Situazione Covid paradossale in Cina: a Shanghai si torna indietro di due anni, con lockdown durissimo, carenza di acqua e cibo, centri di quarantena, censura
Poco più di due anni fa, le polemiche per aver sottovalutato e inizialmente nascosto il problema, non circoscrivendo l’epidemia ai confini ma anzi favorendo lo scoppio della pandemia. Poi le accuse di altri paesi, i dubbi, la censura, le conferme, le smentite. La gestione del Covid però, col sennò di poi, a tanti era parsa la migliore: lockdown durissimo, ma breve, e tamponi a tappeto, milioni in un giorno in aree di paese piccolissime. Era l’obiettivo “contagio zero”, che in Europa non è mai stato preso in considerazione, se non inizialmente, ma poi col tempo abbandonato in seguito a vaccini, nuovi antivirali, varianti meno pericolose e una presa di coscienza generale.
In Cina invece, dopo due anni, è di nuovo – a causa dell’emergere di nuovi casi – follia del “contagio zero”, ormai impossibile da attuare. Dopo mesi di tranquillità – dall’estate del 2020 a inizio 2022 – si è tornati infatti rigido regime della prima ondata. Più precisamente a Shanghai, la popolazione è in lockdown dal 28 marzo. Tamponi a tappeto, circa 20 mila contagi al giorno e una situazione che, dal punto di vista sanitario, non è tragica. E infatti i cittadini non sono preoccupati dal Covid, ma dal durissimo trattamento riservato. Tutti isolati in casa, nessuno può uscire anche solo per fare la spesa. E, secondo il politologo Dali Yang della University of Chicago – citato dalla Bbc – milioni di residenti stanno terminando il cibo e molti sono costretti a mangiare solo un pasto al giorno. C’è carenza non solo di cibo, ma anche di acqua, e i cittadini rinchiusi nelle proprie abitazioni sono costretti ad aspettare le consegne disposte dal Governo, che latitano. Tra l’altro il lockdown, che sarebbe dovuto finire ad inizio aprile, è stato prolungato, prendendo in controtempo anche siti di delivery e negozi alimentari, andati in sovraccarico. L’ultima “trovata”, poi, è quella dei centri di quarantena. In pratica, chi risulta positivo non rimane in casa isolato dal resto della famiglia, ma viene portato in questi centri di isolamento. Si parla anche di minori “strappati” dai propri genitori, secondo Reuters.
Una residente italiana a Shangai ha raccontato la sua testimonianza a Domani: “Non c’è cibo a sufficienza, le persone si svegliano alle 5 del mattino sperando di potersi accaparrare qualcosa tramite app. Procurarsi cibo e acqua è diventato un lavoro giornaliero. Nessuno vuole essere portato negli hangar, siamo terrorizzati dalla politica zero contagi, non dal Covid. Ci ritroviamo senza dignità, non abbiamo accesso al cibo e all’acqua e ignoriamo il futuro. Girano voci di tutti i tipi – prosegue la donna – Non capiamo la politica intrapresa, se non ci sono morti come sembra è tutto ridicolo. Se ci sono morti vogliamo saperlo. Noi nella chat degli italiani ci mandiamo video che vengono censurati subito dal sistema, un nostro amico ci ha mandato un video delle rivolte ed è sparito non appena ha premuto invio”.