Clamoroso annullamento per due detenuti del sequestro di cellulari e altri oggetti elettronici

Dopo il maxi sequestro del 7 febbraio scorso, due detenuti del carcere di Rossano non hanno avuto la convalida: i dettagli

StrettoWeb

Il 7 febbraio un sequestro operato dalla Polizia Penitenziaria nel carcere di Rossano (Cosenza), ha avuto ampio risalto mediatico per via dell’elevato numero di cellulari e materiali elettronici sequestrati, nonché per il cospicuo numero di detenuti coinvolti nell’ operazione: quasi cento reclusi, molti dei quali nei reparti di alta sicurezza. Il sequestro è stato convalidato per ognuno di loro, tranne che per M.G. e P.G. entrambi difesi dall’ avvocato Mario Alberelli del Foro di Cosenza il quale, rilevando l’insussistenza del fumus del reato, si è opposto alla Convalida del sequestro operato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, ritenendo illegittimi sia il Sequestro che la successiva Convalida.

L’avvocato Alberelli ha dichiarato: “Sono particolarmente soddisfatto, non solo perché è stato annullato il sequestro nei confronti dei miei assistititi, ma anche perché il Tribunale del Riesame, in una composizione così altamente qualificata, ha accolto tutti i motivi di ricorso che ho suggerito”.

Il Collegio giudicante, composto dalla Dott.ssa Paola Lucente, dalla Dott.ssa Stefania Antico e dalla Dott.ssa Iole Vigna, accogliendo l’istanza di riesame dell’avvocato Mario Alberelli, ha ritenuto illegittimo il Sequestro e la successiva convalida, per erronea attribuzione agli indagati dei beni oggetto di sequestro. Innanzitutto non è stato dato l’avviso ai detenuti di nominare un difensore. Infatti il 6 febbraio 2024, in un orario non meglio specificato nel Verbale di sequestro, la Polizia Penitenziaria ha asportato cellulari e altro materiale elettronico e solo il giorno 7 febbraio 2024, quasi 48 ore dopo, è tornata dai detenuti ad avvisarli che potevano farsi assistere da un difensore. Tale dettaglio non è sfuggito all’ avvocato Alberelli che ha evidenziato altresì un contrasto narrativo e certificativo tra il Decreto della Procura, ove si descrive che i cellulari erano “detenuti nelle camere di pernottamento”, ed il Verbale di sequestro della Polizia Penitenziaria ove invece si specifica che i “cellulari erano nell’ariatore metallico del bagno delle camere”. Inoltre i cellulari nell’ariatore metallico che si trova nel bagno, che a sua volta si trova nella cella, può averceli messi chiunque, visto che al gabinetto, di solito, si va da soli ed il bagno è per definizione una stanza ad uso strettamente privato. Chi entra in bagno non può sapere cosa ha occultato chi ha usato precedentemente i servizi igienici.

Non si può certo pretendere che, per procedere legittimamente al sequestro, la Polizia debba avere diretta percezione dell’illecito penale, ma è necessaria non solo la presenza degli indizi di reato, ma anche e soprattutto il collegamento inequivocabile tra le tracce di reato e l’indiziato. Ogni smartphone rinvenuto in carcere è sicuramente un indizio di reato, ma è mancato il legame tra i due detenuti del reparto di alta sicurezza ed il materiale elettronico che potrebbe aver lasciato lì chiunque. A conferma dell’illegittimità del sequestro l’avvocato Alberelli ha sottolineato come non si sia proceduto nemmeno a perquisizione personale nei confronti dei detenuti, a riprova di quanto mancasse il fondato motivo di ritenere occultate tracce di reato sulle loro persone. E’ quindi mancata, prima ad opera della Polizia Penitenziaria e poi da parte della Procura della Repubblica procedente, la motivazione sull’attribuzione dei beni sequestrati alle due persone ristrette. In mancanza di prove certe, per gli inquirenti, nel dubbio, la detenzione dei cellulari era attribuibile a tutti, mentre per il Tribunale del Riesame è valso invece il sempreverde brocardo latino “in dubbio pro reo”, nel dubbio, cioè, in favore dell’imputato.

Poiché non è prevista per legge la restituzione di cose che costituirebbero esse stesse reato, i telefoni restano dov’erano, cioè a disposizione della Procura della Repubblica di Castrovillari. Il Tribunale del Riesame di Cosenza ha annullato il Sequestro, ed a catena la Convalida nei confronti dei due detenuti M.G. e P.G. difesi dall’avvocato Mario Alberelli, ed ha stabilito a chiare lettere che nei loro confronti non sussiste il fumus del reato. È stato quindi reciso il vincolo giuridico e procedimentale del sequestro fra le tracce di reato ed i due detenuti.

Condividi