Ceccato 98 – Prendete o li diamo ai porci

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – Nel vicinato bene o male eravamo tutti parenti, amici e conoscenti. Vi era un grande rispetto gli uni degli altri, vi era una grande solidarietà ed una infinita disponibilità ai bisogni degli altri. Se qualcuno stava male e non poteva badare all’orto o agli animali, subito qualcuno si faceva carico anche del suo orto e della sua stalla. Se a qualcuno l’annata di raccolto non andava bene e magari gli ortaggi non rendevano il necessario, ecco che il vicino lo scherniva un pochino dandogli dell’agricoltore dilettante,  ma aveva sempre un paniere di roba in più anche per la sua famiglia. Era insomma una gara di solidarietà. Zio Demetrio, lasciando la metà del raccolto dell’albero di noci, quella metà che dava sull’Asparella anziché sul suo giardino, a disposizione di noi ragazzini, era l’esempio della provvidenza umana.

Anche mio cugino Nino, per intenderci quello del motocarro con la bandiera rossa, provava un gran piacere nell’omaggiare mio padre di una parte del suo raccolto. La sera si affacciava alla finestra della sala da pranzo, sempre aperta almeno che non facesse proprio freddo, e chiamando mia madre, “zia Concetta”, le porgeva sempre della frutta o degli ortaggi. Mia madre si scherniva sempre, forse per educazione, dicendo che non c’era bisogno che ci lasciasse tutta quella quantità. Nino però rispondeva di prenderla che altrimenti sarebbe finita ai porci.

Quella sera c’erano a cena degli ospiti di zio prete, che, alla scena, commentarono malamente sulla educazione di Nino. Mio padre allora con molto garbo, ma con molta fermezza, spiegò che Nino era, un uomo rude, scontroso, poco paziente, ma aveva un cuore d’oro e grande quanto il mondo. Quanto alla frase “prendete o li mangiano i porci”, era da intendere nel vero profondo significato. Nino quello che ti dava te lo dava col cuore e non voleva che il gesto ti pesasse, per questo usava quella frase, apparentemente poco riguardosa, ma in verità molto profonda. Papà spiego che quello era un modo di dire utilizzato dai nostri contadini per non farti sentire in debito, quando ti omaggiavano di qualcosa. Pensai a quanto fosse grande Nino, a quanto fosse gratuitamente generosa la nostra gente, ma anche mio padre non era da meno!

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