L’articolo sulle fusioni dei Comuni in Calabria e l’analisi demografica della Regione ha suscitato numerose reazioni con particolare riferimento al riferimento storico alla Grande Reggio, e cioè l’accorpamento di Comuni voluto da Benito Mussolini che nel 1927 portò Reggio Calabria ad essere di fatto quella città che conosciamo oggi in termini di confini amministrativi e numero di abitanti.
La scelta di creare la “Grande Reggio” nel 1927, accorpando a Reggio Calabria 14 comuni limitrofi, fu motivata dal regime fascista nell’ottica di rafforzare e modernizzare l’infrastruttura amministrativa e urbana della città. Questo accorpamento puntava a centralizzare il controllo amministrativo, economico e territoriale, facilitando la gestione delle risorse e migliorando la capacità di intervento sulle opere pubbliche, come strade e servizi essenziali, in un contesto di modernizzazione della Calabria. Il progetto aveva anche un significato simbolico e strategico, volendo elevare Reggio Calabria a capitale della provincia e rafforzare la sua posizione nel Mezzogiorno d’Italia.
Prima dell’accorpamento, Reggio Calabria era una città con circa 50 mila abitanti e dall’urbanizzazione molto limitata da Archi a Sbarre, con ampie aree di campagne anche dentro l’area urbana. La zona più popolosa era concentrata nella parte storica della città, delimitata dal torrente Annunziata a Nord e dal torrente Calopinace a Sud. Oltre quest’area, sia Santa Caterina a Nord che Sbarre e Ferrovieri a Sud erano piccoli rioni in embrionale espansione, alle periferie della città.
Nel 1927 il governo fascista di Mussolini approvò il decreto con cui vennero accorpati a Reggio Calabria ben 14 comuni limitrofi, con i loro territori: a Sud Gallina (che comprendeva anche tutta la zona costiera di Ravagnese, dove oggi sorge l’aeroporto) e Pellaro, in collina Cataforio e Podargoni, a Nord Gallico, Sambatello, Catona, Salice, Villa San Giuseppe, Rosalì, Fiumara, Campo Calabro, Villa San Giovanni e Cannitello:
Così Reggio Calabria raggiunse 120 mila abitanti e tentava di emulare Messina raggruppando in un’unica amministrazione tutto il territorio dell’Area dello Stretto, sulla sponda Calabrese. Le cose, però, non andarono per il meglio. Già dopo sei anni, nel 1933, Villa San Giovanni si stacca e torna Comune a sé, aggregato stavolta a Cannitello, con i confini che conosciamo oggi. Nel 1948 torna Comune a sé anche Fiumara, e nel 1960 anche Campo Calabro.
Insomma, già oggi Reggio Calabria è una città molto vasta con territori molto distanti dal centro, che fanno riferimento al Comune centrale. Alcuni di questi quartieri, vere e proprie frazioni, sono anche molto popolosi. Oggi, infatti, nell’ottava circoscrizione della città (Catona, Salice, Rosalì e Villa San Giuseppe) vivono 12.500 persone; nella nona circoscrizione (Gallico e Sambatello) altre 11 mila persone; a Cannavò, Mosorrofa e Cataforio vivono 6 mila persone. Abbiamo inoltre 7.500 abitanti a Gallina e 13 mila residenti a Pellaro. Questo significa che oggi, negli ex comuni accorpati a Reggio Calabria nel 1927 vivono oltre 60 mila persone (bisognerebbe anche sommare una buona parte dei 17 mila residenti di Ravagnese, che fino al 1927 apparteneva al Comune di Gallina ed era una distesa di campagne), sui 170 mila attuali residenti della città.
Però tra Villa San Giovanni, Fiumara e Campo Calabro vivono altri 19 mila residenti: se quei comuni fossero rimasti nella Grande Reggio, oggi la città conterebbe 190 mila abitanti.
In ogni caso la storia è molto affascinante e merita ulteriori approfondimenti. Di certo sarebbe opportuno che la città si preparasse alle celebrazioni del Centenario della Grande Reggio che sarebbe opportuno organizzare in grande per il 2027.