Cosa si prova, adesso, dall’altra parte? Uno dei pochi a poterlo capire è Demi Arena. L’ex Sindaco di Reggio Calabria starà sicuramente seguendo le vicende riguardanti il Comune di Bari, con l’ipotesi di scioglimento per infiltrazioni mafiose. Oltre 10 anni fa ci passò, ahinoi, la città dello Stretto: Arena era il primo cittadino quando il Comune fu sciolto per contiguità mafiose. Fu una pagina triste per la città, che segnò l’inizio della fine, ma triste anche per lui, sommerso da un provvedimento da cui si difese in ogni modo possibile.
Oggi, a qualche mese tra l’altro dall’assoluzione per un’altra inchiesta, quella sul falso in bilancio, Arena è sereno. L’ex Sindaco reggino ha rilasciato un’intervista a Radio 24, parlando proprio della situazione barese e delle similitudini con quella che lo ha direttamente coinvolto nel 2012. “Storicamente – ha detto – nello scioglimento dei Comuni prevale la lotta politica, sono provvedimenti che scaturiscono dalla politica a cui si aggiunge poi un sistema di potere che fa riferimento alle lobby ministeriali del Ministero dell’Interno. Le dinamiche sono perverse, sospendono la democrazia e comprimono i principali diritti. E’ un meccanismo dettato da una norma che da oltre 20 anni giuristi, procuratori, parlamentari, Commissione Antimafia sostengono di dover cambiare e ciò non avviene, con questi effetti. A subire poi sono soprattutto le comunità, più della politica”.
E in riferimento a Decaro, afferma: “mi sento di esprimere vicinanza all’uomo e al Sindaco Decaro. Chi fa il Sindaco lo fa per motivazioni e vicinanza al territorio. Avendo vissuto la stessa disavventura posso capire la sofferenza che sta provando. Probabilmente fra i tanti pensieri che lo affliggono ci sarà anche quello di non aver fatto abbastanza da Presidente dell’Anci per rendersi promotore del cambiamento della norma. Oggi purtroppo cade anche lui in questo tritacarne, forse l’Anci avrebbe potuto far di più per promuovere la modifica di questa legge”.
Gli effetti maggiormente devastanti però, e a Reggio lo si è visto, ricadono sulla città: “auguro alla comunità barese – continua Arena – che il Comune non venga sciolto per gli effetti devastanti che crea nelle città, tutto però rientra in questa forte contrapposizione politica dove la politica utilizza i problemi come mezzo di scontro ma non li affronta”.
Arena precisa tuttavia che “il provvedimento adottato dell’invio della commissione d’accesso a Bari è un atto dovuto, automatico. Poi la commissione svolgerà un ruolo che in passato non è stato neutro, ma guidato da quel sistema spiegato in precedenza. L’unico strumento serio è cambiare la legge, che non ha raggiunto gli obiettivi che si prefiggeva”, insiste l’ex Sindaco.
Le pressioni del PD di allora: Arena fa i nomi
“Cosa ne penso della foto di Piantedosi con Forza Italia che preme sul ministro per far partire questo accesso? Ho rivisto la stessa foto dei parlamentari del Pd per Reggio Calabria”, evidenzia Demi Arena. “Come è stato per Decaro, anche me all’epoca tutto partì da una forte pressione dei parlamentari PD. Erano Moro, la Calipari, Oliverio – che di recente è stato vittima anche di meccanismi che governano il Sud – e tanti altri. E’ un processo che si ripete”.
Poi la chiusura con una nota amara: “il mio Comune ha fatto da apripista, il provvedimento per Reggio Calabria non fu sanzionatorio ma preventivo. Si trattò di contiguità, e non di infiltrazione, per la prima volta. Secondo il provvedimento non c’erano le infiltrazioni, ma le condizioni perché la mafia si potesse infiltrare. E’ una teoria che non fa parte di uno stato civile”, ha concluso.