Ad una manciata di giorni dalle regionali, il sindaco Giuseppe Falcomatà prepara il suo comizio elettorale “di chiusura” a Piazza De Nava, accanto al candidato alla presidenza del centrosinistra, Pasquale Tridico. Un appuntamento che Saverio Anghelone, consigliere comunale di Forza Italia, non risparmia di bersagliare con sarcasmo e durezza. “Altro che Piazza De Nava – attacca Anghelone – se Falcomatà avesse un minimo di onestà intellettuale, il palco lo allestirebbe al Lido Comunale. Sarebbe la cornice ideale: il simbolo più autentico del suo disastro amministrativo. Lo stabilimento balneare che poteva tornare ai fasti di un tempo, una perla luminosa affacciata sul Mediterraneo, in undici anni è stato ridotto a relitto, a rudere, a manifesto di degrado e abbandono. E parliamo di un posto che dista appena un paio di minuti da Piazza De Nava: la distanza perfetta tra le sue promesse scintillanti e la miseria dei suoi risultati”.
Anghelone ricorda come nel 2014 egli stesso avesse condiviso la visione del sindaco: “Si è rivelata una chimera. Un sogno mai realizzato, anzi, la prova vivente della sua incapacità. E pensare che proprio il Lido sia stato anche l’oggetto di un importante emendamento alla legge di Bilancio del nostro deputato, l’onorevole Francesco Cannizzaro, che ha fatto destinare 3 milioni di euro alla riqualificazione della storica struttura posta nel cuore della Città di Reggio, uno dei punti più panoramici di tutta l’area dello Stretto. Estate dopo estate, il Lido Comunale è rimasto abbandonato, dominato solo dall’insicurezza e dalla desolazione. È l’emblema di promesse affogate in un mare di menzogne”.
“Falcomatà – conclude il consigliere – sui social ha ammesso in queste ore, esibendo la sua finta umiltà, quella buona solo per tentare di farsi ancora beffe degli elettori, di aver commesso degli errori. Ebbene, non ha nemmeno la più pallida idea di quanti siano stati in questa lunga stagione amministrativa. Il Lido comunale è lì, come un monumento in rovina, a ricordarglieli tutti. Se avesse coraggio, mercoledì parlerebbe da quel palco, davanti al simbolo più sincero del suo fallimento”.
