Messina: navigare sicuri nell’era del metaverso | FOTO e INTERVISTE

Messina: nuovo mondo digitale e consapevolezza sui temi del cyberbullismo, social metwork, identità digitale

  • iniziativa metaverso messina (2)
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Parlare di “metaverso” vuol dire entrare in un mondo virtuale, internet un gradino più alto dell’attuale, che si accavalla al mondo fisico. Chiunque, appartenente al mondo fisico, può far parte di questo mondo virtuale e vedere realtà che altri non sono in grado di percepire. Il metaverso è ancora una idea; Cathy Hackl futurista ha definito il metaverso come “la convergenza delle nostre vite fisiche e digitali. Sono i nostri stili di vita digitali, che abbiamo vissuto al telefono o al computer, che raggiungono lentamente le nostre vite fisiche”. Per poter far parte del mondo del metaverso i punti d’ingresso che occorre possedere sono il 5G, l’edge computing, la blockchain e tanto altro che riguarda la tecnologia. Il metaverso riguarda anche la nostra identità digitale, rappresenta l’evoluzione della creatività umana e, attualmente, non lo possiede nessuno; il primo che sicuramente ha fatto pensare a questa nuova realtà virtuale è stato il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg che ha cambiato nome al social media in Meta (dal greco “oltre”), proprio per andare oltre il mondo fisico. Per entrare in Meta, occorre usare un visore VR. Secondo la multinazionale Gartner, che si occupa di consulenza strategica, ricerca e analisi nel campo della tecnologia dell’informazione “entro il 2026, il 25% delle persone passerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso, per lavorare, fare shopping, per istruzione, social media e intrattenimento”. A differenza dell’attuale realtà virtuale, utilizzata principalmente per i giochi, questo nuovo mondo virtuale potrebbe essere utilizzato praticamente per qualsiasi cosa: lavoro, concerti, viaggi, cinema. O semplicemente, come surrogato dell’uscire di casa per incontrare altre persone. Nell’Aula Magna del Liceo Classico La Farina di Messina, si è tenuto un incontro sul tema “Navigare sicuri nell’era del metaverso”.

Un approfondimento rivolto agli studenti per meglio comprendere temi come il cyberbullismo, i social network, l’identità digitale, la privacy online. Relatori il prof. Francesco Pira, docente di sociologia, delegato del Rettore alla Comunicazione e Direttore del Master in Esperto della Comunicazione Digitale dell’Università di Messina, la professoressa Melania Mento, docente di psicologia clinica presso l’Ateneo messinese. Moderatrice l’avv. Silvana Paratore che, da anni svolge il ruolo di avvocato in progetti di legalità. Caterina Celesti dirigente scolastica del liceo classico La Farina-Basile ha parlato di “mondo virtuale, di mondo interattivo, un mondo amato e “vissuto” dai giovani. I due anni di pandemia, hanno fatto molto riflettere sul rapporto diretto che mancava ai ragazzi i quali, hanno sofferto tanto; la scuola in presenza per loro è stata una liberazione. Il mondo è virtuale – dice la professoressa Celesti- e i ragazzi sono i nativi digitali, sono molto più esperti rispetto alla generazione degli adulti; quest’ultimi, hanno molto da imparare da loro ma, anche i ragazzi, debbono saper ascoltare ciò che gli adulti hanno da dire guardando soprattutto al loro vissuto, alla cosiddetta generazione della carta e della penna”. I giovani di oggi, prosegue la preside Celesti, “hanno tutto nell’immediato, bruciano probabilmente tante tappe, anche quelle dei rapporti interpersonali”. La scuola però, conclude la dirigente “ancora resiste su quelli che sono i valori imprescindibili tra i quali quello dell’amicizia, del rapporto interpersonale assolutamente necessario”.

La professoressa Carmela Mento docente di psicologia clinica, ritiene che “gli educatori si devono molto interrogare su quelli che sono i metodi didattici ed il loro modo di incontrare il mondo dei ragazzi. Oggi, tutta questa differenza tra virtuale e reale è molto piccola, così stretta che anche gli adulti debbono interrogarsi su come poter essere efficaci”. Un educatore dice la professoressa Mento, “è efficace con una corretta informazione, con la trasparenza, non dove bandire determinate tematiche, ma dev’essere presente al fianco dei ragazzi, per rafforzare il loro cervello”. Come si ottiene tutto ciò? La risposta c’è la fornisce la professoressa Mento affermando che “si fa attraverso una educazione alle emozioni, attraverso una corretta informazione, una educazione a stare in gruppo, e ad uscire dalle proprie solitudini”. La pandemica prosegue la professoressa Mento, “ha anche insegnato che i cittadini di oggi, sono troppo attaccati alla tecnologia in modo anche un po’ patologico; non si può mai sostituire la tecnologia ad una persona, un cellulare ad un amico; stiamo cadendo sempre di più in relazioni poco significative più virtuali che reali”. Le corrette informazioni, prosegue la professoressa Mento, “sono necessarie per capire cosa cambia nel cervello, cosa cambia in positivo e cosa in negativo, e prendere il buono della tecnologia senza mai dimenticarsi che gli uomini non sono robotici e, le relazioni, le emozioni sono quelle che aiutano a crescere. Non possiamo essere standardizzati perché è contro la nostra natura”.

