Trovato il movente segreto dell’omicidio Borsellino? Dopo 32 anni scovate intercettazioni dei fratelli Buscemi

Negli archivi della Procura di Palermo sono stati trovati i nastri contenenti le intercettazioni dei fratelli Nino e Salvatore Buscemi, collegati all'omicidio Borsellino

StrettoWeb

A distanza di 32 anni dalla morte del giudice Paolo Borsellino negli archivi della Procura di Palermo sono stati trovati i nastri contenenti le intercettazioni dei fratelli Nino e Salvatore Buscemi, imprenditori mafiosi vicini a Totò Riina, divenuti soci del gruppo Ferruzzi di Raul Gardini. Lo ha rivelato oggi la Presidente della Commissione nazionale antimafia Chiara Colosimo, all’inizio dell’audizione dell’ex pm Gioacchino Natoli, storico componente del pool antimafia di Giovanni Falcone. “A seguito di specifica richiesta la Procura ha fatto pervenire una nota per spiegare che i nastri erano conservati negli archivi dell’ufficio ma che non è stato possibile reperire tre dei 4 brogliacci riferiti a quelle intercettazioni“.

All’epoca dei fatti Natoli chiese e ottenne per i fratelli Buscemi l’archiviazione in un’inchiesta per riciclaggio. L’indagine era nata su input della Procura di Massa Carrara, che indagava sulle infiltrazioni di Cosa Nostra nelle cave di marmo. Una vicenda di cui ha parlato recentemente Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino e legale dei figli del giudice ucciso in via D’Amelio. L’avvocato ha ora collegato l’indagine sui Buscemi a quelle del Ros di Mario Mori su mafia e appalti. Secondo lui sarebbero il movente segreto della strage Borsellino. Natoli, spiega il legale, oltre all’archiviazione chiese pure di smagnetizzare le intercettazioni e distruggere i brogliacci.

Borsellino: la versione di Natoli

Gioacchino Natoli ha dunque chiesto di essere audito “per chiarire alcune circostanze” dopo le audizioni in Commissione antimafia “in cui era stato fatto riferimento a un provvedimento sottoscritto dal dottor Natoli nel 1992 con cui veniva dato l’ordine di distruggere nastri e intercettazioni in un procedimento proveniente da Massa Carrara sulle cointeressenze dei fratelli Buscemi”, ha spiegato la Presidente Colosimo.

L’ex pm Natoli ha fatto pervenire alla Commissione una attestazione della Procura da cui si evince che “quelle bobine e quei brogliacci non sono stati distrutti ma dovrebbero essere conservati negli archivi della Procura“.

Natoli: “rapporto mafia e appalti è una concausa ma non accelerò l’attentato”

Tutte le sentenze rese dall’autorità giudiziaria di Caltanissetta convengono su un punto: purtroppo la strage di via D’Amelio, come quella di Capaci, hanno una molteplicità di concause all’interno delle quali si ascrivono quelle riconducibili al rapporto di mafia e appalti, ma solo come concausa e non come causa esclusiva o causa acceleratrice“, ha precisato l’ex giudice Gioacchino Natoli, durante l’audizione davanti alla Commissione nazionale antimafia. Natoli è stato per molti anni pm alla Procura antimafia di Palermo e rappresentò l’accusa nel processo Andreotti.

“Ricostruzioni false, da Trizzino gravissime accuse”

Fornirò un resoconto ordinato degli accadimenti come risultano dai documenti ufficiali dell’epoca e non da ricostruzioni inesatte, se non oggettivamente false in alcuni passaggi, che sono state proposte in precedenza rispetto alla mia audizione“, ha sottolineato Natoli. Nelle scorse settimane Fabio Trizzino, il legale della famiglia di Paolo Borsellino, aveva parlato di quei documenti, sottolineando come proprio lo storico membro del pool Antimafia ne avesse chiesto la distruzione.

Sono venuto a conoscenza delle gravissime insinuazioni e delle accuse mosse nei miei confronti solo a seguito della pubblicazione di alcuni articoli di stampa che richiamavano le dichiarazioni rese dell’avvocato Fabio Trizzino dal 27 settembre al 24 ottobre scorsi – ha spiegato Natoli –. L’enorme sorpresa per le accuse di sostanziale infedeltà è dovuta non tanto al fatto che mai, nei 31 anni trascorsi da quei fatti, è stato da alcuno anche solo ipotizzata l’idea che mia attività di magistrato fosse stata ispirata a principi che non fossero di correttezza e rispetto della legalità, ma soprattutto perché si fondano su una ricostruzione degli avvenimenti distorta e del tutto destituita di fondamento“.

Strage Borsellino, Natoli: “le bobine con le intercettazioni mai consegnate a Palermo”

L’avvocato Trizzino ha riferito a questa Commissione che in data 25 giugno 1992 avrei disposto la smagnetizzazione delle bobine relative alle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Massa Carrara (il che, come dimostrato, è falso), tanto che lo stesso ha rimarcato la gravità di tale iniziativa, ricordando che il dottor Lama (il pm di Massa ndr) aveva chiaramente evidenziato l’importanza di quegli atti investigativi ormai divenuti non più conoscibili e dunque inutilizzabili in futuro per le indagini sulle stesse stragi“, ha detto ancora Natoli davanti alla Commissione nazionale antimafia.

“Non vi era certamente alcun mio illecito interesse a distruggere una fonte di prova rilevante”

Come documentato, si tratta di una affermazione clamorosamente falsa, perché le bobine delle intercettazioni telefoniche eseguite su indicazione della Procura di Massa Carrara non furono mai consegnate a Palermo, e perché l’ordine di smagnetizzazione atteneva esclusivamente ai decreti emessi dal GIP di Palermo“, dice. “Chiarito definitivamente questo aspetto – ossia che le intercettazioni del fascicolo di Massa Carrara sono sempre rimaste nella disponibilità di quella Procura della Repubblica – è necessario ora illustrare l’origine e la ragione del provvedimento di smagnetizzazione da me sottoscritto su sollecitazione del personale dell’Ufficio Intercettazioni e che – come ormai noto a questa Commissione sin dal 9 ottobre 2023 con certificazione da me prontamente inviata al Presidente – non fu mai eseguito dal personale dell’Ufficio Intercettazioni della Procura di Palermo“.

Mancata esecuzione che dimostra, ove ve ne fosse bisogno, che non vi era certamente alcun mio illecito interesse a distruggere una fonte di prova rilevante (come pure sembrerebbe essere stato adombrato), giacché in tale evenienza avrei ovviamente curato che la smagnetizzazione fosse portata a compimento in tempi celeri“, prosegue.

La rilevanza ai fini delle indagini

E prosegue Natoli: “Come già chiarito, e come risulta dai ricordati atti del GICO di Palermo del 26 marzo 1992, il provvedimento del 25 giugno 1992 avrebbe riguardato comunque le sole intercettazioni eseguite nell’ambito delle ”indagini collegate” della Procura di Palermo, aventi ad oggetto conversazioni dal “tenore privato o familiare e non attinenti al servizio e che non avevano alcuna rilevanza ai fini delle indagini, come si legge chiaramente alle pagine 6-7 della annotazione del GICO del 26 marzo 1992 e nelle precedenti note con cui si richiedeva al PM Natoli di non proseguire le intercettazioni“.

Ciò è dimostrato ancora, come già detto in precedenza, dalla ”trascrizione integrale” delle 29 intercettazioni allegate alla citata annotazione conclusiva del Gico“, conclude Natoli.

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