Poker e Lega Nord

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Poker-e-Lega-NordNegli anni 80, nella società Italiana, nacque un singolare fenomeno: quello della Lega Nord.

Come il poker, che in origine fu un gioco elitario, per diventare solo successivamente un gioco per tutti, così la Lega al suo esordio fu confinata in ristretti ed esclusivi ambienti culturali, per espandersi in seguito in larghi strati della popolazione, assurgendo addirittura ad un ruolo istituzionale.

Fu durante questa evoluzione che, nell’ambito dei raduni che venivano spesso organizzati in ridenti località prealpine ed in perfetta sintonia con il contesto d’internazionalizzazione e multiculturalismo che contraddistingueva il movimento, maturò l’esigenza di stabilire anche quali dovessero essere i giochi di carte dei Padani.

Fu così organizzato uno specifico raduno sull’argomento, che si tenne nella celebre cittadina di Minchiate sul Naviglio.

Sulla stoppa non vi fu nemmeno discussione, in quanto gioco dichiaratamente meridionale e pertanto da aborrire.

Su scopa, briscola, scopone e tressette si aprì invece un dibattito.

Ma il Leader Maximo della Lega decretò che quelli erano giochi italiani e pertanto non potevano avere nulla a che fare con la Padania.

A quel punto qualcuno ci restò male, abituato com’era a farsi, tutte le sere, la sua partitina al circolo, a briscola o tressette.

Ma, se lo diceva Lui, non la si poteva certo pensare altrimenti.

Mentre il dibattito andava avanti, il Leader Maximo, bevendo acqua del Po da un’ampolla appositamente predisposta, ebbe un’ispirazione:

Il gioco dei padani sarà il poker!

Ma qualcuno osservò:
Leader, cosa c’entra con la Padania il poker, che è un gioco straniero?

Come, straniero?

 Replicò il Leader Maximo.

A quel punto tutti si guardarono intorno, senza che nessuno osasse esprimersi.

Allora il Leader Maximo ebbe un’altra ispirazione (miracolo dell’acqua del Po) e pensò di nominare una commissione di esperti, presieduta da suo figlio neodiplomato, e che successivamente si sarebbe laureato in Albania, che avrebbe dovuto stabilire che il poker, in effetti,  aveva origini celtiche.

Si sarebbe così sistemata la questione.

Ora, chi fossero i Celti, fra quella folla, nessuno lo sapeva.

Ma ciò non aveva importanza.

L’importante era che essi non fossero meridionali (e su questo non vi erano dubbi).

Il poker venne così prima di tutto definito gioco celtico e, quindi, fu possibile proclamarlo gioco nazionale padano.

A quel punto, un militante del Varesotto che aveva una volta partecipato ad un torneo di poker ad Abbiategrasso, fece presente che quasi tutta la terminologia nel gioco era in inglese o, in subordine, in italiano.

E ciò rappresentava un problema.

Ma anche stavolta intervenne il Leader Maximo e trovò subito la soluzione.

La lingua esclusiva dei tornei sarebbe stata il dialetto della regione in cui essi si sarebbero svolti ed i dealer sarebbero stati rigorosamente tutti padani da almeno tre generazioni.

I tecnici si misero subito al lavoro.

In breve tempo fu stilato il primo “Manual de poker padano” versione Nord Est, redatto dietro la consulenza di un attivista vicentino, esperto giocatore.

Tanto per cominciare le chips si sarebbero chiamate sghei, al posto di check[1] si sarebbe dovuto dire ceki e al posto di fold[2] e passo si sarebbe detto paso.

Infine i punti sarebbero quelli riportai nella seguente tabella:

Coppia piccola Copietìn
Coppia medio piccola Copieta
Coppia media Copia
Coppia di K o assi Copiona
Doppia coppia Dopia copia
Tris basso Trisetìn
Tris alto Trisòn
Scala bassa Scaaeta
Scala alta Scaaona
Full basso Fuletìn
Full alto Fuletòn
Poker basso Pokerin
Poker alto Pokeròn
Colore Colooe
Scala reale Scaa real

L’unica voce che poteva restare inalterata era buy in, per il semplice motivo che il termine, a tutti, pur non comprendendone il significato, parve già adeguato.

[1] check: dare la parola al giocatore successivo

[2] fold: passare

Saverio Spinelli

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