Moglie di Michele Reina: “ad ucciderlo non fu solo la mafia”

L'amministrazione comunale ha oggi scoperto una targa nel luogo dell'agguato in via Principe di Paternò

StrettoWeb

Mio marito è stato il primo dimenticato tra le vittime della mafia. Anche se sono passati quarantacinque anni, questa giornata è per noi molto importante“. Lo ha detto stamane Marina Pipitone, vedova di Michele Reina, il segretario provinciale della Democrazia cristiana e consigliere comunale, ucciso dalla mafia 45 anni fa a Palermo. Era in auto accanto al marito quando entrò in azione il killer. L’amministrazione comunale ha oggi scoperto una targa nel luogo dell’agguato in via Principe di Paternò.

“Non ho mai capito perché è stata una vittima dimenticata – ha detto Marina Pipitone – ho lottato perché gli venisse dato il giusto riconoscimento. Aveva iniziato il rinnovamento del partito, aveva lottato contro la mafia e si era esposto con i boss. Aveva evidenziato tutte quelle cose che non andavano. Il rammarico è che non è stato individuato l’esecutore e non tutti i mandanti del delitto. Non è stato solo un delitto mafioso, questo è ovvio. Questa città deve ricordare tutte le sue vittime”.

La verità processuale ha condannato i vertici mafiosi: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Pippo Calò, Antonino Geraci, Michele Greco e Francesco Madonia. Oggi in una cerimonia in via Principe di Paternò, luogo dell’agguato, è stata scoperta una targa per ricordare il politico, alla presenza del sindaco Roberto Lagalla.

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