“Dopo aver avanzato tante ipotesi nuove per iniziative di animazione urbana può risultare utile ed interessante pensare a come ideare gli eventi perseguendo benessere psicofisico, economicità e sostenibilità. Tipologia: evento formativo e ludico. Il tema : gli agrumi. Il target: generico di adulti”, è quanto scrive in una nota Vania D’Angelo. “Il luogo: spazio laboratoriale al chiuso o all’aperto
Il tempo: primaverile/estivo – una giornata con pausa prandiale. Titolo: “Il cielo in un’arancia”. Scenografia e setting:
– preparazione di “alberi” primaverili-pasquali con lampadine, esauste
di scarto, pensili da dipingere di giallo e di arancione (l’aggancio per
appenderle potrà essere realizzato a piacimento con cordine, nastri ,
stoffe o fili vari di recupero)
– recipienti in cartone e polistirolo riciclati (packaging di
informatica/elettronica) dipinti di giallo e arancione
Risorse umane:
– volontari
– docente (di vario livello), esperto di letteratura italiana anche
amatoriale
– educatore/docente/volontario artistico
– pasticciere/barista
Attività culturali:
– letteratura: leggere “I limoni“ di Eugenio Montale o fruire di un
video da You Tube (pc e proiettore con collegamento ad Internet)
che tratti l’opera poetica.
– somministrazione di un questionario scritto sulle sensazioni provate
e stimolazione di dibattito con scambio di opinioni sulle risposte
fornite (utilizzo di una macchina fotocopiatrice economica di
seconda mano), il tutto convogliato verso una decisione.
– pittura/arti visive: realizzazione di poster e locandine sul tema da
donare agli esercenti per l’addobbo dei punti vendita (anche con
tecnica del collage da carta riciclata).
– cucina/pasticceria: assaggio di crostate con marmellate di agrumi,
granite di agrumi con biscotti agli agrumi. Touring (itinerari):
visita al Museo del Bergamotto di Reggio Calabria”, sottolinea la nota.
“L’utilità sociale:
– organizzazione di appuntamenti comunitari per la raccolta di agrumi
presso poderi privati (con opportuni accordi del caso). Molto spesso
gli alberi dei giardini di campagna vedono marcire frutti meravigliosi
abbandonati dagli stessi proprietari che non potrebbero consumarli
in grandi quantità;
– organizzazione di distribuzione della frutta di cui sopra (associazioni
e istituti caritatevoli , Hospice Via delle Stelle per citare alcuni
esempi)”, prosegue la nota.
“Generazione ideativa di prossimi miniprogetti sullo stesso tema:
– evento per bambini
– evento per adulti, studiosi e imprenditori sulle le proprietà degli
agrumi
– evento per studiosi e imprenditori sull’utilizzo di fibre da agrumi per
realizzazione di cosmetici, tessuti e materie plastiche. Una città che idea, rivive. Ideare è benefico e rigenerante. Passeggiare lungo i vialetti ombreggiati della Villa Comunale di Reggio Calabria giorni fa mi ha dischiuso una prospettiva nuova e inaspettata: nel frastuono carnevalesco delle mascherine e dei frizzi multicolori, proprio accanto al playground delle giostrine, agone giocoso di scaramucce con spray e coriandoli, volgo lo sguardo e rimango sorpresa nel vedere un alto portale ad arco. Intuisco dal colore del materiale lapideo che la struttura ha nel suo dna costruttivo una cifra di prestigio storico. Avevo sei anni quando i miei genitori mi portavano in Villa e ci sono tornata varie volte nel tempo: non me ne ero mai accorta e sinceramente provo tuttora un sentimento di perplessità e delusione nel registrare un esempio della mia mediocre ignoranza urbana. Mi affretto subito a leggere l’iscrizione recata dal manufatto: si tratta di un corpo ricostruito, che comunque include pietra siracusana originale del XIV secolo, donato dalla Famiglia Vitrioli. Ma la percezione più suggestiva per me è l’oltre: l’arco mi lascia entrare in un circolo delimitato da verde che, pur a pochi metri dalle baruffe bambine, mi appare lontano e muto. Ho una visione simultanea: delle sedie in materiale di sintesi trasparente o anche quelle riesumate dai magazzini, a giro di fil di ferro colorato, una lavagna a fogli e tanta voglia di apprendere all’aria aperta. Di quanti spazi simili è disseminata la nostra città? Quante location, all’aperto e al chiuso, esistono a Reggio in varie strutture del suo comprensorio che, con l’espletamento di procedure semplicissime, possono essere utilizzate per circoli culturali e scuole o college per la
Comunità urbana? Qualche giorno fa apprendevo dalla televisione che a Cosenza, per rivitalizzarne il centro storico, è stato creato come hub culturale il laboratorio cittadino di San Gaetano. Forse potrebbe esistere una ragnatela di aule, con gratuità di fruizione, a ravvivare l’animo culturale di Reggio ma per tutti e anche per chi venisse a visitarla da turista. Dal Corso Garibaldi, dunque in Centro, alle periferie costellate di zone verdi abbandonate, villette, sale parrocchiali, agorà, piccole cavee inutilizzate, lo spazio può rinascere come Scholé diffusa, “scuola” in greco, che leggo con suono gutturale , appunto della gola, non come “sciopero”. E perché no, anche i Circoli culturali e ricreativi sarebbero luoghi ideali di education e formazione nel circuito che immagino. Senza tralasciare ovviamente le sedi prestigiose delle Università e degli istituti satelliti, i licei e il Conservatorio. E ancora i Musei, le Biblioteche, l’Archivio di Stato. Vero è che oggi si è stanchi del condizionale, delle parole vuote e degli apologhi che diventano monologhi (colgo l’occasione per chiedere venia di una mia imprecisione nell’articolo precedente della serie). Proverò dunque a capire come può parlare la città e dunque rivivere. La domanda è : ora che ho un hub culturale, un centro studi, un’aula urbana cosa faccio? Come li rendo utili realmente alla signora Pina, a Pierino e al cardiochirurgo o alla manager che tornassero in riva allo Stretto per le vacanze? Posso pensare che il soggiorno di un o di una turista possa essere reso particolare da un minicorso di cucina, di italiano, di inglese, di storia del bergamotto, di trekking aspromontano a scopo terapeutico ed enne argomenti? Le Associazioni che si occupano di intrattenimento e supporto per le persone ammalate come ad esempio i bambini, possono pensare a brevi momenti laboratoriali in riva al mare con attività di disegno delle conchiglie trovate dopo una mareggiata e di scrittura ? E ove la risposta sia affermativa, come? A che prezzo in termini di risorse? Quale normativa da osservare? Mi sposto idealmente nella zona del quartiere Sbarre. La rete Internet narra di una chiesetta che resiste al tempo e all’ordinaria routine urbana: digitare a Google “chiesa della Graziella” dischiude varie possibilità di acculturazione su questo piccolo gioiello di poesia architettonica. Esiste in particolare un video di presentazione in cui la Direttrice del Museo
Diocesano, Dr.ssa Lucia Loiacono, offre una descrizione molto puntuale e competente”, spiega la nota.
