facoltoso e non investe solo per business e interessi personali. Lo fa perché vuole vincere, vuole arrivare in alto, non si pone limiti e per questo è disposto anche a spese pazze, come a lottare per lo Scudetto italiano di Basket, a contattare Antonio Candreva o a “chiamare” pubblicamente Mario Balotelli tramite i social. E se questo, per qualcuno, è solo fumo negli occhi, non lo è di certo il risultato del campo, giudice inopinabile da sempre nello sport. E così Antonini, da quando ha assunto la guida di Trapani Calcio e Basket, ha stravinto il campionato di Serie D di calcio e ha fatto lo stesso con la A2 di Basket. E non si vuole affatto fermare.
I risultati nel calcio
L’anno scorso la squadra granata ha stracciato ogni record nel girone I di Serie D, riuscendo a distanziare anche un’altra corazzata come il Siracusa, che sino alla Primavera era riuscita a tenerle testa. Calciatori fuori categoria come Kragl e Cocco, mix di esperti e giovani per la Serie D, tanto entusiasmo, grande fame e consapevolezza, caterve di gol e promozione. Questa è stata, l’anno scorso, la stagione del Trapani. E quest’anno? E quest’anno Antonini voleva stravincere ancora tutto, nonostante la consapevolezza di quanto fosse improbabile, quasi impossibile. Mai nessuna squadra, da quando è stata reintrodotta la Serie C a girone unico, è stata in grado di effettuare il doppio salto dalla D alla B in due anni nel raggruppamento meridionale di terza serie. Nessuno. Neanche il Bari di De Laurentiis o il Catania di Pelligra. Difficile, per chiunque, quasi impossibile. Serve spendere, tanti milioni ogni anno, rischiando di non arrivare a niente.
E infatti il Trapani è lontano dalla prima posizione, unica a garantire la promozione diretta. E lo è nonostante i tanti investimenti, i tanti calciatori acquistati. Però la compagine è lì, in zona playoff, ma soprattutto è in attesa di giocare la semifinale di ritorno della Coppa Italia di categoria (0-0 all’andata in Sicilia, ritorno a Rimini). In caso di finale, e in caso di vittoria, il Trapani si giocherebbe la promozione in B ai playoff partendo da una situazione molto favorevole. E comunque, in ogni caso, vincere un trofeo alla prima stagione di Serie C significherebbe tanto e getterebbe le basi per fare ancora meglio l’anno prossimo. Non dimenticando che comunque, per Trapani, già giocarsi la Serie B è un grande traguardo.
I risultati nel Basket
Di trofei, e ben più importanti, potrebbe regalarne invece il Basket. In soli due anni, Antonini sta arrivando a giocarsi degli obiettivi in cui mai la Trapani cestistica era arrivata in 60 anni. Con la denominazione di Trapani Shark, dopo gli anni della Pallacanestro Trapani (solo una stagione in A1 nel ’90-’91), Antonini centra subito la promozione in Serie A1, 32 anni dopo e con il record assoluto di vittorie consecutive in Serie A2 (dalla stagione 2013-14), mentre prima ancora aveva vinto il primo trofeo, la Supercoppa LNP 2023.
Non è tutto, però, perché il bello viene adesso. Una decina di giorni fa, dopo la vittoria contro Scafati, la Trapani Shark è volata in testa alla classifica, a 26 punti e in coabitazione con Brescia e Trento. Un successo, un trionfo, già prima che lo possa regalare la storia. Perché, come detto su, per la piazza di Trapani è già un sogno, più di un sogno, essere in massima serie A1 di Basket. La vittoria dello Scudetto rappresenterebbe un unicum nella storia del Basket della Sicilia, anzi dell’estremo Sud. Per quantificare la portata di un eventuale successo, infatti, basti capire che – da quando esiste la Serie A di Pallacanestro – solo una volta ha vinto una squadra del Sud, da Roma in giù, ovvero la Juvecaserta nella stagione ’90-’91.
