Agosto 2017. Intercettazioni tra Mimmo Lucano ed Emilio Sirianni, giudice civile alla Corte d’appello di Catanzaro. Al Sindaco di Riace era pervenuta un’ispezione da parte della prefettura di Reggio Calabria per la gestione dei migranti. Il quotidiano “Il Tempo” ha svelato retroscena e chiacchierate tra i due in cui emerge la presenza delle “toghe rosse” nella volontà di aiutare Lucano. “Condizionato dal rapporto di amicizia e di condivisione di pensiero” con l’europarlamentare di Avs, Sirianni ha “inteso offrire a quest’ultimo il proprio ‘apporto’ non solo di conoscenza tecnico-giuridica”, scrive l’organo di autogoverno, “ma anche in termini più ampi, di (impropria) capacità di influenzare gli organi politici e la pubblica opinione, in ragione dell’appartenenza ad uno dei gruppi della Magistratura associata”.
La prima intercettazione
La prima intercettazione è quella del 4 agosto. Si parla delle controdeduzioni. “E sbagli Mimmo… Non puoi fare tutte cose come se fosse una questione di amicizia, tu devi fare funzionare una macchina amministrativa… Perché il caos documentale che emerge da queste ispezioni è anche conseguenza di una amministrazione… Disordinata… Se quelli dicono che non c’è nessun… Là parlava di fascicoli personali degli immigrati, non esistono dei fascicoli personali”, le parole di Sirianni. “No non è vero questo, è una stupidaggine”, risponde Lucano, “io nelle mie controdeduzioni ho messo… Perché questa ispezione non vale niente, ho spiegato il perché e gliel’ho detto pure a chi l’ha fatta, ma gli ho detto hai fatto un’audizione con i rifugiati? No, hai fatto un’audizione con gli operatori? No, ti sei limitato, dove ti risulta che non ci sono i fascicoli personali, se non li hai visti”. Sirianni replica: “Eh! Ho capito Mimmo, ma questo però non c’è nelle tue controdeduzioni… Se ci sono glieli dovete mostrare… Se avete i fascicoli personali… All’integrazione che farete… Bisogna proprio dire, chiaro e tondo, non è vero che non ci sono i fascicoli personali… Stanno là, se volete veniteli a vedere…”.
L’aiuto a Magistratura Democratica
Il Giudice consiglia a Lucano una richiesta di accesso agli atti, rigettata per un errore di Sirianni, il quale richiama Lucano: “Tu devi difendere, non devi aspettare la Procura, io non so chi cazzo sono questi, io mi fido solo delle persone che conosco… Vai a leggere quello che ti ho scritto, bisogna subito fare quest’altra domanda… E poi devi fare la richiesta di essere sentito…”. E’ qui che Sirianni svela di andare a parlare con Magistratura Democratica: “Io domani vado a Roma a parlare con i vertici nazionali della Magistratura Democratica, voglio parlare di questa situazione e poi ti faccio sapere… Diciamo che ci sono modi e modi di fare le indagini… Voglio cercare di fare in modo che Magistratura Democratica prenda una posizione, anche se non è facile…”, dice.
Obiettivo raggiunto
Obiettivo raggiunto. Lucano fa riferimento a “un comunicato che stanno firmando anche tanti magistrati inviato in tutta Italia”. Sirianni rivendica: “L’ho fatto io gioia. A parte che ho contribuito a scriverlo perché là mancava la cosa più importante… Il destinatario, dovete mandarlo al governo, al ministero degli Interni… Poi me l’ha mandato e io ieri l’ho mandato su tutte le mailing list dei magistrati… Già a quest’ora avrà raggiunto un sacco di gente… Però ancora non ho visto niente sui giornali”.
E Lucano replica: “Vedi che mi ha chiamato quello dell’Espresso”. Sirianni: “Ah ti ha chiamato finalmente… come siete rimasti con Tizian (Giovanni, ndr)?”. Il successivo 5 settembre del 2022, sentito sul tema, Sirianni ha confessato di aver chiesto solidarietà a MD e giornalisti con l’obiettivo di mettere “in mora” Marco Minniti, allora Ministro degli Interni, “poiché a livello regionale (da parte del Pd) vi era un forte appoggio all’esperienza che si stava portando avanti a Riace”, mentre a Reggio la Prefettura stava tentando di combattere il modello Lucano.