Le bellezze artistiche di Messina, la statua dell’Immacolata di Buceti: l’opera sopravvissuta a terremoti e bombardamenti

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La statua dell’Immacolata di marmo a Messina: l’opera di Giuseppe Buceti in grado di sopravvivere al terremoto del 1783, a quello del 1908 e ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale

Passeggiando per la città di Messina non si può fare a meno di ammirare le bellezze architettoniche situate in diversi punti della città. Situata presso la piazza Immacolata di Marmo, sul lato nord del Duomo di Messina alle spalle del campanile, è presente la statua dell’Immacolata. La paternità dell’opera è legata alla famiglia di scultori Buceti: difficile possa essere stata realizzata dal capofamiglia Ignazio Buceti, attivo dal 1714 al 1741, che ha invece realizzato una delle Quattro Fontane e la statua dell’Abbondanza. Non esistono opere dell’arista successive al 1741 (molte sono state comunque distrutte dal terremoto del 1783) e si pensa sia morto di peste nel 1743. Molto probabile che la paternità dell’opera sia invece del figlio Ignazio Buceti che prese in mano la bottega di famiglia alla morte del padre. Alcuni dettagli stilistici dell’opera inoltre, la fanno discostare dalla ‘monumentalità’ tipica delle opere del padre, avvicinandola maggiormente allo stile del figlio

La storia della statua dell’Immacolata fra terremoti e bombardamenti

La statua venne realizzata e inaugurata nel 1575 (completata l’anno seguente). La commissionò direttamente il senato cittadino di Messina per omaggiare l’intercessione della Vergine in alcuni particolari episodi avvenuti durante la processione della Vara del 1680 e del 1738: alcuni bambini, che impersonavano gli angeli, caddero dalla sommità e rimasero stranamente illesi. Un piccolo miracolo. Posta inizialmente in piazza della Concezione, di fronte alla chiesa di San Nicolò dei Gentiluomini, l’opera venne danneggiata dal terremoto della Calabria meridionale del 1783 riportando seri danni. Restaurata nel 1815, la scultura resistette al terribile terremoto del 1908, restando miracolosamente integra mentre nelle vicinanze di piazza Duomo collassavano cattedrale e campanile. La straordinaria resilienza dell’opera viene provata nuovamente durante i bombardamenti del 13 giugno 1943, nel bel mezzo del secondo conflitto Mondiale, quando gli ordigni incendiari sganciati sulla città colpiscono la Cattedrale: la statua viene risparmiata da esplosioni, proiettili e crolli di macerie.

Lo stile dell’opera

La scultura, realizzata in marmo bianco, poggia su una solida base quadrata. Quattro volute con riccioli interni verso il basso donano armonia al tronco di piramide del secondo ordine. All’interno delle facce sono presenti delle iscrizioni: l’elenco dei senatori che hanno commissionato l’opera; il restauro del XIX secolo; e la più importante in cui è presente il testo “VIRGINI DEI GENITRICI PRIMIGENÆ LABIS EXPERTI SENATUS POPVLIQVE MAMERTINI PERVETVSTA PIETAS AC RELIGIO A.D. MDCCLVIII”.

Più in alto sono posti quattro putti alati che reggono in mano dei fiori in bronzo e altri simboli mariani. Altre 4 volute sono sormontate da un globo terrestre fasciato dai segni dello zodiaco. Particolare la testa di drago serpentiforme, che sembra pronto a mordere il tallone sinistro della Vergine, simbolo del male che è sempre in agguato. La figura della Madonna sormonta l’intera struttura (alta 14 metri), realizzata con panneggi drappeggiati in stile barocco. Sono presenti fregi e decori che rimandano al rococò, mentre l’aureola e la corona sul capo della statua sono in bronzo.

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