Lascia le neuroscienze e l’Olanda per tornare in Calabria, la storia di Mattia: “Reggio mia, lotto per migliorarti”

Dalla Calabria all'Olanda e ritorno, la storia di Mattia: un giovane reggino con il sogno di tornare nella sua terra e lottare per darle un futuro migliore

StrettoWeb

Nelle ultime settimane si è parlato tanto dei flussi migratori in arrivo nel Sud Italia, con i riflettori tristemente accesi sulla Calabria per il naufragio di Cutro. Persone che, alla ricerca di una vita migliore, di un lavoro, di un futuro, lasciano la propria terra con la speranza di trovare qualcosa di migliore del poco che si sono lasciati alle spalle. Con le dovute proporzioni, in Calabria la situazione è simile. Il dramma dell’emigrazione a queste latitudini lo conosciamo bene.

Nel 2022, secondo il “Rapporto Italiani nel Mondo” curato dalla Fondazione Migrantes, i calabresi ufficialmente residenti all’estero erano 437.447 (210.860 femmine e 226.587 maschi). La Calabria è la regione, rispetto alla popolazione residente, con il tasso di emigrazione più alto in Italia: più di 9 residenti su 1000 lasciano la Calabria per trasferirsi al Centro-Nord o all’estero. Secondo l’Istat, si dovesse confermare il trend degli ultimi anni, complice anche il calo delle nascite, nel 2050 la Calabria passerebbe da 1.9 milioni di abitanti attuali a 1.2 milioni, con una netta maggioranza di anziani.

Alla ricerca di un futuro

Una regione senza “futuro”, una parola che abbiamo già ripetuto nell’incipit dell’articolo e che si lega spesso a “giovani” e “lavoro”. La triade è completa. Senza lavoro non c’è futuro, ma non ci sono neanche i giovani perché non potendo mantenere i figli, crolla il tasso di natalità; senza giovani non c’è futuro, letteralmente la prosecuzione della specie; senza futuro c’è l’estinzione. La Calabria difficilmente si estinguerà, quantomeno nel breve periodo, ma come abbiamo visto dai dati precedenti, rischia di subire un forte decremento della popolazione.

Sono tanti, troppi i giovani che lasciano le proprie città natali per trovare un lavoro che sia dignitoso, remunerativo, adatto alle proprie vocazioni personali. Opportunità che spesso si trova al Nord Italia o all’estero con un’ulteriore beffa sul piano economico. La formazione di un giovane può arrivare a costare fino a diverse centinaia di migliaia di euro a famiglia: i frutti di tali sacrifici però non restano in Calabria, a causa dell’emigrazione i calabresi spendono per formare i professionisti che arricchiscono e migliorano le altre regioni d’Italia o le nazioni straniere. Eppure… c’è chi in Calabria vuole tornare.

La storia di Mattia: da Reggio Calabria all’Olanda

La storia che vi raccontiamo oggi è quella di Mattia Modafferi, un ragazzo di 28 anni nato a Reggio Calabria ma che ormai da diversi anni ha detto ‘arrivederci’ allo Stretto.

Ho lasciato Reggio a 18 anni, deluso e con un po’ di rabbia“, racconta. Dopo aver iniziato l’università a Roma, preso dalla voglia di scoprire il mondo, Mattia è partito per il “Brasile in cui ho lavorato per 3 anni ho lavorato e mi sono confrontato con un’altra cultura“. Poi dal Sud America è volato in “Inghilterra, ci sono stato per 5 anni. Ho ripreso gli studi con una laurea triennale in neuroscienze, conciliando studio e lavoro“.

Oggi lo ritroviamo in “Olanda. A giugno conseguirò un master in neuroscienze presso l’università di Utrecht, intanto lavoro come ricercatore in ospedale, nel settore delle neuroscienze. Concluso il mio percorso di studi voglio prendere il mio bagaglio di esperienze e… portarlo a Reggio Calabria!“.

Perchè tornare?

Brasile, Inghilterra, Olanda e… Reggio Calabria. Perchè tornare? “Credo ci sia una forte non consapevolezza di quello che la Calabria sia realmente“, spiega Mattia. Come abbiamo sottolineato all’inizio del nostro articolo, tanti giovani emigrano sperando di trovare le condizioni ideali per lavorare e per vivere ma “dopo un po’ ci si rende conto però, e lo dico dopo essermi confrontato con tanti ragazzi calabresi emigrati come me, che quello che si trova non è tutto rosa e fiori. – aggiunge – Al Nord e in Europa ‘rubano’ la manodopera di noi meridionali che siamo persone eccellenti in tutto quello in cui ci dedichiamo“.

