“Il Ponte sullo Stretto è fondamentale per la Sicilia. Non è l’unica opera necessaria, però è l’avvio di quest’opera che trascina anche le altre. Il concetto di ‘benaltrismo’ viene smontato: non c’è prima una cosa e poi l’altra, devono andare avanti tutte insieme”. Un giudizio netto quello del professore Enzo Siviero, uno dei più strenui sostenitori della fattibilità e della necessità del Ponte sullo Stretto come strumento di avanzamento infrastrutturale, tecnologico ed economico per Sicilia, Calabria, Meridione e Italia intera.
Siviero si è espresso così a margine di “Il Ponte sullo Stretto di Messina – Una grande sfida tecnica e tecnologica”, seminario organizzato dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma presso la propria sede, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia e la Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri di Roma.
Smontata la teoria del ‘benaltrismo’, Siviero ha fatto un riferimento al cambio di mentalità che il Ponte porterebbe. “L’effetto trascinamento di un’opera come questa è storicamente dimostrato, nel giro di pochi anni si trasforma anche la mentalità della gente: l’attraversamento stabile è concettualmente necessario per non sentirsi ‘handicappati’. – ha dichiarato – L’handicap di un vincolo di questo tipo è psicologicamente devastante. E anche il concetto di ‘sicilitudine’ lasciamolo ai poeti”.
La posizione del governo Meloni
Sull’argomento è intervenuto anche Nello Musumeci, ex presidente della Regione Sicilia e attuale ministro per la protezione civile e per le politiche del mare del governo Meloni. “Il Ponte da solo non può risolvere i problemi del mezzogiorno – ha dichiarato Musumeci – Servono le ferrovie, serve completare l’anello autostradale, porti ben attrezzati, strade provinciali. Il governo Meloni vuole realizzare il Ponte sullo Stretto e anche le altre infrastrutture per far diventare la Sicilia competitiva in un Mediterraneo che cambia”.
Ponte a ‘campata unica’
Nel corso del seminario si sono alternati importanti interventi riguardanti diversi aspetti della realizzazione dell’opera. Massimo Cerri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma, ha introdotto i lavori dichiarando: “per poter realmente rilanciare il Ponte sullo Stretto e restare nei tempi previsti per la realizzazione bisogna pensare ad un intervento legislativo che confermi lo Stretto di Messina Spa nel ruolo di concessionario e consenta il ripristino del quadro contrattuale che ad oggi appare congelato”.
Il presidente OIR ha specificato come “dopo quarant’anni di studi si è visto come la ‘campata unica’ sia la soluzione di riferimento per la costruzione del Ponte. Su questo fronte la disponibilità di un progetto definitivo è un fondamentale passaggio autorizzativo già superato. Come abbiamo scritto lo scorso febbraio al Governo, riteniamo che per ipotizzare la realizzazione dell’opera con orizzonte 2030 sia necessaria la rimozione del blocco intervenuto a causa della caducazione introdotta dal cosiddetto ‘decreto Passera’.
Ciò significherebbe non dovere ripartire da zero, dalla identificazione di committenza e contraente generale, dalla ipotesi di individuare l’impresa affidataria. Dichiarando l’interesse nazionale, la Finanziaria ha già introdotto la possibilità di revocare lo stato di liquidazione della società contraente, entro 90 giorni dal 1° gennaio, ed entro altri 30 giorni, identificare gli organi sociali e rimettere in moto macchina. Forse – ora – è necessario un ulteriore passo: identificare obiettivi specifici, modalità di realizzazione dell’opera che prevedano il partenariato (project financing), una visione più strettamente operativa”.
Cerri ha ricordato, da una parte, la complessità e, dall’altra, le potenzialità di “un’opera molto sfidante, che con giungerebbe le due sponde di uno stretto la cui distanza varia tra i 3 e i 16 chilometri, con fondali dai 70 ai 2.000 metri, forti correnti marine, presenza di faglie. D’altra parte porterebbe l’Italia – e quindi l’Europa – al centro del Mediterraneo, generando un’occupazione stimata di 118mila risorse, con un investimento complessivo considerando anche le opere connesse di oltre 7 miliardi di euro”.
Burocrazia
Alessandro Panci, presidente OAR, ha fatto luce sulle problematiche che frenano o bloccano la realizzazione di grandi opere in Italia. Prima tra tutte il nodo della burocrazia: “nel caso di una infrastruttura complessa, come il Ponte sullo Stretto, a pesare nel corso degli anni sono state, da una parte, le questioni di carattere burocratico e, dall’altra, la politica.
Bisogna fare attenzione: oggi attraverso programmazione e legislazione, sia su Codice Contratti che su Pnrr, sembrerebbe che a far perdere tempo siano progettisti e imprese, così si tagliano sempre più i tempi per progettare e realizzare. Non si intaccano, invece, i tempi burocratici di rilascio nullaosta e di verifica per tutti gli adempimenti necessari.
Come Ordine, ad esempio, guardiamo ai concorsi di progettazione, il cui calendario non è quasi mai intaccato dalla progettazione bensì dai tempi per verifiche e nullaosta vari. Anche per il Ponte sullo Stretto, se andiamo a controllare, ci rendiamo conto che è così. Spendere e correre senza avere investito il tempo giusto per progettare e realizzare nel modo migliore, però – conclude -, è molto rischioso e rischia di ripercuotersi sulla qualità delle opere”.