“La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”. E’ chiaro il proposito degli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa e molti altri che invaderanno la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in proposte concrete. Gli agricoltori in occasione del vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche il premier Giorgia Meloni, scendono in piazza a Bruxelles contro le follie dell’Unione Europea che minacciano l’agricoltura italiana”ì.
La Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune (Pac). L’appuntamento “Non è l’Europa che vogliamo” è per domani giovedì 1° febbraio dalle ore 9:30 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare, con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne.
Un obiettivo che è il risultato della lunga battaglia della Coldiretti insieme alle altre grandi organizzazioni agricole europee a partire dalla francese Fnsea con la quale è stato costruito un fronte comune. Nelle ultime settimane Coldiretti ha intensificato gli incontri con altre realtà europee e con Ministri dell’agricoltura di altri Stati membri. “Bene la proposta di deroga, che avevamo già ottenuto per la crisi Ucraina, e ora è necessario sia cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac)”.
“È, come diciamo da anni, una scelta sbagliata, una delle eredità della folle era Timmermans con il quale, aprendo una breccia, Coldiretti, unica in Europa, si è confrontata molto duramente. Non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare. Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale”.
“Anche per questo – conclude Prandini – ci deve essere una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. Gli effetti di normative ideologiche e senza freni rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare degli italiani, a partire dalla Dieta Mediterranea, e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie”.