Mentre la città di Reggio Calabria affronta la notte di Capodanno in un clima di grande festa per l’evento della RAI sul Lungomare e il consueto clima gioviale e conviviale delle famiglie riunite per salutare l’anno nuovo e accogliere quello vecchio, nelle cupe e tristi stanze degli Ospedali Riuniti c’è una ragazza di 23 anni che non doveva assolutamente trascorrere un Capodanno così triste e doloroso. Si tratta della giovane investita da un pirata della strada a bordo della sua moto di grossa cilindrata nella notte tra Natale e Santo Stefano.
Sono passati sei giorni, ma il dolore è ancora più acuto: un’intera famiglia è distrutta per una vita che non sarà più la stessa. Almeno non nel breve e medio periodo. L’unico conforto è il pensiero che se solo la ragazza avesse fatto un passo in più, mentre attraversava la strada regolarmente sulle strisce pedonali, al momento non sarebbe neanche in ospedale bensì sarebbe stata dilaniata in mille pezzi dalla follia criminale del pirata della strada che l’ha colpita rompendole la tibia e il bacino.
La 23enne reggina non riesce a dormire, tormentata da dolori fisici e psicologici, con l’aggravante di non poter neanche muovere il corpo dal bacino in giù, anche solo di un millimetro. E’ ancora spossata, stordita dagli antidolorifici, privata dell’integrità fisica e inoltre schiacciata dal peso della scelta, perché i medici, dopo averle illustrato le varie possibilità terapeutiche per giungere alla guarigione, hanno ovviamente lasciato a lei la decisione su quale strada intraprendere in base ai pro ed ai contro di ognuna di esse.
Doveva laurearsi tra pochi mesi, la 23enne reggina che questa notte avrebbe festeggiato il Capodanno sorridendo in famiglia, o forse in piazza con gli amici, chissà. Non può essere libera di vivere come avrebbe meritato, per colpa di un balordo che percorreva il Lungomare a folle velocità. E così nella notte del 26 dicembre si è ritrovata a tremare sulla barella del pronto soccorso, all’oscuro delle sue reali condizioni fisiche, con la madre la confortava nei pochi minuti che le hanno concesso per poterla vedere, scacciando con forza tutte le lacrime e le preoccupazioni dagli occhi per infonderle un po’ di coraggio.
Il pirata della strada non solo l’ha colpita mentre lei attraversava la strada sulle strisce, ma ha violato almeno quattro fondamentali del codice della strada e del codice penale: non rispettava i limiti di velocità, percorreva la corsia preferenziale riservata al trasporto pubblico, per giunta contromano; non si è fermato di fronte a un pedone che attraversava sulle strisce pedonali e soprattutto, il reato più grave perchè disciplinato dal Codice Penale, è fuggito omettendo di soccorrere la malcapitata.
Eppure qualcuno, sui soliti social ormai ricettacolo di ignoranza e veleno, si è persino messo a sindacare su come la 23enne abbia attraversato le strisce “senza guardare” (in realtà il video dimostra come abbia guardato eccome, ma evidentemente non ha visto i due motociclisti che dovevano essere lontanissimi essendo poi sopraggiunti in pochi secondi a velocità incredibile).
Ecco perchè questo crimine grida giustizia. Non solo per il 24enne neopatentato alla guida della Kawasaki Ninja verde che al momento risulta indagato, e per la sua famiglia che lo ha così educato e cresciuto, ma per tutta la società che ha disperato bisogno di ripristinare principi e valori base della civiltà e della convivenza. Con l’unico obiettivo che episodi del genere non si verifichino più. Un pirata della strada che si comporta in questo modo non può avere alcuna giustificazione, così come un pedone che viene investito sulle strisce non può e non deve in alcun modo giustificarsi o scusarsi di nulla. Purtroppo in città ci sono tanti altri balordi che guidano e si comportano su auto, moto e altri mezzi come il 24enne che ha investito la ragazza (a partire dal suo amico transitato insieme a lui, autore di una manovra repentina proprio per evitare la ragazza), e meritano la giusta considerazione: si tratta di criminali che non devono mai più permettersi di violare le regole mettendo a repentaglio la sicurezza di tutti i cittadini.
Ogni volta che raccontiamo un incidente, purtroppo quotidianamente, significa che qualcuno ha violato le regole. Guidare un mezzo significa avere un’arma tra le mani: serve tanta responsabilità e grande senso civico. E non può mancare l’indignazione sociale quando succede qualcosa di grave come quanto accaduto sei giorni fa alla 23enne che ha una vita distrutta senza alcuna ragione, soltanto per la follia di terzi.
Auguriamo alla famiglia della ragazza un nuovo anno di giustizia e di speranza, affinché possano ritrovare la serenità e il sorriso perduti così improvvisamente pochi minuti dopo il Natale.