Tutto pronto per l’arrivo di Gigi Datome a Reggio Calabria. L’ex cestista dell’Olimpia Milano e della Nazionale sarà in città lunedì 13 gennaio per un incontro con gli studenti al Liceo Scientifico “A. Volta” al mattino e nel pomeriggio per una serie di allenamenti e clinic insieme ai migliori prospetti del basket giovanile presso il PalaCalafiore.
Intervistato nel corso della trasmissione “Momenti Neroarancio”, Gigi Datome ha spiegato la finalità del progetto “Ogni Regione Conta” che passerà anche da Reggio Calabria: “Regione per Regione. Il nome del progetto lo spiega: andiamo in ogni Regione d’Italia per far riavvicinare la Nazionale, la maglia dell’Italia, in ogni posto. Stiamo girando tutta l’Italia. Abbiamo iniziato dai vostri ‘vicini di casa’, la Sicilia, a ottobre, abbiamo fatto 9 Regioni finora.
L’intento è vedere i migliori prospetti delle annate 2007, 2008, 2009, quelli di 17, 16 e 15 anni. Ma anche invitare i loro allenatori, sono coinvolti i preparatori atleti nell’allenamento, i formatori che utilizzano questi appuntamenti affinchè i mini arbitri possano sfruttare l’occasione per crescere e migliorare. Siamo tutti a disposizione per far crescere i giocatori. Le giornate si concludono con un clinic del nostro allenatore Marco Sodini. L’obiettivo è questo, creare delle giornate in cui il settore Squadre Nazionali porta la propria linea tecnica e tendere la mano a chi vuole far sì che il proprio settore giovanile possa salire di livello“.
In merito all’evento presso il Liceo Scientifico “A. Volta”, Datome ha spiegato: “sono contento di poter fare un salto al Liceo Scientifico Alessandro Volta per incontrare i giovani, a prescindere dalla pallacanestro, ci si rimette sempre un po’ in gioco. Porterò la mia esperienza, Marco Sodini poterà la sua da allenatore. Attraverso i valori della Pallacanestro cerchiamo un po’ di influenzare le prossime generazioni. Adoro Reggio Calabria, ci ho giocato ormai tanti anni fa con Roma in un torneo amichevole, con Siena in Serie A, si parla di decenni fa“.
Immancabile un passaggio sulla Viola: “ci sono tante piazze in Italia, Reggio Calabria è una di queste, in cui c’è stata grande tradizione, tanta cultura di Pallacanestro, c’è voglia di tornare a vertici importanti. Non sempre la sola passione porta una piazza a salire di livello. Sono dei patrimoni della Pallacanestro che vanno tutelati, sono felice, nel mio piccolo, con “Ogni Regione Conta”, di passare da Reggio Calabria perchè è un posto che ha dato tanto alla nostra pallacanestro“.
In studio, insieme al conduttore Peppe Dattola, anche due colonne del Viola come Efi Idiaru e Nikola Ivanaj, entrambi emozionati nel poter rivolgere alcune domande all’ex cestista italiano.
Ivanaj ha chiesto a Datome il suo segreto per gestire la pressione delle grandi gare. Datome ha risposto: “la pressione, la prima volta che la senti non è facile. Poi ti rendi conto che è un privilegio viverla perchè vuol dire che stai giocando partite importanti. Se vuoi ottenere risultati importanti devi avere a che fare con una certa pressione, io ho sempre ricercato contesti in cui la pressione era di un certo livello. Di routine, anche mentali, ne avevo tante, come dei bottoni che ti permettevano di accenderti, dicevo: ‘ok sto facendo tutte le cose che faccio sempre per stare bene e quindi starò bene in campo’. Ho sempre creduto tantissimo nel mio lavoro, mi sono reso conto che quando riposavo bene, dormivo bene, mi allenavo bene, mi preparavo bene per l’evento, allora poi all’evento avrei fatto vedere a che livello ero. Lì dipendeva da me, fortunatamente, meritocrazia allo stato puro, quanto vali lo dimostri. Quando ero preparato non sentivo più pressione. Non era solo allenamento e riposo però, c’erano scaramanzie e rituali con i miei compagni di squadra“.