Il professore Pira, è dell’avviso che “una delle peggiori situazione è il problema dell’emulazione rispetto a quello che vedi sulla rete e poi lo trasformi in qualcosa di tuo”. La Polizia Postale ha comunicato che c’è un aumento dei reati dei minori che supera il 240%. Il docente ritiene che “è giunto un momento di parlare di educazione e far comprendere ai ragazzi, quali sono i buoni esempi e quelli cattivi. Il sociologo Pira parla del gesto avuto dal cantante Blanco a Sanremo distruggendo parte della scenografia per una banalità: il cattivo funzionamento degli auricolari e quindi, della difficoltà ad ascoltare musica e voce. Un cattivo esempio diventato virale sulla rete”. Il prof. Pira ritiene che occorre lavorare tantissimo per far comprendere giusto e sbagliato. La nuova prospettiva, dopo la prima fase della rivoluzione tecnologica, dichiara il prof. Pira, “è sicuramente quella del metaverso cioè, dei luoghi virtuali che poi sono dei non luoghi, dove ognuno può fare tutto che fa nella vita reale come, andare al cinema, pranzare, visitare il Colosseo, fare acquisti”. Una sorta di vita parallela che attraverso il nostro Avatar, dice Pira, “possiamo vivere più comodamente da casa”. “La domanda sorge spontanea– afferma Pira- è quello che vogliamo? è effettivamente quello che cerchiamo oppure si può ancora continuare a dosare una vita reale e una vita virtuale? possiamo ancora guardarci negli occhi e anche comunicare attraverso il web?” A questa domanda del professore Pira, ciascuno di noi dovrebbe dare una risposta, certamente non semplice perché stiamo vivendo in una società dove si è quasi persa la centralità dell’uomo, dove i freddi ed aridi numeri, hanno più valore della vita umana. Questo tipo di tecnologia, ha creato quasi un monopolio, dove imprenditori come Mark Zuckerberg, stanno costruendo un proprio modo di fare informazione; un nuovo capitalismo, diverso rispetto al passato, un capitalismo delle piattaforme, ma anche un capitalismo della sorveglianza. Allora, dice Pita, “dobbiamo capire quanto noi ci riveliamo sulla rete e quanto sul metaverso. Tutto ciò perché la nostra è una società molto edonistica, una società dove vetrinizziamo tutto quello che facciamo, dove l’uso del corpo è smisurato”.

Il prof. Pira porta l’esempio e la bravura della cantante Elodie che “sulla rete ha avuto oltre trecentomila visualizzazioni in poche ore. Il suo brano “Bagno a mezzanotte” trasmesso sui social mostra la cantante in versione sexy, balla sotto la pioggia, danza con un mini-dress nero di pizzo, si fa trascinare sdraiata su una pedana rotante”. Alcuni hanno espresso giudizi molto negativi ma, Elodie ha risposto che “non c’è niente di male a mostrare il corpo. Mi dispiace di quanto la libertà femminile metta in crisi questi uomini piccoli, confusi, spaventati”. Il prof. Pira conclude affermando che “noi adulti dobbiamo riprendere un processo nuovo di umanesimo e lavorare insieme ai nostri ragazzi per spiegare che non esiste solo il bello concepito in quel modo ma esiste anche un bello della parola, dei gesti, il bello dei valori”. Parole che dovrebbero far parte della cultura di ciascuno spesso però, vengono confuse e messe da parte in quanto chiamati ad essere sempre pronti per non perdere il treno della tecnologia e rimanere relegati nella periferia dell’efficientismo e della spersonalizzazione.

Messina: iniziativa sul metaverso, le parole di Caterina Celesti | VIDEO

Messina: iniziativa sul nuovo mondo digitale, le parole della Prof.ssa Mento | VIDEO

Messina: navigare sicuri nell’era del metaverso, le parole del Prof. Pira | VIDEO

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