Ho detto di essermene andato deluso, ma in realtà non ero realmente consapevole della storia della Calabria e delle sue risorse infinite. – precisa il giovane reggino – La Calabria è una terra ricca, forse manca lo spirito di iniziativa. A 18 anni pensi che ciò che cerchi sia fuori, ma in Calabria c’è tanto. E aggiungo: ci sono tanti imprenditori calabresi, con i quali mi sono confrontato, che sono volenterosi di dare una mano a chi ha voglia di fare e ha spirito di iniziativa“.

Questione di valori

Girando il mondo, confrontandosi con culture differenti, Mattia si è reso conto di una cosa: “tutti quei valori rimasti nel Meridione e in Calabria, non si trovano nel resto del mondo: il valore della famiglia, dell’amicizia, del rispetto, del rapporto con la natura. Conserviamo valori umani che sono difficili da trovare altrove. Sulla base di questi valori è possibile costruire qualcosa. Se ci si basa solo su ‘lavoro’ e ‘profitto’ ti riduci ad essere una macchina. La Calabria invece è culla di umanità“.

Sarà un’utopia, sarò romantico – afferma – ma dopo aver girato il mondo, mi sono accorto che in Calabria c’è tanto. Spero che coloro che sono partiti, ma anche coloro che sono rimasti, possano guardarsi dentro e poi guardarsi intorno per capire il valore di quello che siamo, in quanto calabresi e, come nel mio caso, in quanto reggini“.

Sacrificarsi per qualcosa di più grande

Non credo che tornerò per lavorare nelle neuroscienze a Reggio Calabria“. Afferma Mattia, sottolineando la difficoltà di lavorare in tale ambito sul territorio. “Voglio dedicarmi all’imprenditoria attraverso fondi europei/nazionali. – spiega – So che tornare per dedicarmi all’imprenditoria, in Calabria, ha i suoi rischi, ma torno per portare qualcosa di nuovo, per costruire risorse, creare lavoro anche per gli altri. Credo che rientrare sia possibile se porti innovazione“.

Muoviamo nei suoi confronti una considerazione spontanea: “così però, sacrificheresti il tuo percorso…“.

Sì, lo faccio volentieri e per qualcosa di più grande, fare qualcosa per la mia terra. – risponde – Decido di investire su me stesso, sacrificandone anche una parte, per investire anche sul territorio. Io so che potrei lavorare nelle neuroscienze negli USA o in Giappone, ma so anche che la Calabria è unica al mondo ed è una terra ricca di risorse. Se io riesco a far capire fuori che questo territorio è unico al mondo, garantendo un servizio che possa far risaltare l’importanza, storica, culturale ma anche gastronomica della Calabria, posso aiutare sia i calabresi che la Calabria stessa“.

E poi… “La terra chiama“, aggiunge Mattia: “noi migranti, ma anche chi ha il coraggio di restare, con la Calabria abbiamo un legame fortissimo. Perdo il riconoscimento personale, ma non mi interessa: noi calabresi siamo la Calabria. Credo che la soddisfazione più grande, nel nostro piccolo, sia fare qualcosa per lei”.

Un messaggio al presidente Occhiuto

E dal punto di vista pratico? Ok, la voglia di ritornare nella propria terra, ma il sogno poi si scontra con il pragmatismo della realtà. Come poter favorire i rientri in Calabria? Mattia rivolge un messaggio alle istituzioni.

Le persone tornano se mosse da incentivi. Perchè tornare se fuori hai tutto ciò che ti serve? Io credo che un giovane reggino possa tornare a Reggio Calabria se viene favorito dal punto di vista fiscale. – afferma il giovane reggino – Se in Calabria venissero garantite delle agevolazioni, anche un network di persone che riescano in maniera efficace a garantire la costruzione di un progetto o l’inserimento in un determinato settore, sarebbe molto più facile. La consapevolezza di avere un hub dedicato e alcune agevolazioni fiscali si favorirebbe il rientro di tanti professionisti che poterebbero le loro competenze e il loro bagaglio di esperienze al servizio della propria terra“.

Il rientro non è mai una sconfitta

In conclusione Mattia vuole rivolgersi direttamente a chi, come lui, si trova lontano dalla sua terra e sogna, un giorno, di rientrarci. “Il fatto di rientrare a Reggio Calabria, così come il fatto di rimanerci, non deve essere visto come una sconfitta. – afferma – Credo sia la vittoria più grande, perchè è anche la sfida più grande che possiamo affrontare, consapevoli di tutte le difficoltà che ci sono. Tornare al Sud e fare qualcosa per la nostra gente, credo sia più importante di qualsiasi cosa fatta fuori“.

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