“Si può morire anche così di lavoro in Calabria, in una notte di sabato, su una strada ostile dopo un turno a nero di chissà quante ore passato a servire tra l’allegria di chi festeggia il suo evento. Ci sono tante “squadre” organizzate di “servitori” pronti a sacrificarsi per rendere il vostro momento indimenticabile e per permettere alle aziende turistiche di non badare troppo alle regole; d’altronde chi è così cinico e baro da venirti a controllare durante una festa? A meno che non si tratti del Matrimonio della figlia di Don Vito Corleone dovresti stare abbastanza tranquillo”.
E’ quanto leggiamo, sgomenti e increduli, in una nota ufficiale inviata alla stampa dalla Segreteria Regionale della Filcams Cgil della Calabria. La nota prosegue rincarando ulteriormente la dose: “Per questo le aziende ne approfittano, si approfitta del bisogno di una persona anziana che per sbarcare il lunario si inventa il secondo lavoro, perché con il solo stipendio non ci si arriva a campare dignitosamente. Si approfitta della voglia di emancipazione dei giovani che non vogliono dipendere dai genitori per cui anziché passare il sabato sera a divertirsi con gli amici, colgono l’occasione per farsi qualche soldo. Si approfitta di un sistema che continua a considerare “lavoretto” il sacrificio ed il sudore di chi serve tra i tavoli di un ricevimento“.
“La Filcams Cgil Calabria – conclude la nota – esprime profonda tristezza e dolore per la tragedia che a colpito gli affetti più cari dei lavoratori travolti stanotte sulla Trasversale delle Serre. Continua il nostro impegno e la nostra azione per qualificare e regolarizzare il settore del Turismo in Calabria, perché nessuno debba morire di lavoro e di bisogno”.
Perchè sono parole inaccettabili: non è stata una morte sul lavoro, ma un tragico incidente stradale
A nostro avviso, toni e contenuti di questa nota stampa sono sconvolgenti al punto che abbiamo riflettuto a lungo se pubblicarla o meno. Lo facciamo prendendone le distanze. In Calabria come in tutto il resto d’Italia ci sono sicuramente approfittatori e speculatori che violano la legge, ma sono una minoranza rispetto a tutte le persone per bene, aziende, imprese e attività che operano tra mille difficoltà per riuscire a garantire ogni mese lo stipendio a lavoratori regolarmente sotto contratto come da leggi vigenti. Come si può, a poche ore dal drammatico episodio della scorsa notte, considerare una “morte sul lavoro” quello che è stato a tutti gli effetti un drammatico incidente stradale? Ogni anno in Calabria abbiamo drammaticamente circa 90 morti per incidenti stradali, significa più di sette morti al mese, e i sindacati dovrebbero impegnarsi per chiedere più sicurezza sulle strade, migliori infrastrutture, maggiori controlli sulle violazioni del codice della strada, tutte soluzioni rispetto a questa tragica mattanza che nulla hanno a che vedere con il mondo del lavoro.
La gente muore in strada, purtroppo, quando si sposta per qualsiasi motivo, compreso ovviamente il lavoro. Come si può criminalizzare un intero settore e un’intera regione, ma anche umiliare una dignitosissima categoria di lavoratori come i camerieri dei locali degli eventi etichettati come “servi”, speculando su un episodio di cui ancora neanche si conoscono i dettagli? Se, invece, la Filcams Cgil Calabria conosce direttamente nomi e cognomi di lavoratori schiavizzati e aziende che operano con quelle modalità, farebbe bene a presentare denuncia in Procura anziché gettare fango nel mucchio.