Alcara Li Fusi, mito e tradizione: la leggenda legata a Troia, i muzzuni e la cumparanza

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Alcara Li Fusi, il paesino incastonato sulle Rocche del Castro: la leggenda sulla fondazione che la lega all’antica Grecia, la tradizione dei muzzuni e la solenne cumparanza

La Sicilia è una terra ricca di gemme nascoste, luoghi da esplorare e innamorarsi, posti che profumano di passato e mantengono vive storie e tradizioni secolari. Nell’entroterra dei Monti Nebrodi, in provincia di Messina, adagiato sulle pendici della catena montuosa delle Rocche del Crasto, nella vallata del torrente Rosmarino, è incastonato come un piccolo diamante il paesino Alcara Li Fusi.

Le origini antiche legate al mito della città di Troia

Cavallo di TroiaLe origini di Alcara Li Fusi sono antichissime, leggenda vuole che la cittadina affondi addirittura le sue radici nel mito. Secondo i racconti degli eruditi, la fondazione del paese deriverebbe da Patrone, greco della città di Turio (detto dunque Turiano), che viaggiava al seguito di Enea dopo la distruzione della città di Troia. Non esistono fonti storiche che rendano plausibile la storia, se non la denominazione “Castel di Turio” data ai resti di una fortificazione che domina il paese. Il legame con l’antica Grecia è forte, al punto che Alcara Li Fusi è stata anche associata alla città spartana di Demenna (geograficamente plausibile) e a quella di Krastos. Il nome Alcara deriverebbe invece dal dominio degli Arabi in Sicilia che la ribattezzarono “Al Qarya”, ovvero “Centro Urbano”. L’aggiunta “Li Fusi” è di derivazione borbonica in quanto il borgo raggiunse nel tempo grande prestigio grazie all’arte del ricamo e della tessitura artigianale, nonché dell’industria tessile derivante da essa. Particolarmente pregiate le “pizzare” tappeti locali realizzati con filo di cotone bianco e pezzi di stoffa di diversi colori, ritagliati a striscioline.

La Festa del Muzzuni, San Giovanni Battista e la cumparanza

Il 24 giugno è una data particolarmente cara agli abitanti di Alcara Li Fusi. Durante la notte di San Giovanni, si tiene la ‘Festa del Muzzuni’, una delle celebrazioni popolari più antiche d’Italia. Essa trae origini da rituali propiziatori riguardanti la fertilità e l’amore, le quali origini si perdono nell’antichità. Dopo il tramonto, nei vecchi quartieri del paese, le donne decorano una brocca dal collo mozzato (denominata muzzuni) con un foulard di seta e gli ori delle famiglie del quartiere. Dalla sommità della brocca spuntano steli di orzo e grano, fatti germogliare al buio, lavanda, grano già maturato e garofani, simboli della fioritura e della fertilità della terra. I muzzuni vengono portati fuori da una ragazzina vestita da sacerdotessa pagana e poi collocati su di un piccolo altarino sistemato fra le ‘pizzare’, tappeti colorati tessuti al telaio.

I cittadini si raccolgono intorno a questi altarini con antiche danze (la ‘fasola’, una sorta di tarantella, e il ‘ruggeri’, nel quale chi canta gira come le lancette dell’orologio). L’atmosfera di forte convivialità, molto suggestiva, si forma con canzoni e duetti di corteggiamento e d’amore, a volte non corrisposto. Nel pomeriggio seguente si festeggia San Giovanni Battista (con la testa mozzata), con una processione per le vie del paese. In questi giorni si stringe la ‘cumparanza’, la promessa solenne di una forte amicizia fra due persone, sancita dalla ‘stretta del mignolo’ recitando una breve e antica filastrocca.

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