Strutture psichiatriche a Reggio, l’ira dei sindacati contro ASP e Regione: “impegni assunti e disattesi”

La lettera di USB, Coolap, Legacoop ed Unicoop, che richiamano ASP e Regione agli impegni assunti e disattesi

StrettoWeb

“La questione delle strutture psichiatriche nella provincia di Reggio Calabria è ormai da tempo incancrenita; fra la “latitanza” delle istituzioni, le innumerevoli promesse verbali e documentali puntualmente disattese dall’ente pubblico, si è consumata una delle pagine più buie e più lunghe della disastrata sanità in Calabria. Si è tirato un sospiro di sollievo allorquando, per giorno 31 gennaio, sua eccellenza il Prefetto di Reggio Calabria aveva convocato le parti in causa, la Struttura Commissariale della Regione, la Direzione Generale dell’ASP 5, le parti sociali e le cooperative inconcepibilmente rimaste fuori dal processo di accreditamento”. Comincia così la nota di USB, Coolap, Legacoop ed Unicoop, che richiamano ASP e Regione agli impegni assunti e disattesi.

“Anche se la “soluzione” offerta dall’ente pubblico, in presenza del Prefetto, ha rappresentato, anche in questa circostanza, un ennesimo passo indietro rispetto gli impegni all’accreditamento delle Strutture Residenziali Psichiatriche (SRP), proposti dalla stessa Regione e dall’ASP e sottoscritti dalle cooperative già nel 2015, con conseguenti e gravosi oneri economici a carico delle stesse.

Rinnegando, sostanzialmente, tale percorso, l’ente pubblico ha infatti proposto una riconversione delle strutture in tipologia differente, rivolte alla lungodegenza (RSA, Residenze Sanitarie Assistenziali). Quindi, un ripiego. Nonostante ciò le cooperative, il sindacato e le organizzazioni di riferimento avevano dato la disponibilità ad intraprendere tale percorso, purché per lo stesso, come da assicurazioni rappresentate dinanzi al Prefetto, ci fosse da parte dell’ente pubblico l’impegno a compierlo in tempi rapidi e con modalità adeguate a consentire la sopravvivenza delle cooperative, già minata dagli ingenti esborsi sostenuti in relazione al non attuato percorso di accreditamento per responsabilità afferenti unicamente all’ente pubblico. Senza contare gli ancora più gravi effetti conseguenti allo scellerato “blocco” dei ricoveri attuato nell’ASP 5 dal 2015, che ha avuto ed ha conseguenze devastanti sul piano sociale ed ha al contempo ridotto sul lastrico le cooperative, con conseguenti effetti sui lavoratori.

Le cooperative, d’intesa con il sindacato e con il “terzo settore”, hanno in tempi brevissimi trasmesso all’ente pubblico, come da accordi, una sintesi dei contenuti organizzativi del necessario ed urgentissimo accordo tra le parti, atto a regolare la transizione fra l’attuale status delle strutture verso la nuova configurazione. Contenuti che devono garantire, come da accordi, la continuità operativa alle strutture ed ai lavoratori, dando contestualmente risposte, ponendole in primo piano, agli effettivi bisogni dell’utenza.

Emerge la necessità di dare riscontro, seppur parziale in quanto tutt’altro che sufficiente, alla gravissima migrazione sanitaria nel settore della lungodegenza psichiatrica e della disabilità mentale; come esplicitato nella “Rete Territoriale” della Regione e dell’ASP 5, sono ben 900 i pazienti del settore assistiti fuori Calabria e più di altri 100 dell’ASP 5 assistiti in altre province della Regione. Non deve essere consentito, dalle autorità preposte e dalla società civile, che interessi oscuri, che ledono così gravemente i diritti dei pazienti, continuino ad imperversare. Anche per questo occorre dare, da subito, la possibilità alle strutture che transitano verso la nuova configurazione di accogliere i pazienti lungodegenti che non possono trovare posto nelle SRP dell’ASP 5 (in quanto non destinate alla lungodegenza, oltre che per assoluta incapienza numerica dei posti), prevedendo altresì requisiti specifici (pianta organica e parametri tecnici) delle strutture in relazione alla nuova configurazione da assumere.

Ciò posto si deve sottolineare come, ad oggi, nonostante siano trascorsi quasi due mesi dall’incontro tenutosi presso la Prefettura, l’ente pubblico non ha provveduto a convocare le parti per la definizione del richiamato “accordo transitorio”, nonostante l’impegno ad agire assunto dinanzi al Prefetto.

Vige, ancora una volta, il silenzio stridente da parte delle istituzioni. Un silenzio ingiustificabile che stride con le urla delle persone sofferenti ancora oggi abbandonate sulla strada o costrette alla migrazione sanitaria. Conseguenza della inettitudine “storica” della pubblica amministrazione locale, del “blocco dei ricoveri” che ha effetti devastanti sul piano sociale. Di certo non utile al declamato “Piano di Rientro” (sovente inopportunamente richiamato) che la Regione dovrebbe soddisfare, bensì ad ingrassare ben diversi interessi, su cui si aspetta che venga fatta luce.

In relazione a ciò non è possibile tacere ed occorre dare voce a chi, con le “Urla nel Silenzio”, dall’abbandono della strada chiede aiuto, richiamando l’ente pubblico alle proprie responsabilità! Non dimenticando, altresì, la condizione dei lavoratori, prestatisi per trenta e più anni ad un servizio delicato e sacrificante, che ora vedono alla soglia dei 60 anni, minare il futuro loro e delle famiglie. Un bel “ringraziamento”, un’altra, grave ed ingiustificabile, ingiustizia sociale.

Si richiama pertanto la necessità che la Regione e l’ASP, congiuntamente, provvedano a convocare nell’immediato le parti in causa per poter definire l’accordo transitorio nel termine di giorni 15 dalla presente nota. Si chiede, sin da ora, a Sua Eccellenza il Prefetto di voler sollecitare l’azione dell’ente pubblico in tal senso ed, in mancanza di fattivo riscontro, di voler provvedere a convocare le parti a stretto giro. Le organizzazioni firmatarie preannunciano che in mancanza di esito positivo nel prefissato termine daranno luogo ad ogni forma di protesta collettiva nei confronti dell’operato dell’ente, coinvolgendo le forze sociali del Terzo Settore e le organizzazioni sensibili alle problematiche evidenziate”, si conclude la lettera.

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