Il Ministro Poletti fotografa il sistema-Falcomatà: “per trovare lavoro meglio giocare a calcetto che mandare CV”

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Dopo i bamboccioni dell’ex ministro del tesoro, Tommaso Padoa Schioppa, e i choosy di Elsa Fornero, si conferma difficile il rapporto fra i giovani ed il mondo della politica.  La battuta di Poletti (“per trovare lavoro meglio giocare a calcetto che mandare il CV”) è di cattivo gusto ed ha suscitato enormi polemiche

ImmagineLa politica dovrebbe dare l’esempio ed è ovvio che sui suoi misfatti non bisogna né banalizzare e né generalizzare. C’è chi fa politica bene, ognuno con la sua idea e posizione, e c’è chi fa politica per altri scopi (per lo più negativi): è un po’ quanto avviene in tutti gli altri lavori del mondo, ripetiamo senza generalizzare. Ma è chiaro che, in un momento delicato e decisivo per l’Italia con problemi enormi da affrontare e risolvere come disoccupazione, rapporto con l’Unione Europea, infrastrutture, corruzione, emigrazione giovanile, instabilità politica, da un ministro della Repubblica, soprattutto con delega al lavoro, ci si dovrebbe aspettare proposte, soluzioni, incoraggiamenti. E’ doveroso ricordare che di battute infelici nella storia della Repubblica da parte di un’alta istituzione sono all’ordine del giorno (bamboccioni dall’ex ministro del tesoro, Tommaso Padoa Schioppa, “choosy” da Elsa Fornero) ma Poletti probabilmente ha superato il limite anche perchè non è nuovo ad uscite così infelici. Dopo essere finito nella bufera per le parole sui ragazzi che emigrano cercando lavoro all’estero (“alcuni e’ meglio non averli tra i piedi”), ora è la volta di una frase rivolta agli studenti di un istituto tecnico professionale di Bologna a scatenare le critiche e l’indignazione più profonda. Per trovare lavoro “il rapporto di fiducia è un tema sempre più essenziale” e in questo ambito si creano più opportunità “a giocare a calcetto che a mandare in giro i curricula“, ha dichiarato il ministro di Gentiloni. Insomma, come è facile immaginare, battuta ridicola, senza senso, aggravata dal fatto che molta gente è depressa dal fatto che non trova un minimo di lavoro che possa consentire di far vivere degnamente.

Se poi guardiamo a Reggio Calabriaaeroporto conferenza falcomatà (12), Poletti potrebbe anche avere ragione: nel senso che al Comune funziona davvero così. Ma davvero nel senso letterale del termine. Da quando è arrivato Falcomatà, molti suoi amici di calcetto e fantacalcio hanno trovato un impiego pubblico e remunerato alla corte del primo cittadino come abbiamo avuto modo di appurare anche da un recente approfondimento della stampa, con le rivelazioni di Caterina Tripodi che sul Quotidiano ha svelato in anteprima le nuove nomine del Sindaco sulla Città Metropolitana intitolando l’articolo sui “compari d’anello e di calcetto“.

Ma torniamo al nostro caro Ministro, cercariforma-lavoro-misure-fiscalindo di illustrare alcuni dati sui giovani che illustrano il vero e proprio dramma che si sta vivendo in Italia ed in Calabria in particolare. Sono migliaia i ragazzi che abbandonano la terra calabra per recarsi all’estero. I motivi sono tanti: mancanza di lavoro, di certezze, voglia di studiare altrove. La Calabria, purtroppo, guardando i numeri, non è un paese per giovani. Se si volessero sommare quelli che sono “scappati” negli ultimi anni a quelli che già erano partiti in passato i cittadini calabresi residenti all’estero e iscritti all’anagrafe sono oltre 350 mila. Una precisazione indispensabile: questo è il dato degli immigrati all’estero, esclusi quelli che sono andati via pur rimanendo in altre Regioni italiane. Le mete preferite per ‘cambiare vita’ sono: Germania, Argentina, Svizzera, Francia, Australia, Stati Uniti. Dei circa 350 mila calabresi emigrati ‘fuori’, la maggior parte è costituita da cittadini fra i 18 ed i 50 anni (circa il 25%), quindi generazioni intere che migrano e costruiscono una ‘nuova vita’ in altri paesi. Delle 5 province calabresi è quella di Vibo Valentia ad avere la maggior incidenza di partenze (circa il 30%), poi Cosenza (circa il 20%), seguito da Reggio, Catanzaro e Crotone (intorno al 16%). E’ evidente: la situazione è difficile. Le istituzioni cosa fanno e cosa hanno fatto per evitare l’emigrazione? Come si evince dai tristi numeri poco o nulla: si paga l’incapacità di trovare soluzioni adeguate per dare certezze oltre all’incapacità di ‘dar vita’ ad una classe dirigente adatta alle imponenti sfide. Il silenzio è assordante e le sofferenze di intere famiglie risulta essere straziante. Speriamo in un futuro migliore ed in un Ministro al Lavoro migliore.

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