Eppure, dalle parti di Sicilia e Calabria, comunque in generale tra le piazze del Sud, c’è chi “sfotte” Trapani, sbeffeggia Antonini e pensa che possa fare la fine di altri che – a livello comunicativo – non si sono mai mostrati “politicamente corretti”. Antonini è sicuro di sé, ha un’alta autostima, non si nasconde, la diplomazia non è il suo forte. Tra social e interviste post-gara, sa come attirare l’attenzione, con dichiarazioni forti, off-limits, sui generis. E’ un tipo di comunicazione, la sua, ormai non nuova, nel mondo dello sport. Una comunicazione d’impatto, senza mezze misure, che porta con sé seguaci e detrattori. Ma Antonini non è un politico, bensì un imprenditore, e come tutti gli imprenditori sa che per vincere e avere successo bisogna accompagnare i fatti, alle tante parole.
I fatti, beh, li ha portati il campo. I successi nel calcio, i record di vittorie in D e A2, le promozioni e le fruttuose annate attuali. I fatti sono l’entusiasmo generato attorno alla città, la risposta della piazza, l’attenzione dei media anche nazionali nei confronti delle squadre e l’indotto economico non indifferente soprattutto – ad oggi – nel Basket, se pensiamo alle avversarie di livello internazionale di scena a Trapani per le gare di A1. Ancora fatti? L’intenzione di portare avanti l’incredibile e futuristico progetto della Cittadella dello Sport, un vero e proprio gioiello che proietterebbe Trapani tra le grandi in fatto di infrastrutture sportive. Si tratta, nei fatti, di una vera e propria città dello Sport con stadio di calcio e palazzetto nuovo, ovviamente di proprietà.
Antonini sta confermando – ove ce ne fosse bisogno – l’assunto già evidenziato in altro articolo: nel calcio servono in primis risorse economiche e poi competenze. Insieme, si intende, possibilmente con le prime a guidare le seconde, che si possono formare con l’esperienza, la saggezza, la comunicazione, la strategia, l’intuito, le doti naturali. Nello sport vincono le emozioni, le emozioni le porta chi sa offrirle, regalarle, e altresì regalare un sogno a chi non l’ha raggiunto.
I paragoni con Luca Gallo
E poi ci sono grandi piazze del Sud, piazze tre volte Trapani, sei volte Trapani, che si permettono il lusso di criticarlo, Valerio Antonini. A Reggio Calabria, ad esempio, c’è chi pensa possa fare la fine di Luca Gallo. Lo si pensa da tempo, dall’anno scorso. Motivo? I troppi fatti, i grandi risultati e quella comunicazione egocentrica e prorompente che tanto male fa alle avversarie e tanti benefici porta alle proprie piazze.
Ma esattamente, nello specifico, Reggio Calabria non acclamava Luca Gallo, all’epoca? Non era contenta dei fatti, dei risultati, dei Denis e dei Menez? Se la piazza ha potuto gioire e sognare la Serie A con Saladini e Inzaghi, due anni fa, è per via delle basi gettate da Gallo nei tre anni prima e non altro. Luca Gallo che, ricordiamo, è stato arrestato per dei gravi reati a lui imputati, riguardanti solo ed esclusivamente le sue aziende, dopo due anni di devastazione Covid e dopo aver portato Reggio in una dimensione che non vedeva da anni, in seguito a stagioni anonime, con mille persone allo stadio e con la salvezza risicata all’ultima giornata in Serie C.
Che poi, a dirla tutta, tornando al paragone Antonini-Gallo, sulla base di quali evidenze nascerebbe? Prove? No. Antonini, fino a prova contraria, oggi, guida il Trapani – al di là dell’aspetto comunicativo – con serietà, puntualità nei pagamenti, competenza, successi. Senza essere stato toccato in alcun modo da problemi giudiziari con la stessa società e con le sue aziende. Non può, una comunicazione così impattante, essere il solito motivo di un paragone che non esiste.
E’ la stessa motivazione che ha portato la malapolitica reggina a scartare Bandecchi in luogo di Ballarino, con dei risultati abbastanza evidenti, soprattutto in termini di entusiasmo e seguito. Perché nell’inconscio del tifoso reggino che critica Antonini, oggi, c’è l’invidia nel sognarlo, un Antonini.



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