La metafora di Fabio Capello e la lezione a Nino Ballarino

Fabio Capello ha parlato delle differenze di categoria e palcoscenici, nel calcio. Un assist indiretto per Nino Ballarino, patron della Reggina

StrettoWeb

Qualche giorno fa, su StrettoWeb, scrivevamo che “il calcio non è matematica, ma si avvicina molto”. Perché esistono le belle favole, i grandi exploit, le sorprese, le cosiddette outsider, ma poi nella storia hanno vinto sempre le stesse, dalla Champions League alla Serie D. Cioè le più forti, quelle con i giocatori migliori, quelle economicamente indistruttibili o con una storia e tradizione importante.

In Champions League c’è spesso il Real Madrid, il Liverpool, il Bayern Monaco, il Barcellona, le milanesi, le due di Manchester. E poi qualche eccezione, sparuta, favola e nulla più. In Serie A ci sono quasi sempre Juventus, Inter e Milan. E vale lo stesso per le altre categorie. Il calcio ci insegna però, com’è anche normale che sia, che più si va avanti, più risultati si raggiungono, più categorie si scalano, più diventa difficile.

E non lo diciamo di certo noi, bensì tale Fabio Capello, un signore di cui si dice abbia vinto diversi campionati e Champions League. Ieri sera, a Sky Sport, commentando la sconfitta del Bologna in Champions League, l’ex allenatore di Milan e Roma ha affermato: “dalla Serie C alla Serie B c’è un gradino, dalla Serie B alla Serie A tre gradini, dalla Serie A alla Champions 6 gradini”. Concetto abbastanza semplice: significa che il salto dalla Serie C alla Serie B è molto più semplice rispetto a quello dalla Serie A alla Champions League. Perché quest’ultima è la competizione più bella e difficile d’Europa, con le squadre migliori al mondo, e una compagine come il Bologna – che in questo caso è una favola – fa sei volte più fatica di una che ha conquistato la Serie B.

Ballarino e i 100 gradini per uscire dalla D

Non è così per tutti, però, evidentemente. Diversi chilometri più a Sud, infatti, c’è Nino Ballarino, patron della Reggina. Lo stesso, usando la metafora di Capello, pensa che la Serie D sia un ostacolo insormontabile, da 100 gradini, fino alla Serie C, ma che poi sia tutto estremamente semplice. Lo ha detto, l’imprenditore catanese, nel corso dell’accesa discussione in pieno centro a Reggio Calabria con Ripepi di due settimane fa. Per Ballarino “la Serie D è più difficile della Serie A. Tu che sai i soldi che ho io? La Serie A si fa senza soldi, il problema è la Serie D“.

Dunque per Ballarino la Serie A si fa senza soldi. E senza scalare gradini, a questo punto. E’ la D ad essere difficile, difficilissima. Poi più si sale più è semplice. Chissà cosa penserebbe Lillo Foti, di questo. Chissà cosa pensano i tantissimi che la Serie A l’hanno fatta e la fanno davvero. In Serie A ci sono i migliori e non è solo una questione di soldi, ma anche di competenze, di bravura, di capacità, di saper stare in mezzo alle grandi.

In Serie D difficilmente ci si sbaglia: spendi, vinci. Spendi tanto, stravinci. Chiedere a Trapani, Catania, Bari, Palermo, tutte squadre che poi in Serie C hanno fatto fatica. E continuano a faticare. Palermo e Bari ci hanno messo un po’ di anni, il Catania è impantanato, per il Trapani non è semplice. E il Catanzaro quanto ci ha messo (e quanti soldi ha speso?) per centrare la promozione in Serie B? La verità è che più si sale di categoria e più vengono fuori le grandi qualità di un imprenditore, di una piazza, di una tifoseria, di un’organizzazione. La Serie D è dilettantistica e come tale bastano soldi e un po’ di competenze. Mezzo gradino, per dirla alla Capello. Ma non per tutti, evidentemente…

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