L’Ordine dei medici regionale di Trapani e i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara vogliono costituirsi parte civile nel procedimento a carico del medico Alfonso Tumbarello che ha curato il boss Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Tumbarello, imputato davanti al gip, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il medico ha prescritto per mesi analisi e cure al capomafia che utilizzava all’epoca l’identità del geometra Andrea Bonafede, suo paziente.
Secondo i giudici Gianluca De Leo e Piero Padova e l’aggiunto Paolo Guido Tumbarello sapeva a chi sarebbero andate le sue prescrizioni, ovvero a Matteo Messina Denaro. La linea difensiva del medico sostiene che il vero Bonafede gli chiedeva esami e ricette per il suo cancro al colon spiegandogli che non si faceva visitare allo studio perché non si sapesse della sua patologia. Il geometra l’avrebbe anche invitato a mantenere il segreto sulla sua patologia per motivi di riservatezza.
Già nello scorso mese di marzo, a due mesi dall’arresto del boss di Castelvetrano, Tumbarello aveva affermato di non sapere chi fosse il suo paziente. “Non ho mai avuto contatti, né diretti né indiretti, né professionali né personali, con questo soggetto che è stato identificato come Messina Denaro Matteo – aveva dichiarato il medico -. Oltretutto, le ripeto, signor giudice, io per questi tre anni che c’è stato… ho condotto una vita monacale, casa e lavoro, senza alcuna frequentazione in giro per Campobello, nella maniera più assoluta”.



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