Il poker ed il ‘68

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Il-poker-ed-il-68Il 1968 è stato un anno veramente speciale nella storia del mondo.

Non vi è stata una guerra mondiale (in compenso c’era quella del Vietnam), ma i cambiamenti che ha portato hanno rivoluzionato il costume.

Il 1968 è stato l’anno della contestazione, da parte dei giovani, di tutte le tradizioni ed i costumi e l’inizio del processo di emancipazione delle donne.

Tuttavia qualcuno vedeva e vede quel periodo solo come quello della perdita dei valori morali, del rispetto verso l’ordine costituito e come l’inizio del degrado della scuola.

Purtroppo la luce del ‘68 non durò molto e la protesta giovanile si spense già dopo pochi anni, sia perché non riuscì a tradurre le aspirazioni in programmi realizzabili e sia, probabilmente, perché, pur ispirata da un sincero spirito d’innovazione, non fu in grado di costruire nuovi modelli sociali.

Tra le cose che restano di quel periodo, un ruolo di rilevo è ricoperto indiscutibilmente dalla musica, tuttora attuale.

Ed il poker.

In un paese come l’Italia i giochi di carte di gran lunga più popolari erano, infatti, la scopa, la briscola ed il tressette, tra le classi meno abbienti, la canasta, tra i nobili decaduti, ed infine il bridge, un gioco di più recente importazione, che restava però appannaggio di una ristretta cerchia di giocatori “evoluti” e con aspirazioni internazionali.

I sessantottini calarono un sipario sulla canasta, che fu addirittura bandita dal vocabolario, rigettarono il bridge, in quanto ritenuto troppo borghese e misero da parte la scopa, considerata retaggio di una vecchia società patriarcale.

Per inciso, solo il tressette resistette, non senza imbarazzo da parte di quelli che, pur volendo chiudere con il passato, mal digerivano tuttavia l’idea di non poterci più continuare a giocare.

In questa situazione di rifiuto e d’incertezze il poker, fino a quel momento praticato solo dai ceti sociali più elevati, cominciò a farsi strada tra i giovani.

Il gioco rappresentava il rifiuto dei giochi tradizionali nazionali e interpretava il desiderio di nuovo che pervadeva la gioventù.

Si cominciò a giocare persino a scuola (agli ultimi banchi) e nelle sacrestie delle chiese di periferia e ciò con grande sdegno da parte dei benpensanti.

Certamente il cinema americano, attraverso gli innumerevoli film in cui si vedevano accese partite di poker, contribuì in misura rilevante alla sua diffusione nella società. A poco a poco il poker si diffuse sempre di più e soppiantò tra i giovani, in termini di numero di appassionati, ogni altro gioco di carte.

Il sessantotto aveva dato uno scossone al vecchio e dato inizio ad una nuova era.

Saverio Spinelli

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