Scopelliti torna in TV e si racconta: “lotta alla ‘Ndrangheta è da sempre pilastro della destra, poi è diventata una moda”

"Preso atto di questa condanna, da uomo delle istituzioni mi sono consegnato alla giustizia. Bisogna trovare il coraggio, farsi forza". Giuseppe Scopelliti ripercorre la sua vicenda giudiziaria e la sua vita politica

StrettoWeb

L’ex sindaco di Reggio Calabria (2002-2010), nonché primo e unico governatore regionale calabrese reggino (2010-2014), Giuseppe Scopelliti, è tornato questa mattina in TV dopo moltissimi anni, più di nove, ospite in diretta, del programma Notizie Oggi di Canale Italia. Il giornalista Gianluca Versace ha posto l’accento sul libro pubblicato dall’ex governatore della Calaria, “Io sono libero“, presentato di recente a Roma.

E’ uomo di potere finito in carcere“. Così lo ha presentato Versace e sul punto lo stesso Scopelliti ha ripercorso la propria vicenda: “L’accusa è stata quella di abuso d’ufficio collegato al falso ideologico“. In sostanza, “secondo l’accusa la mia amministrazione truccava i bilanci e io ne ero responsabile. Cosa che tecnicamente non esiste. Tutti gli amministratori italiani finiti a processo con questa accusa sono stati assolti, in primo grado o in appello, come è accaduto ad esempio per primo al sindaco di Taranto“. “Secondo l’accusa – prosegue l’ex governatore – il bilancio è di competenza gestionale e quindi in tanti casi ad essere condannati sono diregenti e funzionari, amministrativi. La politica ha il solo compito di dare l’indirizzo. Nel mio caso non fu così”.

E poi, Giuseppe Scopelliti, torna sul lato umano del suo arresto e ripercorre anche i drammatici momenti dell’allontanamento dalla famiglia. “Preso atto di questa condanna, da uomo delle istituzioni mi sono consegnato alla giustizia“. Nel momento in cui Scopelliti si rende conto che deve lasciare le sue bambine a casa subentra “la parte più dura di questa vicenda – come spiega lui stesso –, ma bisogna trovare il coraggio, farsi forza e guardare avanti. Pensi che devi soffrire per un po’, ma sai che è questione di tempo”.

Io ero un uomo di destra, e mentre da ragazzino la maggior parte dei giovani stavano dall’altra parte io portavo avanti le mie battaglie sul territorio. Portavo avanti anche la lotta alla ‘ndrangheta e da giovane andavo in giro con il tricolore. Poi, le battaglie antimafia sono diventate una moda. Per quelli come me, che le portano avanti da sempre, sono invece sempre state un’idea diversa di stato e di politica“, racconta Scopelliti.

Scopelliti, spiega poi Versace, ex leader nazionale del Fronte della Gioventù, proviene dal medesimo mondo di Giorgia Meloni. “E un mondo che ti plasma, una parte straordinariamente bella della nostra vita. Sognavamo di costruire un’Italia diversa“, spiega l’ex sindaco di Reggio.

E sulla tendenza tutta moderna, e tipica di certi ambienti di sinistra estrema, di ridurre alla mera violenza la partecipazione di un giovane alla destra, Scopelliti ricorda gli anni di piombo: “molti giovani del Fronte della Gioventù sono morti sotto il fuoco dei gruppi di sinistra. Oggi è anacronistico“, fare paragoni. “Io non credo che le azioni (come quelle di Firenze, ndr) siano messe in atto da giovani che fanno politica, ma da persone che si riconoscono in una destra estrema e violenta. I giovani di destra che fanno politica mettono in campo un impegno civile” che è tutt’altro rispetto alla violenza. “Noi abbiamo vissuto la ghettizzazione della destra, vista come fosse qualcosa di anti democratico. Non venivano pubblicati nemmeno i nostri comunicati stampa, quindi facevamo manifesti, volantinaggi e scritte sui muri” per comunicare con la gente. “Purtroppo queste cose esistono ancora oggi. Basta guardare il tema delle foibe, che molti tendono a non ricordare. Il 10 febbraio (Giorno del Ricordo, ndr) a Cosenza qualcuno inneggiava a Tito. Sul tema delle foibe non c’è mai stata un’azione decisiva e forte affinché restassero nella memoria degli italiani”.

Se tu avessi fatto l’europarlamentare non saresti entrato in carcere“, chiosa Versace ponendo il quesito a Scopelliti. “Sicuramente no, poi la mia condanna a 6 anni è stata spropositata. Altri amministratori hanno avuto pene minime, da un anno a un anno e sei mesi, rispetto alla mia in primo grado. Ho dato le dimissioni da governatore della Calabria, ma stavo facendo un lavoro importante: avevo coperto un buco nella sanità, avevo portato il disavanzo annuale di 250 milioni a 30 milioni con l’obiettivo, l’anno successivo, di andare in pareggio. Tutto questo si è poi interrotto e il processo fatto sui media ha portato ad una campagna di odio feroce nei miei confronti. Far parte delle istituzioni in Calabria è difficile perché si tende sempre alla delegittimazione. Io ne ho preso atto e mi sono fatto da parte“, considera Giuseppe Scopelliti.

E sul potere della ‘ndrangheta, Scopelliti ha delle idee di ampio respiro ma ben precise: “Sono stato sindaco di una città bellissima che amo profondonamente, che è Reggio Calabria. Avevo lanciato un progetto di svilupoo e di crescita e i cittadini sposarono quel sogno. La comunità si era riconosciuta in un sindaco che aveva un’idea progettuale, con la realizzazione di opere importanti e strategiche. Con la mia vittoria non avevo vinto io, ma le istituzioni, perché nel 2007 portai l’86% delle persone al voto“. Ciò era sintomo del fatto che “la gente era smaniosa di collaborare. Oggi quella sinergia” tra popolo e istituzioni “non c’è più. Non ci sono più figure autorevoli in grado di costituire la squadra dello Stato indebolita dall’assenza di punti di riferimento di buona politica sui territori“.

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