Giro d’Italia, Rodriguez: “Nibali non molla mai, attacca ovunque”

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Joaquim Rodriguez, membro dello staff della Bahrain Merida, loda le capacità atletiche di Vincenzo Nibali fresco vincitore del tappone sullo Stelvio

Gian Mattia D'Alberto /LaPresse
Gian Mattia D’Alberto /LaPresse

Fino all’anno scorso era in strada, ora è dall’altra parte della barricata ma sempre a stretto contatto con i corridori. Strano il destino di Joaquim Rodriguez che lo ha portato dalla fatica delle corse alla ‘scrivania’ in pochi mesi. Adesso è un membro dello staff tecnico della Bahrain Merida e ieri era sull’Umbrailpass per sostenere il capitano della squadra Vincenzo Nibali. Un gesto che nessuno si aspettava, ma che Rodriguez si sentiva di fare perchè aveva capito le intenzioni del messinese sin dall’inizio della scalata dello Stelvio: “stavo guardando la tappa in uno schermo e Vincenzo aveva la faccia migliore di tutti. Non teneva la bici, aveva il tempo di ragionare, di pensare. E allora ho pensato di fargli sentire il mio incoraggiamento dal vivo – ha dichiarato Rodriguez come riportato da La Gazzetta dello Sport -. Gli ho urlato di non avere paura, che li avrebbe potuti staccare nel punto più duro. Gli ho fatto il gesto con la mano di aprire il gas. Il Giro era ancora aperto prima. Figuriamoci adesso”.

In strada Nibali e Rodriguez sono stati grandi avversari. Oggi sono l’uno di fianco all’altro cercando di regalare alla Bahrain Merida il primo grande successo: la conquista del Giro d’Italia. Non sarà facile, ma Nibali ieri è stato impressionante. Landa ha cercato in tutte le maniere di resistere, ma l’attacco di Vincenzo è stato sontuoso. Rodriguez conosce questa situazione e ricorda quando era lui ha subire la pressione del messinese: quando ti ritrovavi un avversario come Vincenzo potevi arrivare ad odiarlo, nel senso che se ce lo avevi dietro non ti faceva dormire la notte perché sapevi che in un qualsiasi momento avrebbe potuto inventare qualcosa per ribaltare la situazione a suo favore – ha concluso -. Ne ho conosciuti solo due così, lui e Alberto Contador. Se non in salita, lo Squalo ci provava in discesa. O altrimenti in pianura. Ovunque. Essere Vincenzo Nibali significa questo”.

 

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