Più ‘romantica’ la domanda di Idiaru sul suo legame con il basket: “ho iniziato a giocare a basket che ero talmente piccolo che non me lo ricordo. Mi è sempre piaciuto. – ha raccontato Datome – Adesso che ho smesso di giocare, provo ad allenarmi per stare un po’ in forma, mi rendo conto della passione che avevo. La fatica che si fa in campo, se non hai la passione del divertimento, non la fai. Adesso che faccio fatica e non ho più la passione del gioco, mi rendo conto quanto è difficile. Il basket non è solo sforzo fisico, devi faticare, essere stanco, leggere, reagire, essere lucido, è molto bello anche per quello. È uno sport per persone intelligenti, devi capire cosa succede in campo e reagire.
Quando giocavo al Fenerbahce mi sono reso conto che avevo tanti compagni di etnie diverse, posti diversi, religioni diverse, ma dovevamo trovare il modo di parlare la stessa lingua in campo, anche non verbale, capirsi con uno sguardo, un movimento del collo, per trovare la sintonia che ci permetteva di raggiungere i nostri obiettivi e diventava una cosa molto affascinante del gioco“.
In merito al ritiro dal basket giocato e al passaggio verso un ruolo dirigenziale, Datome ha ammesso: “avevo paura anche io della mancanza del gioco. Ma per fortuna avevo fatto talmente tante cose belle in campo che mi sono reso conto di non poter fare di più, soprattutto quando sei nella fase calante della carriera, ero molto curioso di capire cosa fare dopo. Il passaggio all’Olimpia Milano è stato molto importante perchè mi ha permesso, nel primo anno di non giocatore, di essere impegnato ma non troppo, guardarmi intorno, non avere il trauma, dall’oggi al domani, di non avere un obiettivo, un impegno, una responsabilità. Poi pian piano, in quell’anno, ho capito che mi sarebbe piaciuto molto entrare in Federazione, dare una mano alla Nazionale A e alle giovanili“.
Rispondendo a un’altra domanda di Ivanaj sul ritiro arrivato ‘da protagonista’ per non macchiare la parte finale della sua carriera, l’ex cestista sardo ha sottolineato: “ho smesso un po’ per rispettare la mia carriera. Penso che il momento di smettere può essere complicato per tanti. Giochiamo a basket tutta la vita e poi smetti dall’oggi al domani. C’è chi diventa uomo spogliatoio, chi scende di categoria, chi gioca fino a 40-45 anni. La cosa importante è che uno stia bene con se stesso, sia contento e soddisfatto, non la viva con frustrazione. Io non volevo scendere di categoria, volevo smettere a un buon livello. Gli ultimi 8 anni ho sempre avuto gli obiettivi di vincere, sia con il Fenerbahce che con Milano. Il ruolo cominciava a essere sempre minore, per forza di cose, ho pensato che potesse essere giusto smettere da protagonista, con l’MVP delle Finali Scudetto e da capitano della Nazionale. Mi è piaciuta l’opportunità di chiudere così. Sapevo che c’è un tempo per tutto e avevo voglia anche di fare qualcos’altro, avere tempo per me e la famiglia“.
In conclusione, un consiglio ai ragazzi della Viola dopo il primo ko stagionale in un’annata che li vede 16-1: “siate contenti di aver perso l’ultima partita, meglio perdere qualche partita prima di arrivare a quelle che contano e non si possono perdere. Grande impegno, grande voglia, grande sacrificio. Non ci sono pozioni magiche, non si scappa dall’impegno, dal lavoro, dalla fortuna. Vi auguro il meglio, di stare sani, ci vuole la salute per raggiungere gli obiettivi“.