Salvatore Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa di Palermo, Antonio, è stato fermato insieme ad altri tre uomini d’onore dalla Procura di Palermo. Lauricella, detto “Scintillone“, stava mettendo insieme una grossa somma in contanti per prepararsi alla latitanza. Voleva far perdere le proprie tracce prima che la Cassazione rendesse definitiva la sua condanna per associazione mafiosa.
La volontà di darsi alla latitanza è provata anche da una conversazione intercettata tra due mafiosi. Questi, parlando di Lauricella, dicevano: “Il 25 aprile gli vengono le crisi…questo latitante ora si butta“, diceva uno dei due. Il boss, per il quale era caduta la misura di detenzione in carcere dopo l’arresto, da Palermo si era trasferito a Villabate, circostanza che allarmava gli affiliati locali che temevano le ingerenze negli affari di un capo di peso come lui.
“A Palermo puoi fare quello che vuoi, io ti voglio bene ma puoi andare a c..a largo“. Lo diceva un uomo d’onore intercettato riferendo una sua conversazione con Lauricella che era stato avvertito di rispettare gli equilibri locali.
Uno degli arrestati con Lauricella meditava vendetta contro un pentito
“Un po’ di sangue glielo devo fare buttare però“. Lo diceva Francesco Terranova, uno dei boss fermati oggi dalla Procura di Palermo, meditando vendetta contro il pentito Stefano Lo Verso. Il particolare emerge dall’indagine dei carabinieri che oggi ha portato in cella quattro persone tra cui il boss Salvatore Lauricella.