“Borsellino è morto sapendo di morire, quando è diventato Procuratore di Palermo tutti sapevamo che sarebbe stato ammazzato, lui per primo, era un conto alla rovescia: è questa la grandezza di Borsellino“. E’ quanto dichiarato dal procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, intervistato da Marco Carrara a Timeline su Rai 3. “La gente spesso non denuncia perché non si fida, spesso noi come forze dell’ordine e come magistrati non siamo credibili, non riusciamo a trasmettere fiducia, è un problema soprattutto nostro“, ha spiegato ancora il magistrato calabrese simbolo dell’antimafia.
“Sono preoccupato perché a fine anno arriverà in modo significativo il fentanyl, in Usa sta provocando più morti della guerra in Vietnam, è stato il secondo argomento quando Biden e Xi Jinping si sono visti. Arriverà anche in Europa e bisogna attrezzarsi ma è difficile perché è una droga sintetica“, ha precisato ancora Gratteri. “Se si analizzano i fiumi Tevere e Arno si trovano tracce consistenti di cocaina – ha detto – L’aumento di tossicodipendenti in Italia e in Europa è continuo, sono in aumento le morti da infarto di 40-50-60enni per l’uso di cocaina, che fa meno impressione perché non c’è l’ago“.
TikTok è la vetrina delle mafie
Con uno dei magistrati più esposti nella lotta alla ‘ndrangheta Carrara ha parlato del rapporto tra mafie e social. Gratteri ha raccontato la sua vita da 35 anni sotto scorta, rispondendo ai tanti utenti che sui social accostano il suo impegno a quello di Falcone e Borsellino. “TikTok è la vetrina delle mafie: si fanno vedere ricchi, firmati, con tanti soldi e dicono ‘noi siamo il nuovo modello, vuoi diventare come noi?’. I giovani non strutturati si trovano avviluppati e pensano che quello sia il loro futuro. I social per i mafiosi sono una sfida alle istituzioni, un’esternazione di arroganza“, ha detto ancora Nicola Gratteri a Marco Carrara.