Gli avvocati difensori della sorella di Matteo Messina Denaro, Rosalia, hanno chiesto l’annullamento della ordinanza di custodia cautelare. Per la donna era stato disposto il carcere, dopo l’arresto nei giorni scorsi per associazione mafiosa. L’istanza è stata presentata ai giudici del Riesame che si sono riservati la decisione. A rappresentare l’accusa c’era il pm della Dda Piero Padova.
Rosalia Messina Denaro, secondo la Procura, curava gli affari del fratello, tenendo la cassa della “famiglia” mafiosa e veicolando i pizzini del fratello. Ha permesso così al boss latitante di restare in contatto con l’organizzazione mafiosa e di esercitare il suo ruolo di capomafia. I difensori hanno chiesto che siano dichiarati inutilizzabili tutti gli atti d’inchiesta svolti dagli inquirenti perché compiuti fuori termine. Secondo i legali, infatti, la Messina Denaro avrebbe dovuto essere iscritta nel registro degli indagati dal 2010.
Le attività investigative compiute negli ultimi mesi, dunque sarebbero state condotte a termini d’indagine scaduti. Tesi a cui il pm ha replicato sostenendo che la decisione di iscrivere la donna nel registro degli indagati è stata presa solo dopo aver decifrato il contenuto del materiale trovato nella sua abitazione durante le ultime perquisizioni e dopo aver raccolto gli elementi per accusarla di associazione mafiosa.
I legali hanno poi sostenuto l’assenza delle esigenze cautelari a carico della Messina Denaro che sarebbe rimasta a Castelvetrano dopo l’arresto del fratello. A suo favore, secondo i difensori, il fatto che non si sia data alla fuga. Gli avvocato hanno inoltre negato che il nome “fragolone” presente nei pizzini e secondo gli inquirenti riferito a Rosalia Messina Denaro, indicasse la donna. Negato anche il fatto che gli appunti con le spese scoperti a casa della sorella del boss riguardassero entrate e uscite del clan.