Terminate le operazioni SAR a seguito del naufragio dello yacht Bayesian, la Guardia Costiera sta conducendo un’attività di monitoraggio ambientale sul luogo dell’affondamento, per scongiurare eventuali fuoriuscite di idrocarburi provenienti dallo scafo. Le operazioni vengono svolte con l’impiego di mezzi navali della Guardia Costiera e mediante prelievi di campioni effettuati sulla colonna d’acqua in prossimità del relitto dai sommozzatori dei Nuclei Subacquei Guardia Costiera di Napoli e Messina, con l’ausilio di un veicolo subacqueo a controllo remoto (ROV – Remotely Operated Vehicle) e l’impiego di specifiche sonde parametriche per l’analisi ed il monitoraggio qualitativo delle acque, in collaborazione con il personale dell’Arpa Sicilia. Al momento non si registrano perdite dai serbatoi e non risultano tracce di inquinamento da idrocarburi.
Intanto, sul fronte giudiziario, si è avvalso della facoltà di non rispondere – davanti ai pm di Termini Imerese – il comandante del veliero James Cutfield, indagato per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Il comandante è difeso dagli avvocati Giovanni Rizzuti e Aldo Mordiglia, che hanno lasciato la sala congressi dell’hotel Domina dove il loro assistito è stato interrogato.
E’ intervenuto invece l’ex comandante del Bayesian, Stephen Edwards, che su Linkedin ha provato a ricostruire quanto avvenuto la notte del naufragio. Il portellone sul lato sinistro “al 100% non era aperto”; con un’inclinazione di 45 gradi e i bocchettoni della sala macchine aperti, la barca può avere “seri problemi” e “inizia a imbarcare acqua”; non c’era obbligo di tenere la deriva mobile abbassata; con un cambio repentino delle condizioni meteo, l’equipaggio aveva un “tempo breve per reagire”. Davanti alle coste di Porticiello, aggiunge l’uomo che ha comandato il veliero dal 2015 al 2020, il Bayesian è andato “oltre i suoi limiti operativi”.