L’Amarezza della Speranza e la tragedia di Cutro

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Quando Luciano Vincenzo, pescatore di Cutro e il suo amico anche lui pescatore, sulla battigia di Steccato di Cutro, alle quattro del mattino si è reso conto che i cadaveri che cercava di afferrare nelle acque gelide del Mare Nostrum gli sfuggivano dalle mani perché la risacca del mare forza sette glieli strappava e li riportava indietro, ha iniziato, lui ed il suo collega pescatore, a prenderli dalla cintola dei pantaloni e a trascinarli sulla spiaggia.

Questo tipo di operazione ricorda la tecnica della pesca della paranza; in questo tipo di pesca ci si ritrova, all’improvviso, in banchi di pesci che presentano sulla riva in grossissime quantità, chi li avvista se non ha altri mezzi, li solleva dalle acque con le mani giunte e li lancia sulla terra ferma. Ecco questo è quello che è accaduto ai profughi afgani, pakistani e siriani.

Questi uomini, queste donne e questi bambini si sono presentati in massa, morti, sulla battigia e sono stati presi dalla cintola dei pantaloni e lanciati in spiaggia. Chi non è pescatore e chi non vive sulle coste non conosce la potenza del mare forza sette o del mare forza nove. La potenza di quel mare è una potenza assassina eppure Luciano Vincenzo non ci ha pensato due volte a buttarsi in acqua né lui ci ha pensato né il suo amico pescatore né chi arrivava in macchina, richiamato dalla urla della tragedia.

Sono stati tanti i crotonesi che si sono tolti i giubbotti e si sono buttati nelle acque gelide, sono stati tanti ma tanti. I Calabresi che hanno agito, ci tengono a non essere definiti eroi, anche perché i Calabresi conoscono bene l’amarezza della valigia e dei viaggi della Speranza da secoli. Sono secoli che ci si allontanano dalla propria terra per cercare lavoro, per sfuggire alle ingiustizie, alla disperazione.

C’è un denominatore comune che lega i profughi che arrivano nelle nostre spiagge e i Calabresi; questo denominatore è la Speranza di una vita migliore. Ecco perché i Crotonesi si sono buttati in acqua con il mare forza sette. Si sono buttati nella Speranza di salvare i loro fratelli, coloro i quali masticano, oggi, lo stesso destino che hanno masticato i Calabresi in passato e che ancora alle soglie del tremila continuano a masticare.

Graziella Tedesco

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