Ignazio La Russa normalizza l’omosessualità e un’orda di belve analfabete lo ingiuria sul web

Ignazio La Russa ha normalizzato l'omosessualità da destra con una risposta particolarmente importante durante un'intervista con Francesca Fagnani, ma sul web orde di analfabeti leoni da tastiera si scaglia contro il Presidente del Senato senza neanche capire cos'ha detto

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Ignazio La Russa ha commesso un peccato originale: è di destra e quindi qualsiasi cosa faccia o dica, andrà sempre offeso, denigrato e ingiuriato. Sta accadendo anche in queste ore, con orde di analfabeti che scatenano il loro odio sul web contro il Presidente del Senato colpevole di aver… normalizzato l’omosessualità. E di averlo fatto da destra. Non è certo una novità che l’omosessualità sia, fortunatamente, ampiamente normalizzata in Italia da molto tempo. In tutti gli strati sociali, in tutte le aree politiche, ad ogni livello. I gay, vivaddio, hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità degli etero, basti pensare alle posizioni di vertice che molti omosessuali hanno in tutti i settori del Paese senza che il loro orientamento sessuale gli abbia compromesso il percorso o la carriera.

Sono passati 28 anni dal coming out di Leo Gullotta: era il 1995 e l’attore comico ha raggiunto i suoi più grandi traguardi professionali dopo che ha deciso di uscire allo scoperto pubblicamente, rispetto a prima. La dichiarata omosessualità non ha certo frenato il successo, l’affetto e la stima di milioni di fan ad altri grandi protagonisti del mondo dello spettacolo come Tiziano Ferro, Gabriel Garko e Gianna Nannini, mentre in politica già nel 2005 un omosessuale dichiarato come Nichi Vendola veniva democraticamente eletto Presidente di una Regione del Sud, la Puglia, seguito dopo pochi anni nel 2012 da Rosario Crocetta, sempre nel profondo Sud, stavolta in Sicilia. E nel 2020 è stata la volta della Calabria, con Nino Spirlì, stavolta a destra da esponente della Lega. E oggi a giocarsi le primarie per il ruolo di segretario del Partito Democratico c’è Elly Schlein, bisessuale dichiarata.

Insomma, tutto si può dire tranne che in Italia gli omosessuali non siano pienamente, completamente e totalmente accettati e rispettati dalla società. Di certo persiste lo stereotipo di una destra e di un Sud che sarebbero retrogradi e in un certo senso (?)contrari” all’omosessualità. Ma si tratta appunto di uno stereotipo smentito dalla realtà, sia della destra in cui militano tantissimi omosessuali e che viene sostenuta e votata da moltissimi elettori omosessuali, che del Sud che invece ha portato a questo Paese i primi tre Governatori regionali omosessuali della storia, almeno pubblicamente dichiarati. A quanto risulta, infatti, nelle evolute e progredite Regioni del Centro/Nord tutti i presidenti della storia sono sempre stati etero, compresi quelle delle Regioni rosse tradizionalmente più aperte alle unioni tra persone dello stesso sesso. E invece i primi Presidenti gay li hanno scelti quei cattivoni del Sud, “terroni che vivono ancora nel medioevo“.

Stessa cosa si può dire per la destra e in modo particolare per Ignazio La Russa, che dopo l’emblematico passaggio di consegne di palazzo Madama con il gesto dei fiori a Liliana Segre, oggi ha scritto un’altra importante pagina di storia della cultura politica della destra italiana, normalizzando definitivamente l’omosessualità. Lo ha fatto in un’intervista a Francesca Fagnani per “Belve”, il nuovo format televisivo condotto dalla nota giornalista che inizierà questa sera su Rai 2. Alla domanda su cosa proverebbe La Russa qualora suo figlio gli confessasse di essere omosessuale, il Presidente del Senato ha risposto: “accetterei con dispiacere la notizia, ma la accetterei. Perchè credo che una persona come me, eterosessuale, voglia che il figlio gli assomigli, però se proprio non mi assomiglia pazienza. E’ come se mio figlio fosse milanista”. A quel punto Fagnani chiede a La Russa perchè gli dispiacerebbe, e La Russa aggiunge: “solo perchè non mi assomiglierebbe, perchè avrebbe scelto una strada diversa dalla mia. Ho fatto un paragone preciso (il tifo calcistico, ndr)“.

