Il presidente della sezione lavoro del tribunale di Catanzaro Emilio Sirianni non potrà più rivestire il proprio ruolo. Il plenum del Csm ha approvato a maggioranza la relazione di maggioranza uscita dalla quinta commissione che chiedeva la non riconferma di Sirianni per avere dato consigli legali al sindaco di Riace Mimmo Lucano, poi condannato in primo grado per alcuni reati in relazione all’accoglienza dei migranti nel comune in provincia di Reggio Calabria.
La nota della Cgil
“Il potere in Calabria torna a mostrare con protervia il suo vero volto rimuovendo dall’incarico, con un voto a maggioranza del Consiglio Superiore della Magistratura, il presidente della sezione lavoro della Corte d’Appello di Catanzaro”. Lo afferma in una nota la Camera del lavoro Cgil di Cosenza. “Il giudice, preso di mira per la sua dichiarata vicinanza a Mimmo Lucano – prosegue la nota – era stato indagato per favoreggiamento ed era stato prosciolto dalla procura di Locri; allo stesso modo il Csm aveva già archiviato un fascicolo in cui si valutava l’ipotesi della incompatibilità ambientale. Così, mentre il ministro della Giustizia immagina di ‘rimodulare’ e cancellare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e progetta di limitare drasticamente la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni, l’organo di autogoverno della magistratura utilizza l’intercettazione di una conversazione privata, ampiamente pubblicata dagli house organs della destra, in cui il magistrato esprime delle opinioni e, cosa ancor più grave, lo fa mentre parla al telefono con l’ex sindaco di Riace e ne approfitta per rimuovere dall’incarico l’autorevole esponente di Magistratura democratica”. “Evidentemente – sostiene il sindacato – si è voluto mandare ancora un segnale ai calabresi perché abbiano ben chiaro chi comanda da queste parti. Non importa se per farlo si colpisce un magistrato che in questi anni abbiamo apprezzato per la serietà e il rigore professionale. Nel tempo in cui sono stati fatti a pezzi le principali tutele e i diritti di chi lavora, il suo solido ancoraggio ai principi della Costituzione ha rappresentato per noi e per l’intero mondo del lavoro una garanzia ed un punto di riferimento e non potevamo certo tacere di fronte ad una punizione ingiusta ed immotivata”.