Minacce all’oncologo di Messina Denaro: “fai la fine di Falcone e Borsellino”

L'oncologo Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia dell'ospedale dell'Aquila, che aveva in cura Messina Denaro è sotto sorveglianza

Pesanti minacce sono arrivate via web ad uno dei medici che, fino a pochi giorni fa, avevano in cura il boss Matteo Messina Denaro. Si tratta di Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia dell’ospedale dell’Aquila, costretto a vivere nel terrore e sotto stretta vigilanza da parte delle forze dell’ordine. Vittima di un pesante minaccia in stile mafioso, il dottor Mutti ha preso in carico il paziente Messina Denaro, affetto da tumore al colon al quarto stadio, fin dal suo arrivo all’Aquila.

Qualche settimana fa il direttore dell’Oncologia ha ricevuto su Messenger tre messaggi dal profilo di tale “Micael D’Angelo“, nome ovviamente fittizio. In uno di questi messaggi al medico veniva intimato di prestare le migliori cure a Messina Denaro altrimenti “lo avrebbe fatto saltare in aria come accaduto a Falcone e Borsellino“. Il medico ha subito fatto denuncia e il caso è stato preso in carico dagli agenti della Squadra mobile della Questura, oltre che dalla polizia postale dell’Aquila.

Le indagini

Sono così state avviate delle indagini, con iscrizione sul registro degli indagati per minacce. La vicenda, per la sua delicatezza, è finita sul tavolo dalla Procura Distrettuale antimafia dell’Aquila. Intanto un Comitato ad hoc interforze ha stabilito di non concedere al primario una scorta, ma una vigilanza.

Nel corso dell’indagine in corso è stato identificato il presunto autore in M.N., giovane di 20 anni originario della provincia di Salerno, che risulta irreperibile. Il ragazzo è stato poi rintracciato a Torino, ospite di un amico, estraneo alle contestazioni mosse dalla Dda aquilana. Sottoposto a perquisizione, gli investigatori gli hanno sequestrato il cellulare per essere analizzato.

Al momento viene esclusa un’appartenenza del giovane al mondo mafioso, ma sul punto non si esclude che con il passare dei giorni, la contestazione di minacce possa essere comunque inserita nell’ambito del reato più grave, ovvero quello mafioso.