Reggio Calabria, la storia dei Pignatari e le maschere apotropaiche di Seminara

Presso l'Associazione Culturale "Incontriamoci Sempre", il critico d'arte Francesco Miroddi, in compagnia del Maestro ceramista Vincenzo Ferraro, ha raccontato la storia dei Pignatari e delle maschere apotropaiche di Seminara

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Presso l’Associazione Culturale Incontriamoci Sempre rappresentata dal Presidente Pino Strati, il critico d’arte Francesco Miroddi ha affrontato un viaggio interattivo insieme al Maestro ceramista Vincenzo Ferraro. Si sono susseguite durante la serata le magistrali esecuzioni musicali del Prof. Adolfo Zagari.

Si sono avvicendati, nell’arco della serata, gli interventi dell’avvocato Antonia Condemi dell’Associazione Federico Café, l’imprenditore Salvatore Friscia, il consigliere della Croce Rossa Italiana architetto Roberto Iero, la direttrice del Telesia Museum dott.ssa Maria Cotroneo, il direttore artistico del Telesia prof. Mario D’Ascola e il Presidente Pino Strati.

Durante la conversazione sono state ripercorse le storie antiche e i racconti della terra di Seminara. Quella stessa terra che i maestri ceramisti, anticamente definiti Pignatari, hanno trasformato, nel susseguirsi di centinaia di anni, in rappresentazioni scultoree del Riccio che simboleggia le forze del bene, in sculture di figure deformi (i Babbaluti) e in Maschere Apotropaiche, raffiguranti delle figure mostruose che sulla scorta di leggende antiche e vecchie credenze sconfiggono il male.

I Pignatari – la storia

Nel 1746 – racconta il critico Miroddia Seminara lavoravano 23 famiglie di Pignatari (oggi ne sono rimaste 5), residenti nel borgo delle Fornaci di Pignate. Il commercio si faceva seguendo la via del pellegrinaggio alla Madonna dei Poveri di Seminara.

I Pignatari utilizzavano e utilizzano ancora oggi l’antica tecnica di origine bizantina, arrivata in Italia seguendo le vie commerciali delle Repubbliche Marinare, dell’ingobbio policromo invetriato. Al giorno d’oggi la cottura delle ceramiche avviene con dei forni di nuova generazione e tecniche che rendono sostenibili i materiali delle opere. Nonostante tutto alcune fornaci attive sfruttano ancora come combustibile il nocciolo di ulivo più conosciuto come sansa d’ulivo“.

La Famiglia

Mi sono convinto del fatto – continua Miroddiche in realtà il Maestro Ferraro non abbia mai deciso di fare il ceramista. Credo che non abbia avuto alcuna scelta perché mentre sua madre lo teneva in grembo, col pancione, lavorava al tornio passandosi spesso sulla bocca le mani ricoperte d’argilla. Parte di quell’argilla, terra di Seminara e delle sue campagne, veniva ingerita dalla mamma di Enzo per nutrirlo.

Enzo è certamente un figlio di Seminara. Una cittadina in cui il male sconfigge il maligno, in cui dei demoni benevoli indossano le maschere APOTROPAICHE per spaventare dei demoni malevoli.

Per il ceramista l’equilibrio, senza tempo – senza inizio e senza fine –regna sempre a Seminara perché le figure mostruose e demoniache, con le loro maschere minacciose, si contrappongono alla vitalità, all’intelligenza, all’umiltà e all’energia benevola del riccio che prevale sul maligno sconfiggendo il serpente antico (notoriamente è un mammifero che resiste al veleno dei serpenti).

Il riccio di Enzo rappresenta il suo contesto famigliare che combatte una battaglia difficile per dare continuità al proprio lavoro nella Terra di Seminara. La famiglia unita, nelle avversità si chiude a riccio e sconfigge il male, neutralizzando tutti i veleni che attanagliano la nostra Terra. Possiamo dirlo. La famiglia, a casa nostra, ancora vince”, conclude Miroddi.

La Cerimonia di donazione

Nel corso della serata si è tenuta la cerimonia di donazione di un’opera scultorea del Maestro Ferraro che il Presidente Pino Strati di Incontriamoci Sempre, ha consegnato direttamente al Telesia Musem del Comune di San Roberto (area museale istituzionalizzata), diretto dalla dott.ssa Maria Cotroneo con la direzione artistica del prof. Mario D’Ascola. Il Maestro Enzo Ferraro è stato pertanto ufficialmente annoverato tra gli artisti del Museo di arte contemporanea Telesia.

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