Quando si parla di infrastrutture in Calabria già si inizia a tremare: se, poi, il discorso cade malauguratamente sulle nuove infrastrutture – quale il Terzo Megalotto della SS106 – allora la questione diventa spinosa. Se, all’accoppiata SS106, aggiungiamo la parolina magica “Webuild”, allora apriti cielo: sfruttatori, mafiosi, quelli del Ponte, rubano soldi, distruggono il paesaggio e chi più ne ha, più ne metta.
Lavoratori licenziati in tronco… sarà vero?
E se, a questa già “particolare” premessa, uniamo un sit-in di protesta di fronte al centro direzionale del Terzo Megalotto, situato a Villapiana, allora vuol dire proprio che questi colossi sono delle “merde”! Soprattutto se 28 lavoratori rischiano il licenziamento. Ma aspettate, forse non vengono licenziati. Una situazione surreale, quella accaduta tra ieri e oggi e che sta tenendo con il fiato sospeso gli operai di un’azienda appaltatrice del colosso Webuild.
Certo, nessuno dovrebbe perdere il lavoro e noi ci schieriamo sempre dalla parte di tutti coloro che si guadagnano il pane onestamente; ma è pur vero che, nonostante il cantiere oggi sia rimasto fermo, i 28 operai non verranno spediti a casa, semmai altrove. Procediamo quindi per ordine: al grido di licenziamenti immediati da parte della “cattiva” Webuild, esiste una controparte, una situazione particolare che va sciorinata e spiegata per bene.
Analisi strutturali non a norma: un pericolo per i lavoratori
I 28 operai in questione, impegnati sulla tratta Sibari-Roseto, sono stati assunti da un’azienda appaltatrice di Frosinone, la Geoserving srl. Quest’ultima, come tutte le altre company che lavorano al progetto sotto la direttiva webuildiana, è deputata ad eseguire delle analisi strutturali – nel caso specifico sulla galleria di Trebisacce – per proseguire di volta in volta con i lavori rispettando la normativa prevista ed in piena sicurezza per i lavoratori.
Anas Spa, però, ha effettuato lo stesso tipo di analisi strutturali i cui risultati emersi sono differenti: equiparando i campioni, infatti, i dati forniti non sono conformi. Un passaggio fondamentale che, ribadiamo, è primario anche per l’incolumità di chi, tutti i giorni, lavora in quei cantieri. Un margine d’errore inammissibile e Webuild, facendo leva sulle clausole di salvaguardia, ha deciso di rescindere il contratto con la compagnia laziale.
Nessun licenziamento
I lavoratori, si potrebbe pertanto pensare, che siano rimasti a casa: in realtà, proprio ieri, hanno ricevuto una lettera dall’azienda appaltatrice che si è occupata della loro assunzione, di un trasferimento presso la sede centrale in Lazio. Nessun licenziamento pertanto, solo un ricollocamento in altra sede. Certo, trasferirsi da un giorno all’altro in un nuovo posto non è per nulla facile ma, ad onor del vero, è necessario anche evidenziare che nessuno ha licenziato nessuno.
La possibilità di restare sulla tratta Sibari-Roseto
Come se non bastasse, Webuild è già in contatto con un’altra azienda appaltatrice milanese la quale, in caso di accordo raggiunto, andrà a subentrare alla Geoserving già dal prossimo giovedì. Pertanto, i 28 operai, potrebbero essere interamente assunti dalla nuova company e continuare a lavorare sulla tratta Sibari-Roseto. Su quest’ultima possibilità, però, ancora non esiste alcuna ufficialità.
A tal proposito si sono inserite la Filcams Cgil e la Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno, presenti stamane al sit-in di protesta. Andrea Ferrone, segretario generale Filcams, ha quindi affermato: “noi saremo qui perché avvieremo da subito la contrattazione con la nuova società appaltatrice affinché assorba tutto e per intero il personale della Geoserving che oggi si trova ad essere di fatto esodato senza una giusta causa. I diritti non si appaltano! Auspichiamo nei prossimi giorni un tavolo tra le parti per trovare una soluzione dignitosa a questa incredibile vicenda”.