Agente penitenziario suicida a Cosenza: aveva provato ad uccidere moglie e figlio

L'agente Provenzano ha sparato due colpi di pistola contro moglie e figlio e poi si è tolto la vita: soffriva di stress a causa del lavoro

StrettoWeb

Emergono nuovi sconcertanti dettagli sulla tragedia che ha colpito il piccolo comune di Mangone in provincia di Cosenza: l’agente penitenziario Mario Francesco Provenzano, impiegato come capo coordinatore del Corpo di Polizia Penitenziaria nel carcere del capoluogo, ha deciso di farla finita sparandosi con la pistola d’ordinanza. Un gesto terribile, ma quello che emerge è un quadro ancora più terrificante: l’uomo avrebbe infatti provato ad ammazzare, con quella stessa pistola, la moglie e il figlio presenti in casa.

La lite e le minacce di morte

Secondo una prima ricostruzione da parte delle forze dell’ordine, Provenzano sarebbe rientrato ieri dopo il turno di lavoro notturno. Una volta a casa, avrebbe cominciato a litigare con la moglie: una discussione così accesa tanto da desiderare di spararla. E infatti Provenzano, prima di puntare l’arma contro se stesso, ha sparato due colpi all’indirizzo della donna la quale, miracolosamente, è riuscita a fuggire con in braccio il piccolo di 5 anni. Una volta fuori, avrebbe chiesto l’aiuto dei vicini e, in quel momento, Provenzano si sarebbe tolto la vita. Fortunatamente, la figlia 12enne si trovava a scuola.

Su quanto accaduto indagano il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo, il comandante provinciale dell’Arma e la Polizia penitenziaria di Cosenza  che hanno ricostruito la dinamica della vicenda. Preziosa la testimonianza della moglie sopravvissuta la quale, durante la deposizione, ha spiegato che il marito soffriva un momento di forte stress a causa del lavoro e della recente morte del padre.

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