Lamberti fiume in piena: “senza coraggio non puoi fare il Sindaco. Mi possono anche sparare”. E quella frase sui “favorucci”…

La lunga intervista di Eduardo Lamberti Castronuovo su presente, passato e futuro di Reggio Calabria. Con un occhio alle candidature...

Non si sottrae, Eduardo Lamberti Castronuovo. Non si nasconde e non si rassegna. Lotta per una Reggio migliore, è deluso da quella attuale e non fa mistero di una candidatura a Sindaco che ha già lanciato un po’ di tempo fa. In una lunga intervista a Calabria Live, il professionista reggino spazia dal suo lontano passato, familiare e poi lavorativo, al presente e al futuro della città dello Stretto. Reggio Calabria “è rassegnata e assuefatta a una serie – come dire – di cose che mancano e che però la città aveva avuto. Un po’ come per la dieta: se lei toglie, per esempio, il pane, per i primi giorni soffre, dopo si adatta, perché il nostro organismo è fatto in modo che si possa adattare alle situazioni. Quindi, abbiamo uno spirito di adattamento. Noi calabresi ci adattiamo molto di più, ma questa volta ci siamo adattati in basso, cioè ci siamo adattati a non avere. La città non ha l’acqua: protesta, sì, ma non va oltre quelle proteste di piazza che lasciano il tempo che trovano”, esordisce.

“A Reggio manca il contatto tra chi amministra e il popolo. C’è una netta spaccatura. E se c’è qualche assessore che riesce a stabilire in qualche modo un rapporto con le famiglie, è cosa di poco conto perché i numeri sono esigui. Nel suo complesso l’Amministrazione non parla più. Provi a chiamare l’Amministrazione per dire che c’è carenza di acqua a Ortì: non risponde nessuno; prova a chiamare per dire che magari una lampadina è fulminata e la zona è al buio. No, niente, non risponde nessuno perché non c’è, neanche da parte degli amministrati – quindi non i cittadini ma gli impiegati – non c’è amore per la città. Il Comune di Reggio è una “pigna”: è una cosa disgregata. I dirigenti sono contro gli altri dirigenti, gli assessori contano quanto il due di coppe quando la briscola è a denari… Sul Sindaco no comment… Come può amministrare una città una amministrazione che non ha amore per la città?”, aggiunge.

“Ora vengono fuori col masterplan ma, per dire, la “zia Ciccia” non capisce nulla di questo è inutile che parli di masterplan, piano di rientro, di bilancio. La zia Ciccia vuole capire: girando il rubinetto vuole l’acqua, camminando per le strade non vuole buche, perché sennò deve cambiare il copertone della macchina e magari non ce la fa con lo stipendio o la pensione. Vuole, se può, la sera, passeggiare liberamente, e anche questa cosa si è persa. Vuole andare a teatro e anche il teatro…”.

E continua: in questa città non si rispettano le regole. Perché si ha paura di farle rispettare, e questo è il dramma. E se hai paura di far rispettare le regole, non puoi amministrare una città. Ci sono angoli della città chiusi da verdurieri, che mettono ad angolo i loro furgoncini per vendere frutta e verdura. Hai il coraggio di cacciarlo di là perché non deve stare? Non hai il coraggio? Vattene. Avere il coraggio significa dire “lei qua non può stare”. E se quello ti fa vedere qualche arma e va bene, che spari pure, non è che noi possiamo sottostare alle regole della malavita organizzata o non organizzata. Chi amministra ha paura. Io non ho paura. Mi possono anche sparare. Lo facciano pure. Mi devono sparare alle spalle. E se sparano a me, spareranno a tanti altri che la pensano come me”.

Non mancano gli esempi: “Italo Falcomatà per riappropriarsi del Teatro Cilea lo fece circondare dai vigili urbani, chiamò un falegname, scassinò il portoncino, fece cambiare le serrature e si riappropriò di ciò che era sua, come sindaco e amministratore. Se pensi, con il sorriso, di prendere in giro la gente o di poterti attirare le simpatie elettorali di questo o di quello, non puoi fare il sindaco. Per me il sindaco lo deve fare una persona per cinque anni, senza possibilità di essere rieletto. Il sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali, perché dal giorno dopo che si è eletti si comincia la campagna elettorale per la volta successiva. Come? A furia di assunzioni, “favorucci”, appalti pubblici e così via. Vogliamo avere il coraggio di dire queste cose?”.

“Non si può chiedere di fare Reggio Città della Cultura quando non lo è. Perché in questo momento non può essere città della cultura, perché la città è sporca, disordinata, l’illegalità è diffusa, la si vede Fedez, 130 mila euro pagati dal Comune per farlo cantare un’ora è una pseudo cultura. Un affronto a tutto, anche alla religione. 100 mila euro un albero di Natale, non è uno schiaffo alla cultura?“, dice ancora Lamberti.

L’impegno in politica: “rivoluzionerei la città”

I partiti politici a Reggio hanno fallito. Purtuttavia, la Costituzione italiana chiama i partiti “gruppi di persone”, e noi non possiamo fare a meno dei partiti politici. Perché? Perché comunque al Governo ci sono loro. I ministri sono rappresentanti dei partiti politici. Avere una spaccatura tra la città e Roma non ha senso. Tuttavia Reggio ha bisogno di risvegliare quell’orgoglio cittadino che è necessario per arrivare a governare questa città, che non puoi amministrare da solo. Perché se io, ammesso e non concesso divento il sindaco di Reggio, se non ho una squadra valida non andrò da nessuna parte. La mia forza è data dalle persone. Io incontro persone che non conosco, che non ho mai visto, che non so nemmeno chi siano, che mi dicono testualmente: “Lei è l’unica speranza di Reggio”.

“Se sono convinto della mia candidatura? Le prerogative per fare il sindaco ci sono tutte. Soprattutto perché la gente mi ferma per strada e me lo chiede. Sicuramente rivoluzionerei la città. Su questo può metterci la firma. E questo è il mio punto di forza. Sto facendo delle liste civiche a cui stanno aderendo tantissime persone. Non escludo di avvicinarmi a una compagine politica perché sono stato avvicinato da queste compagini politiche. Da quale parte? Da destra. Io ho detto: io sono qua, faccio le mie liste e poi vediamo cosa succederà. Vede, la sinistra ha fallito completamente. Così come la destra ha sparato un colpo a salve alle ultime elezioni, quando ha portato Minicuci perché – è qui il punto chiave – perché imposto da Salvini. Questa volta l’imposizione non esiste. Qua l’imposizione viene dal basso. Io non sono imposto né da Salvini né da nessun altro. Io sto portando avanti un mio disegno assieme a tanti altri. Se quel disegno la gente lo vuole, bene, sennò arrivederci. Vogliono scegliersi un altro sindaco che taglia nastri e che non fa niente per Reggio, facciano pure. Che sia di destra o di sinistra. Io, le ripeto, sono aperto a tutte le possibilità, purché sia ben chiara una cosa: non accetto imposizioni da nessuno. Nessuno mi può imporre nulla. Io la mia idea di città ce l’ho e gliel’ho esplicitata. Reggio si può salvare, ma per ottenere questo risultato, bisogna cambiare una mentalità imperante, infarcita di mediocrità, invidia e maldicenza”.