“Prosegue l’attività di prevenzione e di contrasto al caporalato e al lavoro nero avviata nel mese di novembre nella Piana di Gioia Tauro e in altre zone del territorio provinciale dove maggiormente si registra la presenza di immigrati impiegati nelle raccolta di prodotti stagionali”. Å quanto si afferma in un comunicato della Prefettura di Reggio Calabria. “L’operazione interforze di ieri, 17 febbraio, la settima dallo scorso mese di novembre – si aggiunge nella nota – s’inserisce nell’ambito della Direttiva del Ministro dell’Interno del 23 aprile 2014 denominata ‘Focus ‘ndrangheta-Piano d’azione nazionale e transnazionale’ e ha riguardato imprese legate ai processi di trasformazione e di industrializzazione dei prodotti agro-alimentari operanti nella Piana di Gioia Tauro. Sono stati impegnati circa 40 operatori della Polizia di Stato, dei carabinieri, della Guardia di finanza, del Corpo forestale dello Stato, della Polizia provinciale, dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria”. “Nel corso dell’ultima operazione – riferisce ancora la Prefettura di Reggio – sono state controllate aziende presenti nei distretti di Rosarno, San Ferdinando, Polistena e Rizziconi. Sulle aziende medesime sono in corso anche accertamenti da parte dell’Ispettorato del lavoro. Sono state effettuate, inoltre 96 perquisizioni domiciliari e quattro perquisizioni personali. Due persone, entrambe pregiudicate, sono state deferite all’Autorità Giudiziaria. Nelle sette operazioni sono state controllate, complessivamente, 34 aziende operanti nella Piana di Gioia Tauro e in particolare nei comuni di Gioia, Rosarno, San Ferdinando, Melicucco, Serrata, Candidoni, Rizziconi, Varapodio, Taurianova. Tra le imprese controllate alcune sono risultate contigue alla cosca Piromalli e altre alla cosca Pesce. Nelle operazioni precedenti a quella di ieri erano state controllate 296 persone, tra cui 220 cittadini exstracomunitari. Nove sono state le persone denunciate di cui quattro ai sensi dell’art. 603 bis del codice penale e una ai sensi dell’art.600 c.p. (riduzione o mantenimento in schiavitù), mentre 22 sono state le sanzioni amministrative elevate”.