Reggio Calabria, gravissimo episodio di discriminazione alimentato dalla fobia dello “stare a casa” sul Lungomare di Cannitello
La psicosi da Coronavirus rischiano di provocare più danni della malattia stessa, soprattutto in Calabria dove i numeri dell’epidemia sono limitatissimi a poche centinaia di persone provenienti dal Nord Italia o venute a contatto con persone provenienti dalla pianura Padana. L’ossessione e la fobia del “rispetto delle regole” ha raggiunto livelli di tensione sociale da far-west: tanta gente trascorre le giornate appostata dietro le tapparelle per accertarsi che in giro non ci sia nessuno, arrivando persino a telefonare alle forze dell’ordine per segnalare qualsiasi persona in transito e poi scoprire che si trattava proprio di agenti delle forze di polizia che andavano al lavoro, o medici e infermieri che andavano in ospedale, o fattorini che consegnano alimentari a domicilio, o volontari di protezione civile e croce rossa, o ancora, giornalisti, avvocati, farmacisti, tabaccai, edicolanti e le tantissime altre categorie che stanno lavorando regolarmente.
Ma oggi è successo l’episodio forse più grave e sgradevole dall’inizio dell’epidemia: una giovane mamma di Villa San Giovanni (Reggio Calabria) ha testimoniato l’aggressione subita sul lungomare di Cannitello insieme al figlio autistico:
Ero sul lungomare con mio figlio quattrenne, avendo PURTROPPO lui i “requisiti” per starci poiché come da ordinanza comunale AI BAMBINI CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO È PERMESSO FREQUENTARE IL LUNGOMARE.
Ebbene, io madre, ragazza giovane, sono stata insultata da un signore che si è affacciato alla finestra senza aver potuto neanche spiegare le mie ragioni. Costui aveva minacciato di chiamare i carabinieri, i quali purtroppo non sono arrivati, nonostante la mia attesa. Successivamente io e mio figlio venivamo addirittura ripresi da dentro le finestre con un cellulare. Sono stata io, vedendo ciò, a contattare i carabinieri, i quali mi hanno subito tranquillizzata e si sono presi l’onere di andare a sensibilizzare il signore in questione e la sua famiglia, fornendo loro informazioni che sicuramente ignoravano. Non essere a conoscenza di un’ordinanza comunale non giustifica comunque quanto accaduto.
Quanto accaduto alla signora, si ripete purtroppo troppo spesso in queste ore, nonostante a Reggio Calabria la popolazione abbia risposto con straordinario senso di responsabilità alle direttive indicate dalle autorità, anche quando discutibili e contraddittorie (a dare il cattivo esempio è stato il Sindaco Falcomatà con le sue speculazioni elettorali). Ricordiamo che oltre ai bimbi autistici, è permesso a tutti di poter uscire di casa per praticare attività fisiche e motorie che per molte persone, in modo particolari coloro che hanno malattie cardiovascolari, sono di vitale importanza. Come anche per molti altri che vogliono prevenire analoghi problemi di salute: se stare in casa una settimana o due può essere un sacrificio accettabile, qui è già passato un mese e dovranno trascorrere altre 3 settimane ed è serio il rischio che subentrino altre malattie molto serie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, che vengono prevenute proprio con l’attività fisica e motoria. Che nessuno ha mai vietato o proibito, purchè si evitino assembramenti.
Le forze dell’ordine stanno facendo un lavoro egregio di controllo e monitoraggio del territorio: non c’è bisogno che altri, cittadini comuni, si sostituiscano agli agenti determinando episodi di intolleranza come quello, gravissimo, accaduto oggi a Villa San Giovanni: sono loro, in quel caso, chea rischiare pesanti conseguenze penali.