Colori vivaci, mare, spiagge assolate che, nei ciottoli racchiudono la vita semplice e felice della gente del Sud che con onore e orgoglio, lotta, respira, vive. E ciò che sovrasta l’ultima collezione dei dipinti di Stellario Baccellieri, artista impegnato nel panorama internazionale, ma che instancabilmente tesse una storia d’amore per la sua città natia. Negli scorsi affascinanti ed inattesi di marine, nei notturni, nelle processioni e nelle tarantelle, come “paraventi dell’anima” egli offre “nei vizi e nelle virtù, uno spessore agli aspetti della nostra umanità”. Marina di Scilla e Chianalea si materializzano nei suoi quadri, divenendo vetrine di vita e trasmettendo immediatezza, visioni neorealistiche di luoghi balneari e, al contempo, mitologici.
Baccellieri restituisce creazioni naturalistiche, divenendo il “cantore delle memorie, delle tradizioni” e della stessa natura che esalta ora con sfumature nostalgiche. Egli trae dal paesaggio, l’essenzialità di certi momenti coloristici, giocando sul variegato connubio dei colori, non ricerca l’effetto, ma vince la semplicità e l’amore per un paesaggio fatto di pietra, di mare e di sole: la spiaggia, notturno sul lungomare di Scilla, bagnanti e Marina grande di Scilla. La terra di Calabria diviene per Baccellieri segno di una chiara espressione pittorica: terra più sentita, ricordata, amata. Magicamente l’artista fa vivere la tela e facilmente ci si ritrova in un mondo rimasto immobile nel tempo, dove la tradizione si fonde nelle figure delineate e rese realistiche dalla summa di dettagli quotidiani, che abbracciano scene di vita: raccoglitrici di olive, tarantella, la madre, donna di Bagnara, i garibaldini, il tutto si frammischia a raffinati giochi di ombre e chiaroscuri. I personaggi che Baccellieri stesso definisce umanità dalle macchie di colore che poco hanno di umano” si commisurano nell’insieme assumendo una visione immobile nel tempo, ritraendo un tempo indistinto “binomio dell’uomo di oggi e del passato che vive nella ritualità” anche ritratti della Cucinotta, della Edburg e della Cortese appaiono incorporei, evanescenti e proiettati in uno spessore atemporale. Evasione dal Sud e luce della sua apertura, appaiono negli storici dipinti che ritraggono il Caffè Greco, i mercati romani, Capri e l’affascinante città di Berlino, nei quali si effondono toni coloristici e intenti di scoperta di tradizioni sconosciute. Ma il più grande compito dell’artista è quello di far parlare il Sud, come se dialogasse con l’intimo del nostro paese, del nostro più profondo essere ed egli come paladino, affida alla sua pittura il compito di elevare gli animi con la summa dei suoi colori caldi e vivaci, ma soprattutto con la molteplicità delle emozioni e la semplicità che egli trasmette con i dipinti che si animano nelle pieghe delle onde, nelle lunghe ombre notturne, negli assolati litorali, nelle stringhe dei corsetti e nelle balze delle lunghe gonne delle popolane.
Stefania Chirico Cardinali
Articolo pubblicato su “Calabria Ora” giovedì 8 dicembre 2011