Reggina, Ador Gjuci: il talento voluto da Giacchetta trova il gol a 16 anni tra i professionisti

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Ador GjuciE’ quello di Ador Gjuci il volto più bello della Reggina che inizia il 2015 con una bella vittoria, sofferta, voluta a tutti i costi in una partita combattuta contro il Martina Franca allo stadio Granillo: tre punti pesantissimi contro una diretta concorrente alla salvezza, nell’ultima giornata del girone d’andata del campionato di Lega Pro. Tre punti pesantissimi che arrivano con il risultato di 1-0, con la porta inviolata dopo tantissimo tempo (non succedeva da più di 3 mesi, dal 3-0 rifilato al Cosenza il 5 ottobre 2014: Kovacsik saluta la Reggina nel modo migliore) e con un gol che arriva dopo oltre due mesi dall’ultimo realizzato, quello di Louzada contro l’Aversa Normanna il 2 novembre. Poi solo buio, 7 partite, 7 sconfitte, zero gol fatti.

Ador Gjuci 01Il gol del rilancio amaranto arriva dal giovanissimo Ador Gjuci, nato proprio ad Aversa da genitori albanesi. A “pescarlo” nei campi di terra battuta delle piccolissime società giovanili è stato Simone Giacchetta, di cui negli ultimi anni si sono esageratamente ingigantiti gli sbagli lasciando troppo spesso passare inosservate le mosse azzeccate. Era un bambino Gjuci, aveva appena compiuto 14 anni quando Giacchetta lo scopre nelle sue Marche, nelle giovanili del Sassoferrato. Estate 2012, tante big del calcio italiano hanno gli occhi su questo ragazzino ma Giacchetta decide di portarlo subito a Reggio, nel vivaio della Reggina, strappandolo alla concorrenza. Così Ador diventa un reggino d’adozione, studia a Reggio e quando Cozza inizia a convocarlo per le partite in prima squadra, deve portare la giustificazione alla prof.

Otto convocazioni quest’anno in Lega Pro, 7 volte in campo dopo l’esordio ad un minuto dalla fine del derby contro il Cosenza del 5 ottobre. Stasera esordio da titolare e subito un gol tra i professionisti, in Lega Pro, adesso che ha ancora 16 anni (il 29 gennaio ne compirà 17). E’ uno dei tanti talenti del Sant’Agata, è il volto-simbolo di questa vittoria ottenuta di squadra, da un gruppo di ragazzini con la Reggina nel cuore. Proprio come Belardi e Cirillo: anche loro esordivano tra i professionisti con questa maglia dopo la trafila delle giovanili al Sant’Agata, Cirillo in C1 nel 1995, Belardi in serie B nel 1996. Erano ragazzini anche loro, adesso sono tornati per fare da chioccia ai tanti talenti che rischiavano di svanire. Perchè la Reggina non può morire.

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