“Inferisco connessioni tra la pietra siracusana o pietra giuggiulena, conosciuta anche come pietra-torrone di sesamo, e l’ Orecchio di Dioniso intagliato dall’uomo nella città di Agatocle, fino al pumo che dai tempi dell’antica Roma in Puglia è simbolo di prosperità. Sì, sono davanti alla facciata della Graziella, struggente nella sua semplice bellezza che contrasta con l’alto livello di elaborazione dell’altare all’interno, sorretto da colonne tortili di percorsi umani difficili ma pur
sempre in tensione verso l’alto. Mi piacerebbe molto animare un incontro con le ragazze e i ragazzi del quartiere. Conoscere cosa provino loro, se pensino che la forma appuntita della facciata possa associarsi ad uno stilema arabeggiante per riconoscere così il valore coagulante della nostra città come centro culturale del Mediterraneo. Comprendere come organizzerebbero un punto di preparazione e assaggio di torciglioni dolci e salati con il sottofondo di musica barocca suonata dalla spinetta del Maestro Roberto Oppedisano, artista autoctono. E non ne parliamo ? La conoscono? Cosa significa barrueco? Forse l’epoca di Campanella non era simile al nostro tempo con il suo crollo di certezze? E magari scopriremmo che si può immaginare non una ragnatela ma un meccanismo generativo infinito o quasi. Siamo al punto: come. Ci vorrebbe un polo urbano di ideazione, coordinamento, consulenza, anche burocratica, e studi. Le risorse umane? I docenti? I formatori e gli animatori culturali? Penso che non bisognerebbe arrivare lontano: la città è piena di forze sane e vive nonché di competenza ed esperienza”, sottolinea la nota.
“Abbiamo un patrimonio di giovani, meno giovani e anziani che volontariamente potrebbero offrire gioiosamente il loro contributo. Sarebbe molto interessante allestire delle aule dotate di computer collegati ad Internet : si potrebbe approfondire ogni tema in ipertesto e le risorse on line multimediali renderebbero gli incontri avvincenti e ricchi di suggestioni. Sicuramente oggi è opportuno perseguire l’economicità. Ebbene – sorprenderà – posso garantire, per la mia esperienza di docente ed esercitatrice, già dai tempi in cui insegnavo all’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Mortara, che una macchina fotocopiatrice e una lavagna, nera o bianca a fogli, possono sollevare mondi. Tuttora quando mi capita di distribuire ad un gruppo di utenti delle schede di carta, colgo nel gesto prensile il desiderio di ricevere: credo che sia una forma appropriazione plastica, di gratificazione free e di controllo sulla realtà”, evidenza la nota.
“Esercizi, questionari su cui dibattere, test, format e modelli sono
graditissimi e fidelizzano i gruppi basati sull’interazione tra animazione e fruizione. La consapevolezza dell’opportunità di riciclo, d’altronde, ci
riammetterebbe nel circolo virtuoso della sostenibilità. Ecco, secondo me, come può parlare la città. Se è vero che in qualche comune d’Italia è stato creato l’Assessorato alla felicità, è pur incontrovertibile che una persona che ama, che sogna e che respira la realtà, è già un essere nuovo, rigenerato e pronto ad affrontare meglio la vita. Leggere, interconnettere, cogliere i sì, i no, i ma e i tuttavia con i purchè significa pensare. La vera grande app è il ragionamento dialettico che rende tutti abitanti e lavoratori proattivi e solari che risolvono i problemi senza arrendersi o polemizzare a tutti i costi”, rimarca la nota.
“Leggere i gialli di Agatha Christie ad un corso di inglese non è solo lingua: è scuola di vita e finanche, ad esempio, esperimento formativo in un programma di training sulla comunicazione interpersonale o sulle tecniche di vendita. E se si analizza insieme il concetto di cattiveria come prigionia in se stessi, l’individuo che avrà fruito dell’evento, sarà cambiato tornando a casa con atteggiamento più incline al perdono. Una banca del tempo ed esperienze programmate in base ai target per livelli, per sfere di interesse (tutte) e per età potranno donare nuova linfa alla Comunità, senza esclusioni, con ottimizzazione di risorse. Un’accademia diffusa. Una città che osserva, pensa, ama e parla, dunque rivive”, conclude la nota.