Covid: perché il Green Pass è lo strumento per ritrovare la libertà

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Se non si blocca la pandemia non si può sperare in una ripresa dell’attività produttiva, in un aumento del PIL, in un consolidamento della produzione industriale, in una crescita dei posti di lavoro, in un apertura, in serenità delle scuole

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Nel podcast della scorsa settimana mettevo in evidenza, alla luce dei principali parametri, una ripresina economica, sia in Europa che in Italia. Le situazioni cambiano rapidamente. In Germania, sotto l’influenza di un Covid che, come un fiume carsico, appare, scompare, per riapparire con qualche mutazione, le proiezioni si ingrigiscono. In effetti, l’indice Zew sulle aspettative, indice che racchiude l’opinione di 300 economisti, è tornato al periodo della terza ondata pandemica, cioè gennaio, febbraio di quest’anno.

Per l’Italia, il rendimento dei Titoli di Stato è calato di 20 punti. Con ciò il mercato manifesta una minore attenzione verso le proiezioni inflattive, mentre si da maggiore rilievo ad un possibile calo dei consumi e degli investimenti, influenzato anche dalle turbolenze di piazza di questi giorni.

I segnali di debolezza, alimentati dalla variante Delta, e dalla sgangherata e vociante galassia dei no vax e “boh vax” hanno attivato l’attenzione del Governo, serrando i tempi sui piani di riforme (il più vicino è quello sulla giustizia), muovendosi pragmaticamente con intelligente mediazione, per non disturbare, più di tanto, l’impalcatura già costruita. Nel contempo, dato che il Paese non può nemmeno ipotizzare un’estate timorosa, se non bloccata, e non può permettersi nuove chiusure in autunno, colpendo le strutture produttive e le scuole, si sta spingendo sull’acceleratore della vaccinazione con ipotesi di obbligatorietà, secondo modalità per settore, e l’utilizzo della green pass. E qui, malgrado il chiaro e forte orientamento a favore da parte della scienza, non certo opinabile, visto il risultato che si vuole ottenere, di una ripresa del lavoro in tutte le sue espressioni, si è aperta una querelle, degna di miglior causa.

Essa è esplosa, oltre che con dichiarazioni di politici, ottenebrati dai sondaggi e poco lucidi per l’influenza delle prossime scadenze elettorali, con pericolose manifestazioni di massa, che rischiano di finire fuori controllo.

La reazione è rivolta anche verso l’impiego della green pass che, utilizzata come in altri paesi, ed applicata con giudizio, ma senza troppi distinguo e compromessi, consente di acquistare la agognata libertà, nostra, senza toglierla agli altri.

I no vax e gli incerti manifestano con cartelli inneggianti alla libertà, e al rispetto della carta costituzionale (al riguardo invito a leggere il mio podcast della scorsa settimana). Probabilmente sono gli stessi che dovrebbero avere ben chiaro, da cittadini responsabili, almeno si spera, facili alle emozioni ed alle lusinghe di parte, che se non si blocca la pandemia non si può sperare in una ripresa dell’attività produttiva, in un aumento del PIL, in un consolidamento della produzione industriale, in una crescita dei posti di lavoro, in un apertura, in serenità delle scuole. Per queste, bisogna uscire fuori dalla DAD e delle limitate possibilità formative dei giovani, come i pessimi dati Invalsi hanno messo in evidenza. La catenaria dello studioso olandese De Rees – su internet si può vedere a cosa mi riferisco – compendia un metodo logico nel quale, posta l’incognita, detta ‘antecedente’ tipo ‘sviluppo’ si procede con passaggi obbligati che coinvolgono i ‘conseguenti’, generando un intreccio dal quale non si può uscire. Suggerirei ai contestatori e ai politici riluttanti di esercitarsi, tipo cruciverba (l’impegno da sotto l’ombrellone) per arrivare ad obbiettive ed oneste conclusioni, in grado di raffreddare gli spiriti più dubbiosi e turbolenti. Ed agli scaltri politici di giornata indirizzo le parole scritte sul Corsera del 26 luglio us da Luciano Fontana: “I vaccini dovrebbero essere tenuti al riparo da contese elettorali e per il consenso di partito. Non possono essere sfruttati per interessi di parte e per operazioni di piccolo cabotaggio. Strizzare l’occhio ai no vax ed agli scettici è l’ultima cosa che politici responsabili debbono fare in questo periodo”.

In un momento di emergenza, come quello attuale, bisogna riporre fiducia in qualcosa e in qualcuno. Il sottoscritto – ma non pretendo di fare testo – crede nel Presidente Draghi e nella sua azione di governo. Egli ha recentemente dichiarato: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire… Sostanzialmente non ti vaccini, ti ammali e muori; non ti vaccini e non muori e contagi gli altri che possono morire. Senza vaccinazione si deve chiudere tutto, di nuovo, e proprio in un momento in cui l’economia italiana è in forte ripresa e sta andando bene”.

Il risultato di questo messaggio è stato positivo, con una buona crescita delle vaccinazioni, soprattutto grazie alla favorevole risposta dei giovani. Bene! E’ questa l’Italia che si fa amare, consapevole e coinvolta, questa è l’Italia che sa rendere egemone il valore della libertà.

L’auspicio che posso fare, a conclusione dei miei podcast di quest’anno, prima delle vacanze estive, è che il buon senso prevalga, guidandoci fuori dal pericoloso, attuale pantano.

Allora, potremmo dire, come l’explicit dell’Inferno del Sommo Poeta, citato anche per ricordarne i 700 anni dalla morte, “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, che staremmo veramente scalando, in una esaltazione aulica, la montagna della speranza e della redenzione.

Ci risentiamo a settembre, a Dio piacendo!

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