Termovalorizzatori subito. Altrimenti qui moriremo tutti con sofferenze atroci

StrettoWeb

A Reggio Calabria stamani l’ennesima nube tossica ha fatto respirare diossina a decine di migliaia di abitanti. E sui termovalorizzatori c’è ancora chi ha il coraggio di dire “no”

A Reggio Calabria, se continua così, moriremo tutti con sofferenze atroci. E’ da ormai quasi dieci anni che respiriamo quotidianamente diossina e altri prodotti tossici frutto dei roghi incontrollati di cumuli di rifiuti abbandonati in ogni quartiere della città. La situazione è fuori controllo: stamani a San Gregorio l’ennesimo incendio durato più di tre ore, con le forze dell’ordine arrivate in enorme ritardo perché erano impegnate a garantire la visita del ministro Lamorgese in Prefettura. La sicurezza dei cittadini valeva di meno. Chissà se qualcuno l’avrà fatta notare, al Ministro, quella nube tossica nero pece che per ore ha avvolto tutta la zona Sud della città, costringendo decine di migliaia di persone a respirare diossina e barricarsi chiuse dentro casa, blindando porte e finestre, in modo assolutamente autogestito e senza neanche un avviso da parte del Comune o di alcuna autorità pubblica…

La situazione rifiuti è sempre più drammaticamente grave a Reggio Calabria, mentre il servizio della raccolta differenziata porta a porta funziona soltanto a singhiozzo e i residenti sono costretti a vivere con cumuli di rifiuti abbandonati per giorni e giorni, se non settimane, fuori dal portone. Infestati da animali quali blatte, topi e insetti che proliferano nella sporcizia, i reggini devono poi subire la beffa dei roghi tossici: altro che “terra dei fuochi” in Campania, qui è molto peggio. Nel silenzio e nell’indifferenza più totale, Reggio Calabria continua a morire ogni giorno per un’emergenza principalmente igienico-sanitaria, ma anche di decoro pubblico. In un contesto in cui i cittadini devono già combattere con la carenza idrica, le strade distrutte, la malasanità e la crescente perifericità per l’assenza di collegamenti adeguati con il resto del Paese, il dramma dei rifiuti rappresenta nel modo più tragico la disastrata realtà quotidiana di una città allo sbando. Non solo malgovernata, ma anche dimenticata: mentre nei Tg nazionali si parla persino del “grande scandalo” della conduttrice veneta che si è permessa di dire che i calabresi vanno in pianura Padana a cercare lavoro (come se non fosse vero), alimentando la becera indignazione del popolino appositamente distratto dalle vere e proprie violenze perpetuate quotidianamente da una classe dirigente inadeguata, non c’è alcun mass-media nazionale che si occupa del caso Reggio Calabria. Una città italiana ed europea in cui però si vive peggio che nell’entroterra africano.

In questo contesto, c’è persino chi ideologicamente si azzarda ancora a dire “no” ai termovalorizzatori che, seppur in modo molto timido, la Regione ha proposto di realizzare (in realtà solo uno, raddoppiando l’impianto di Gioia Tauro. Ne servirebbero molti di più). Abbiamo fatto lo schemino a corredo dell’articolo, perché per dieci anni ci hanno raccontato che il termovalorizzatore sarebbe il problema, e che la raccolta differenziata è un’alternativa valida venduta come la soluzione. Nulla di tutto questo è reale: è esattamente l’opposto. Il problema è quello che Reggio Calabria sta vivendo da ormai quasi dieci anni, con cumuli di rifiuti abbandonati ad ogni portone, in ogni quartiere, alimentando sporcizia e degrado. E’ questa la “soluzione” di chi dice no ai termovalorizzatori, impianti necessari e già da decenni in funzione in tutti i Paesi evoluti del mondo, e in tutte le Regioni evolute d’Italia.

Fateli subito e fatene tanti, dove vi pare, anche sul Lungomare se necessario (sarebbe molto più decoroso un termovalorizzatore al posto dell’attuale Lido Comunale reggino). E fateli in fretta perché qui stiamo morendo tutti, e stiamo morendo due volte: fisicamente, per le gravi malattie sempre più diffuse provocate da queste nubi cancerogene, e per il silenzio di una rassegnata indifferenza rispetto ad un dramma umanitario che sarebbe stato inaccettabile persino un secolo fa, e invece a Reggio oggi tentano di imporci come se debba essere la nuova normalità.

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