Apriti cielo. La Russa, oltre ad essere stato sincero (immaginiamo quanti falsi e ipocriti alla stessa domanda avrebbero risposto con frasi del tipo ‘nulla, non proverei nulla, e che vuoi che sia, faremmo un party con i fuochi d’artificio‘), ha normalizzato l’omosessualità. Ha detto che accetterebbe l’orientamento sessuale del figlio, qualsiasi esso fosse, e ha ammesso che gli dispiacerebbe perchè il figlio non gli somiglierebbe, esprimendo lo stesso identico sentimento che ogni papà italiano potrebbe avere difronte a tale esternazione, e l’ha normalizzato quando l’ha paragonato al tifo calcistico. Qualsiasi padre, qualsiasi figlio, qualsiasi zio, parente o amico, sa cosa significa avere un figlio che tifa una squadra diversa dal padre. A maggior ragione se è la squadra rivale. E’ uno dei più piccoli e grandi dolori che la vita può riservare: piccoli perchè confinato alla sfera del calcio, quindi delle cose meno importanti della vita, ma anche grande perchè il calcio per molte persone è una passione viscerale che soprattutto in determinati momenti e contesti (la partita, lo stadio, le finali, le vittorie più grandi) trasmette un agonismo particolarmente intenso. E in quelle situazioni in cui familiari che si amano tifano per squadre avversarie, sì che possono arrivare persino a litigare. Almeno fino al triplice fischio, senza mai perdere l’affetto e l’amore reciproco. Ecco perchè La Russa ha normalizzato l’omosessualità: con il paragone calcistico ha spiegato che continuerebbe ad amare totalmente suo figlio, anche se fosse omosessuale, accettando la sua scelta che ovviamente non gli potrebbe fare piacere. Esattamente come se fosse milanista, per lui che è interista.

La Russa è semplicemente normalità. E’ Paese reale. E’ un italiano comune, con le emozioni e le passioni di tutti noi. Tutti noi che non potremmo che dispiacerci se un figlio ci esternasse di essere omosessuale, ma al tempo stesso non potremmo che accettarlo per quello che è. E continuare ad amarlo. Esattamente come ogni papà reggino farebbe con un proprio figlio che, per chissà quale motivo, crescesse tifando per il Messina. La Russa quindi si è espresso, comportato e dimostrato in modo che tutta la comunità gay dovrebbe soltanto apprezzarlo e ringraziarlo, complimentandosi per il coraggio mostrato in un ulteriore passo di conquiste sociali (qualora ce ne fosse ancora bisogno) per le persone diverse. E invece, apriti cielo. La Russa è di destra, quindi qualsiasi cosa dica bisogna massacrarlo. Orde di analfabeti che non hanno minimamente capito ciò che ha detto lo attaccano sul web, colpevole di essere un “troglodita rimasto al medioevo“, “omofobo e maschilista“, soltanto perchè ha ammesso il “dispiacere” che, da padre etero, avrebbe se suo figlio non gli assomigliasse. Dispiacere che però sarebbe quello di tutti, compresi coloro che lo criticano. E colpevole anche per aver “banalizzato” l’omosessualità facendo l’esempio calcistico, che invece è proprio quell’atto di normalizzazione che La Russa ha dato all’omosessualità, da destra. Non ha “banalizzato” l’omosessualità, ma ha “banalizzato” appunto l’accettazione dell’omosessualità di un figlio. La accetterebbe, con dispiacere, come se tifasse per la squadra rivale della sua. La accetterebbe banalmente. E continuerebbe ad amarlo e a volergli bene come un figlio. Nel Medioevo non era proprio così, e ancora oggi non è completamente così molto spesso soprattutto in quelle famiglie di benpensanti e radical chic bravi soltanto a parole, nell’immagine, ma poi pronti a diseredare un figlio se omosessuale perchè farebbe scandalo nei loro circoli bigotti. Per fortuna sempre più residuali, marginali ed emarginati da una società in cui anche nella destra è molto più avanti rispetto a quanto loro vorrebbero far pensare.

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