Reggina, Lillo Foti, la “missione” Di Maria e il cruccio Stuani: “mi ha fatto male”. E su un suo ingresso in società…

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L’ex Presidente della Reggina Lillo Foti ha parlato del momento attuale del club amaranto, di un possibile ingresso in società e di diversi aneddoti del passato, tra gioie e rimpianti

Il calcio a Reggio Calabria, per questa stagione, è terminato da un po’. La salvezza ottenuta in anticipo dalla Reggina ha spostato l’attenzione su altri temi: l’incertezza su Stellone e Taibi, l’agitazione della tifoseria sulle questioni societarie, le rassicurazioni di Gallo. Il patron romano, in questi mesi, sta conoscendo un lato della città con cui prima aveva avuto poco a che fare: diverse le critiche della tifoseria, gli striscioni, le richieste di chiarezza, dopo anni in cui il Presidente è stato idolatrato per la passione, gli investimenti e i risultati ottenuti.

Chi da questo punto di vista ha abbastanza esperienza per spiegare il rapporto controverso tra tifosi e club amaranto, e per capire come si affronta, è l’ex Presidente Lillo Foti.“Reggio è un ambiente un po’ particolareha detto ai microfoni di ‘Buongiorno Reggina’, nella tv ufficiale – in cui il rapporto in passato tra società e tifoseria era diretto. Coi cancelli aperti al Sant’Agata, in tanti lo frequentavano. Ma anche con gli ultras c’erano confronti e a volte si arrivava a tensioni, ma c’era sempre stima e rispetto. Il commento social resta scritto su un apparecchio tecnico, io invece ho sempre preferito il contatto umano. E in tutto ciò le critiche dirette non mi sono mai mancate, a volte sul momento poteva dispiacere ma per un tifoso significava mostrare interesse. E ora – prosegue – a chi mi ferma per strada, dico: ‘ci siamo divertiti’, perché penso che ognuno di noi abbia dato qualche cosa, chi da dirigente, chi da tifoso, chi da calciatore. Nonna Maria era l’emblema, un simbolo, la protagonista assoluta. Lei come tanti altri”.

Non può mancare la consueta domanda su un suo possibile ritorno in società, interrogativo a cui ha già risposto in questi anni sempre allo stesso modo. E il suo pensiero non è cambiato: “sono stati 30 anni straordinari, che mi hanno dato tanto, e penso che sia finito un percorso. Il fatto stesso che mi sia staccato completamente dalle tribune del Granillo o da altri stadi dimostra il desiderio che avevo di chiudere senza alcun tipo di rimpianto ma anzi con un grande ‘grazie’. Della chiusura della mia esperienza non ne voglio parlare, è andata come è andata. E’ passato. Son successe delle cose, tra cui la cosa principale la mia salute. Chiuso il film, è andata così, bisogna guardare avanti”, ha chiosato Foti, facendo intendere ancora una volta come la sua esperienza come dirigente di calcio sia chiusa, a Reggio e non solo.

In questi mesi si è anche parlato di possibili investitori interessati a prendere informazioni sulla Reggina. A detta di Gallo, però, in realtà mai nessuno si è avvicinato: “se qualcuno ha un interesse specifico – il pensiero di Foti – può mettersi in contatto direttamente con Gallo e vedere se ci sono i presupposti per un cambio di proprietà. Io farei questo. Le voci però hanno poco significato, in maniera civile si presenta e lo dice. Poi sarà sempre Gallo a decidere se la cosa gli interessa o meno”.

Ma grande spazio è stato riservato al passato e a qualche aneddoto. Come quell’indimenticabile Real Madrid-Reggina in Austria: “il Real stasera si presenta per giocarsi la finale di Champions – dice Foti – allenata da una persona che stimo e con cui c’è un rapporto piacevole, ovviamente Carlo Ancelotti. La prima volta l’abbiamo incontrato in un Reggiana-Reggina al Giglio, ultima giornata di Serie B. Di lui mi ricordo che aveva iniziato malissimo, ma con quella sua costanza e serenità che riesce a trasmettere era riuscito a risollevarsi”.

Legando quel passato al presente, da settimane si vocifera di un interessamento della Juventus per Angel Di Maria. E’ storia risaputa che la Reggina aveva provato a prendere informazioni sul fortissimo argentino. E l’ex presidente amaranto ne svela i dettagli: “la Reggina mandò Giacchetta in Argentina per visionare Di Maria. Tornando da lì mi parla di questo giovane, mi dice che lo ha impressionato. Io allora mi metto in contatto con la società di proprietà e la richiesta allora era di 4 milioni di euro. Io così dissi a Giacchetta: ‘comincia ad andare a guardare quelli più alla nostra portata'”.

Dalle impossibilità economiche ai rimpianti. Cristian Stuani alla Reggina c’era arrivato e aveva anche giocato, ma senza incidere. I fatti però hanno poi dimostrato che si trattava di un grande attaccante e che il club amaranto ci aveva visto giusto: “Stuani mi ha fatto maleconfessa Foti – E’ uno dei miei crucci, perché forse non siamo stati bravi come ambiente a farlo sentire importante per le qualità e le caratteristiche. Lui era un tipo chiuso, ma credo che ci siano delle responsabilità da parte nostra. Sotto l’aspetto tecnico, e lo dimostrano i fatti, poteva dare grande contributo. Mi ricordo la grandissima opportunità a Cagliari, forse aveva bisogno di un gol per sbloccarsi”.

Venerdì la Reggina chiude il campionato a Brescia, società diretta dal patron Cellino, insieme a Foti tra i volti iconici del calcio di provincia. “Con Cellino c’è stato sempre un rapporto di simpatia, sono stato con la loro famiglia a Cagliari e quindi c’è un bel rapporto. Massimo è uno dei dirigenti più capaci nel calcio italiano. Abbiamo avuto scontri per qualche partita in cui si è sentito danneggiato, perché gli fa sempre comodo sentirsi danneggiato, ma non mi ricordo di trattative. Era più un rapporto amicale che il resto”.

In ultimo, un pensiero sui tifosi allo stadio e su un Granillo non pienissimo quest’anno. I motivi? “All’inizio – conclude Foti – abbiamo detto che a me ha fatto piacere rivedere gli stadi pieni, ma li abbiamo visti per Udinese-Inter, Milan-Fiorentina, così sarà per Roma-Leicester. Per l’evento bisogna dare lo stimolo, far sentire il tifoso parte integrante. Una Reggina coinvolta, che ritrovi quell’afflato, spero possa ridare anche al vecchio Granillo una facciata diversa. C’è bisogno che la Provincia senta questa Reggina sua, non solamente la città”.

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