Sanità: al Sud si muore prima che al Nord, il rapporto Svimez spiega perchè

Nel 2022 la speranza di vita alla nascita per i cittadini meridionali era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno del Centro e del Nord-Ovest, 1,5 rispetto al Nord-Est

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Servizi di prevenzione e cura più carenti, minore spesa pubblica sanitaria, più lunghe distanze da percorrere per ricevere assistenza, soprattutto per le patologie più gravi: è sempre più ampio il divario sanitario tra Sud e Nord Italia, con il meridione che vede in generale peggiori condizioni sanitarie e mortalità per tumori più elevata. È quanto emerge dal report ‘Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute’, promosso da Svimez in collaborazione con Save the Children e presentato oggi.

Nel 2022 la speranza di vita alla nascita per i cittadini meridionali era di 81,7 anni, 1,3 anni in meno del Centro e del Nord-Ovest, 1,5 rispetto al Nord-Est. Mezzogiorno che rincorre anche sui dati di spesa sanitaria: a fronte di una media nazionale di 2.140 euro la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro), Campania (1.818 euro), Basilicata (1.941 euro) e Puglia (1.978 euro). Per la parte di spesa in conto capitale, i valori più bassi si ravvisano in Campania (18 euro), Lazio (24 euro) e Calabria (27 euro), mentre il dato nazionale si attesta su una media di 41 euro. Inoltre sui Lea (livelli essenziali di assistenza) 5 regioni del Mezzogiorno risultano inadempienti.

Aumentare la spesa sanitaria – si legge nel rapporto – è la priorità nazionale. Andrebbe inoltre corretto il metodo di riparto regionale del Fondo per tenere conto dei maggiori bisogni di cura nei territori a più elevato disagio socio-economico. L’autonomia differenziata, inoltre, rischia di ampliare le disuguaglianze nelle condizioni di accesso al diritto alla salute“.

La crescita della spesa sanitaria, rileva il report, si è arrestata dopo l’emergenza Covid, “con i divari territoriali che restano ampi“. In base alle recenti valutazioni del Crea (Centro per la ricerca economica applicata in sanità), sono il 6,1% le famiglie italiane in povertà sanitaria, perché hanno riscontrato difficoltà o hanno rinunciato a sostenere spese sanitarie. Nel Mezzogiorno la quota la povertà sanitaria riguarda l’8% dei nuclei familiari, una percentuale doppia rispetto al 4% del Nord-Est (5,9% al Nord-Ovest, 5% al Centro).

Sempre nel meridione, la speranza di vita è minore al Sud di 1,5 anni: più alta anche la mortalità per tumore, pari al 9,6 per 10 mila abitanti per gli uomini rispetto a circa l’8 del Nord. equità del Ssn. “I dati del report – sottolinea il dg della Svimez Luca Bianchi – offrono la fotografia preoccupante di un divario di cura che si traduce in minori aspettative di vita e più alti tassi di mortalità per le patologie più gravi nelle regioni del Mezzogiorno. Rafforzare la dimensione universale del Sistema sanitario nazionale è la strada per rendere effettivo il diritto costituzionale alla salute”.

“La condizione di povertà familiare – afferma da parte sua Raffaela Milano, responsabile dei Programmi Italia – Europa di Save the Children – incide fortemente sui percorsi di prevenzione e sull’accesso alle cure da parte dei bambini. È necessario un impegno delle istituzioni a tutti i livelli per assicurare una rete di servizi di prevenzione e cura per l’infanzia e l’adolescenza all’altezza delle necessità, con un investimento mirato nelle aree più deprivate”.

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